di Gino Milano
Un mese fa, cittadini, Istituzioni locali, Comunità ecclesiale e associazioni della Marsica davano vita a un “PUNTO PACE”, riunendosi simbolicamente in Piazza Risorgimento di Avezzano per gridare la ferma opposizione alla plateale aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, nonché la piena solidarietà alla popolazione civile, sia come invio di beni necessari nell’emergenza umanitaria, sia come sostegno all’accoglienza degli sfollati in casa nostra.
Sono circa 80.000 i profughi ucraini accolti finora in Italia, in maggioranza donne, con oltre 30.000 minori. L’ospitalità si estende ad ogni angolo del nostro Paese, soprattutto attraverso la rete delle lavoratrici ucraine presenti da anni nella società italiana, per lo più impegnate nei servizi di assistenza domestica e familiare.
Le grandi organizzazioni nazionali e internazionali hanno mobilitato programmi straordinari; anche le associazioni che operano nel tessuto locale hanno attivato molteplici azioni proprie oppure in coordinamento con istituzioni del territorio, come la “Rete solidale”, costituita dal Comune di Avezzano, o il “Punto Pace” presso la Comunità “Montagna Marsicana”, per raccogliere idee e gesti di pace. La “Tavola della Pace della Diocesi dei Marsi” ha proposto un intenso itinerario di preghiera e incontri di riflessione per promuovere discussione e consapevolezza sulle cause che hanno prodotto il conflitto bellico, senza abdicare al dovere di sostenere le ragioni dell’aggredito contro l’aggressore.
Dopo la pandemia, questa guerra così orrenda, scatenata tra popoli “fratelli”, è entrata nei pensieri di tutti e rappresenta un problema per tutti, generando ulteriori preoccupazioni e un pizzico d’angoscia.
Da un lato restiamo sgomenti di fronte ai “Potenti della terra” che non vogliono interrompere né sospendere una guerra inimmaginabile nel mezzo dell’Europa (per loro tutto fa mercato, speculazione, business; rafforza sistemi di governo che interpretano in modo assolutamente personalistico principi come democrazia, libertà, autonomia, diritto internazionale…); dall’altro lato continuiamo a domandarci come ciascuno di noi possa contribuire a “cambiare mentalità”, provando a fare qualcosa, volendo essere operatore di pace attraverso gesti concreti i quali tengano alta la speranza di fermare le sofferenze indotte da questa guerra che, ancora ieri da Malta, Papa Francesco ha apostrofato come “crudeltà selvaggia”, cioè atto disumano.
La pace da costruire non sarà mai tranquillità, quiete, insensibilità, disimpegno, paura del nuovo; essa sarà, invece, capacità di rinnovarsi, di spendersi, di denunciare, di lottare affinché questo valore si affermi.
Nei giorni prossimi parleremo ancora insieme dei dettagli della solidarietà in atto ad Avezzano e nella Marsica, avvicinando persone ed entrando in vicende e progetti che raccolgono l’anelito a “fare pace”. Proveremo insieme ad esplorare come la non-violenza attiva faccia passi avanti attraverso la cooperazione tra i popoli, a livello internazionale, oppure sulle frontiere percorse dalle mamme ucraine, in patria e in mezzo a noi.
Proveremo a vedere in concreto come avviene l’accoglienza dei profughi, il sostegno economico alle famiglie e alle strutture ospitanti, le cure sanitarie e l’avviamento al lavoro, l’inserimento scolastico e l’inclusione sociale di bambini e ragazzi.
Tenteremo di ascoltare le voci “sorelle” di persone ucraine e russe, con le loro comuni speranze. Cercheremo di organizzare la partecipazione all’edizione straordinaria della prossima Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità, preparandoci a rileggere, il 25 aprile, la nostra Festa della Liberazione dal nazifascismo, alla luce di quei sentimenti che, nel tempo, sembrano aver perso le radici storiche e valoriali che aprirono la strada alla libertà e alla democrazia in Italia.