AVEZZANO – La Procura di Avezzano dovrà fare una nuova perizia con un nuovo perito tecnico e poi riferire al Gip d Avezzano. Il caso Piero Concia non è chiuso affatto e ad oggi resta ancora un caso sospetto di grave malasanità.
Bisogna andare al luglio di tre anni fa. Piero Concia, 53 anni, avezzanese, esponente di spicco del Cai di Avezzano, persona molto nota in tutta la Marsica e in terapia da tempo per una grave patologia, una sera di quel luglio di tre anni fa, in preda a fortissimi dolori addominali, si recò al pronto Soccorso di Avezzano. I medici però gli diagnosticarono una lombalgia.
Di lì a qualche ora, lo stesso Concia si recò una seconda volta al pronto Soccorso, considerando che i dolori persistevano. Anche in questo secondo caso fu rimandato a casa con appuntamento per il giorno seguente. Non attenuandosi i dolori, il cinquantatreenne avezzanese fu trasportato nuovamente presso il presidio ospedaliero ove finalmente fu sottoposto ad accertamenti clinici che evidenziavano la reale patologia: “perforazione del diverticolo del sigma”, cosicché venne sottoposto immediatamente ad intervento chirurgico che, purtroppo, si rivelò tardivo ed inutile per salvare al vita a Concia che, dopo un peggioramento delle condizioni, morì il giorno seguente.
I familiari, ovviamente e comprensibilmente, sporsero subito denuncia alla Procura di Avezzano chiedendo di accertare se il comportamento adottato fosse stato giusto o sbagliato, da parte degli operatori sanitari, ed eventualmente di stabile le responsabilità del decesso e a carico di chi. Indagini che comportamento accessi agli atti, perizie, testimonianze e valutazioni medico scientifiche.
Il Sostituto Procuratore della Repubblica Roberto Savelli, nonostante le conclusioni della consulenza a firma del perito Emilio Gentile Warschauer, per ben due volte ha richiesto l’archiviazione del procedimento, dove riteneva escludersi qualsiasi responsabilità in capo agli indagati nella vicenda, mentre di contro nella consulenza si evidenziavano delle omissioni da parte dei medici nel senso che “se gli stessi avessero effettuata una corretta diagnosi con tempestiva terapia – si legge nel documento – , vi sarebbe stata una riduzione delle probabilità dell’esito infausto”. L’opposizione all’archiviazione presentata dai legali che assistono la persona offesa, sembra aver trovato motivi di convincimento nel Gip di Avezzano, Maria Proia, che ha ritenuto di non dover chiudere la vicenda e, a seguito della richiesta di archiviazione del Pm, ha nuovamente restituito gli atti allo stesso inquirente Savelli ordinandogli di provvedere alla nomina di un nuovo consulente tecnico per l’espletamento dell’incarico e l’esecuzione di eventuali indagini consequenziali anticipando di fatto una forma di imputazione coatta.
Ora non resta che attendere la conclusione di questo nuovo tratto di indagini che, di norma, dovrebbero trovare espletamento entro la fine del settembre 2018.
Il legale delle persone offese, l’Avv. Roberto Verdecchia, si dice più che deciso ad andare fino in fondo alla vicenda, dichiarando altresì che: «Pur comprendendo la mole di lavoro presente all’interno della struttura sanitaria del Pronto Soccorso di Avezzano ed il disagio in cui si trovano a vivere tutti i giorni i sanitari, non si può disconoscere che il comportamento serbato nell’occasione da parte di alcuni dipendenti sanitari – dice Verdecchia – abbia dato adito a seri dubbi non solo sulla professionalità degli stessi tali da essere molto vicino ai parametri della incapacità, negligenza ed imperizia che indirettamente hanno portato al decesso del de cuius». Il personale medico è difeso dagli Avvocati Pietrantonio Lanzi Palladini e Alfredo Iacone.
P.L.P.