AVEZZANO – C’è qualcosa di peculiare nell’ultimo viaggio dei quattro escursionisti a cui Avezzano e l’intera Marsica dedicano l’estremo saluto. Non è solo nel clima di tristezza che circonda la Cattedrale dei Marsi, la chiesa più grande d’Abruzzo, ma oggi la più triste d’Italia. Migliaia le persone collegate alla diretta del comune, decine gli amministratori che rinunciano ad entrare perché i posti sono già contingentati, le autorità e i soccorritori che siedono a lato per lasciare spazio al dolore dei parenti e poi i ragazzi del rugby, le amiche del teatro, i palloncini colorati, gli applausi che accompagnano la canzone scelta dai compagni più cari per facilitare la discesa dalle scale della chiesa. C’è il questore, il sindaco, il presidente di Regione. C’è il prefetto, Cinzia Torraco che ha sempre mantenuto attive le ricerche in montagna.
La normativa anticovid allunga le distanze, limita i posti all’interno, chiude dietro una mascherina i singhiozzi, le parole gentili, i ricordi. E allora il percorso delle bare tra le ali di folla che applaudono diventa lunghissimo, gli striscioni di saluto sottolineano particolari vissuti, un carattere peculiare, e quel magico amore per la montagna. Quell’amore per la vita.
Perché ogni esistenza ha il suo valore, ma quattro vite degne di ammirazione richiamano l’intera comunità a essere presenti. Valeria, Gianmarco, Gian Mauro e Tonino, nella percezione diffusa della città erano i figli che tutti vorrebbero, gli amici a cui confidare un prezioso segreto, i volti che danno fiducia. Stimati per eleganza, sensibilità, gentilezza. Forse anche per questo lo sforzo dei soccorritori è stato enorme.
Forse anche per questo anche chi non ha avuto la fortuna di conoscerli, piange.
Lacrime alle parole profonde parole del Vescovo Pietro Santoro, ai saluti degli amici, alle note del violino di Stefano Camilli che con Halleluja di Leonard Cohen accompagna l’ultimo saluto ai quattro escursionisti. E poi il discorso del sindaco Giovanni Di Pangrazio, che singhiozza commosso nel momento più toccante della storia di Avezzano.
Non c’è niente di facile nel percorso dei genitori, dei parenti, dei colleghi: perché il distacco è tanto più doloroso quanto più è chiaro il valore di chi non c’è più. Avezzano cercherà di tornare alla normalità. La perdita dei quattro escursionisti è un solco nel cuore di tutta la Marsica che per ora resta attonita. Stringe quei figli in un abbraccio perché si sente sola, fragile e vulnerabile.
Il destino ha voluto che accadesse a quattro tra i suoi migliori angeli.