Da una parte, è una delle più innovative esperienze futuristiche. Visitare con i propri occhi, stando seduti dietro al proprio banco, città, opere d’arte, musei e gallerie, può sembrare veramente un’idea eccezionale. Ma non la definirei un’esperienza straordinaria. In ogni caso, ben 12mila alunni delle primarie e delle scuole secondarie di primo grado di 383 città si sono ritrovati virtualmente giovedì scorso per una gita scolastica a Firenze, con tanto di appuntamento alla stazione di Santa Maria Novella.
Ad organizzarla sono stati il museo “Marino Marini”, “Digit srl”, spin off dell’Università di Urbino e Fondazione Cr Firenze. Tutto grazie ad un software che consente la partecipazione di un alto numero di utenti. Così i bambini, o da casa o in gruppo ma senza uscire dalla loro classe, hanno acceso le loro lavagne virtuali o si sono ritrovati davanti ad un proiettore e, a partire dalle ore 9, sono partiti per il capoluogo toscano. In alcuni casi le scuole hanno anche simulato il viaggio in autobus, come è successo a Bari e distribuito pranzi al sacco con specialità toscane, per un viaggio terminato alle 19.
La capitale dell’arte e del rinascimento italiano trasformata quindi in un viaggio digitale, legato sì ad un bellissimo progetto di apprendimento, ricerca. Un progetto anche interessante, ma fuori natura.
Certo, oggi una gita scolastica non si può fare a causa dell’emergenza coronavirus, e sicuramente l’innovazione ha permesso un metodo alternativo. Ma, ecco, in una situazione di emergenza. Nulla può togliere l’emozione di un viaggio in autobus, la sosta in autogrill, il risveglio dei sensi alla scoperta di una nuova città. L’esperienza sensoriale di una gita è tutto e il digitale di certo non sarà mai in grado di sostituirla. Al massimo, ne ha alza la malinconia.