Giustizia a Referendum. Nella giornata di ieri, la Consulta ha giudicato ammissibili cinque dei quesiti proposti: l’abrogazione del decreto Severino in materia di incandidabilità e decadenza (1), la limitazione delle misure cautelari (2), la separazione delle funzioni dei magistrati (3), l’eliminazione delle liste di presentatori per l’elezione dei togati del Csm (4) e il voto nei Consigli giudiziari (5).
Sui cinque referendum si voterà in una domenica compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Come da prassi, la consultazione verrà indetta con decreto del Presidente della Repubblica dopo la decisione sulla data del Consiglio dei ministri. Nota bene: se prima del giorno in cui è previsto lo svolgimento del referendum il Parlamento abroga le norme oggetto della consultazione, l’Ufficio centrale per il referendum annullerà lo stesso.
LEGGE SEVERINO. Soggetta a Referendum, la legge del 2012 che prende il nome dell’allora ministra della Giustizia, Paola Severino (Governo Monti) che prevede l’incandidabilità, ineleggibilità e decadenza per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna. Con il Sì, come scrivono i promotori “si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici”. Cadrebbero quindi le pene applicate ad amministratori di Comuni, Regioni e Parlamento, a meno che i giudici non emettano un’ulteriore sentenza di interdizione dai pubblici uffici.
LIMITAZIONE DELLE MISURE CAUTELARI. Come dicono i promotori, con una vittoria del Sì, resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile reiterazione del medesimo reato. La carcerazione prima della condanna definitiva, viene applicata in Italia, in via cautelare, quando sussiste per l’indagato il pericolo di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato.
SEPARAZIONE DELLE FUNZIONI DEI MAGISTRATI. In caso di vittoria del Sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale. Secondo i promotori, “l’affinità tra la figura di giudice e pubblico ministero, crea uno spirito corporativo tra le due figure e compromette un sano e fisiologico antagonismo tra poteri, vero presidio di efficienza e di equilibrio del sistema democratico”.
RIFORMA DEL CSM. Con una prevalenza di Sì, verrebbe abrogato l’obbligo per un magistrato che voglia essere eletto a Palazzo dei Marescialli, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura.
CONSIGLI GIUDIZIARI. È il quinto quesito ammesso. Si chiede di riconoscere, anche ai membri «laici» dei Consigli giudiziari, avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
BOCCIATI. Respinti dalla Corte Costituzione invece il quesito sulla responsabilità dei magistrati, quello sulla cannabis e quello sull’eutanasia.
IL PRESIDENTE GIULIANO AMATO. “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulla responsabilità diretta dei magistrati. Perché essendo fondamentalmente sempre stata la regola per i magistrati quella della responsabilità indiretta, la introduzione della responsabilità diretta rende il referendum più che abrogativo”, ha dichiarato il presidente della Corte Costituzionale, Giuliano Amato. “Qui stiamo parlando della responsabilità dei magistrati per i quali la regola diversamente da altri funzionari pubblici era sempre stata della responsabilità indiretta”.
Sulla Cannabis, il presidente afferma “Abbiamo dichiarato inammissibile il referendum sulle sostanze stupefacenti, non sulla cannabis. Il quesito è articolato in tre sottoquesiti ed il primo prevede che scompaia, tra le attività penalmente punite, la coltivazione delle sostanze stupefacenti di cui alle tabelle 1 e 3, che non includono neppure la cannabis ma includono il papavero, la coca, le cosiddette droghe pesanti. Già questo sarebbe sufficiente a farci violare obblighi internazionali“. Conclude, “Se il quesito è diviso in tre sottoquesiti, io non posso toccare questo treno: se il primo vagone deraglia, si porta dietro gli altri due”.