L’AQUILA – I numeri che sono stati presentati ieri dal rapporto annuale INPS 2020 ci dicono che la stragrande maggioranza dei percettori del Reddito di Cittadinanza sono inoccupati da molto tempo e difficilmente rioccupabili. Infatti, i due terzi degli oltre 3 milioni di beneficiari, non risultano presenti negli archivi Inps degli estratti conto contributivi negli anni 2018 e 2019. L’identikit delle persone coinvolte dimostra che sono soggetti caratterizzati da livelli considerevoli di esclusione sociale: la gran parte delle persone che sono all’interno dei nuclei familiari percettori di Reddito o Pensione di Cittadinanza (3.133.322) sono minori (1.350.894) e disabili (589.052) con difficoltà fisiche o psichiche non percettori di pensioni di invalidità.
I numeri che ha comunicato ieri l’INPS chiudono in modo definitivo, senza alcuna possibilità di appello, la polemica che è stata aperta quest’estate da ristoratori, albergatori e titolari di stabilimenti balneari (e che ha trovato, purtroppo, molto spazio sui mezzi di informazione) i quali hanno sostenuto che non riuscivano a trovare lavoratori stagionali, perché questi si rifiuterebbero di lavorare per non perdere il reddito di cittadinanza e conferma le ragioni della FILCAMS CGIL che ha sempre denunciato che il problema del settore sono le frequenti condizioni di sfruttamento presenti nel settore e il diffuso ricorso al lavoro nero e al lavoro grigio (lavoratori assunti part-time che fanno molte più ore del previsto). Al riguardo, è opportuno ricordare i numeri del rapporto annuale 2020 dell’Ispettorato del Lavoro che ci dicono che in Abruzzo e Molise l’85% circa delle ispezioni effettuate in questo settore hanno riscontrato delle irregolarità e portato l’Ispettorato ad emettere delle sanzioni nei confronti dei datori di lavoro. Infine, è importante sottolineare che il rapporto annuale INPS conferma quanto denunciato più volte dalla CGIL, ovvero che molte (il 34%) delle imprese che hanno utilizzato gli ammortizzatori sociali non hanno avuto alcun calo del fatturato e che il blocco dei licenziamenti ha permesso di salvare quasi 350.000 posti di lavoro. La CGIL, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali, continuerà la lotta per evitare gli abusi delle imprese e che ci siano lavoratori che perdano il posto di lavoro a causa della pandemia