SANTE MARIE – Qualche giorno fa, alle ore 17:30, dal titolo: “AMARA TERRA MIA”, nella Sala “Don Beniamino”, del Comune di Sante Marie, rientrante nel programma della tradizionale “48° SAGRA DELLA CASTAGNA”, organizzata dall’Amministrazione Comunale e dalla locale Pro Loco, alla presenza di un folto ed attento pubblico, si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione della Mostra di pittura dell’Artista Antonella D’ANGELO.
L’artista e autrice della mostra, ha deliziato la platea con l’illustrazione dettagliata delle sue Pregevoli Opere e del pensiero dominante in questa narrazione pittorica, ricevendo il giusto tributo e il meritato plauso, da parte dei presenti e della critica. Particolarmente commoventi le Sue parole:”…la mostra è un omaggio alle mie origini. Io sono il frutto di questa terra, dura, combattiva, figlia ed erede dei “cafoni” siloniani. La memoria è ciò che ci rende forti, essa ci ricorda da dove veniamo e dove andiamo. Questa “amara terra mia” che ha conosciuto il sudore della fronte e la fatica del lavoro, dall’alba al tramonto, non poteva esimermi dal regalarle una dedica speciale, fatta di Colore e di Amore…”.
Se, come dice un proverbio, il buongiorno si vede dal mattino, per la nostra già affermata artista siamo all’alba di un meraviglioso giorno.
Sono intervenuti anche: Lorenzo BERARDINETTI, Sindaco di Sante Marie, che, con un discorso alto e qualificato, ha portato i saluti dell’amministrazione comunale e introdotto i lavori; Simonetta LATTANZI, Assessore alla Cultura e alle PP.OO., persona lungimirante e particolarmente attenta agli eventi artistici che, con un intervento magistrale, ha illustrato la finalità dell’evento; Rossana ROSINI, lettrice, con la lettura e spiegazione di diversi brani tratti dal libro “Fontamara”, del “nostro” Ignazio Silone; Sandro VALLETTA, che ha relazionato sul dolente ed attuale argomento:”AMARA TERRA”: CONDIZIONI E ATTEGGIAMENTI DEGLI IMMIGRATI NELLA PIANA DEL FUCINO”, mettendo in evidenza che la narrazione pittorica di Antonella D’ANGELO è profondamente permeata dalle malinconie siloniane: c’è la nostra terra, terra di lavoro, di lotte e di sfruttamento, in cui il senso dell’arcaico e dell’onesto si traduce in una visione etnoantropologica, rappresentativa della condizione umana e sociale, prima delle nostre genti e adesso della popolazione immigrata, che presta lavoro nella piana del Fucino, talvolta senza nome e senza volto e con annesse le sue innumerevoli problematiche, illustrate ben dettagliatamente, ma sempre in cammino con generosa, umile e nobile dignità. In questa ottica, il messaggio che è rinvenibile nel lavoro della pittrice sembra potersi leggere in un impegno intenso e perseverante, teso a rintracciare gli indizi della speranza in un futuro ed una vita migliore.