L’AQUILA – Sono trascorsi centosei anni dal terremoto che il 13 gennaio del 1915 colpì Avezzano e la Marsica, uno dei più devastanti che la storia ricordi: la città rasa al suolo e oltre 30mila vittime.
Un evento particolarmente drammatico per la sua furia distruttrice e per un contesto in cui la tempestività dei soccorsi non può essere certo paragonata a quella attuale. I pochi sopravvissuti dovettero resistere giorni interminabili prima di poter ricevere cure, viveri e trovare un riparo al freddo invernale.
Oggi Avezzano è una città moderna che, malgrado la crisi socio-economica causata dalla pandemia, rimane uno dei centri più vivaci della nostra regione.
Non per questo, tuttavia, è meno importante ricordare in questa data il dolore che il sisma causò e la reazione – forte, coraggiosa, sempre dignitosa – di una popolazione che è abituata ad affrontare con tenacia le avversità. A cadere e a rialzarsi. A combattere. Così come fecero i giovani marsicani nella Grande Guerra, a distanza di pochi mesi, sul fronte dell’Isonzo e sul Carso, eroi cui oggi voglio rivolgere un pensiero particolare – insieme alle vittime del terremoto – per onorarne la memoria e l’esempio, in un’epoca in cui sembra prevalere il vittimismo e l’insofferenza a ogni forma di sacrificio.
Siamo in guerra, anche mentre scrivo queste brevi ma sentite righe, e dobbiamo impegnarci tutti per superare anche questa contingenza sfavorevole e risorgere più forti e consapevoli del ruolo fondamentale che la Marsica ha svolto e continuerà a svolgere per la crescita dell’Abruzzo.
Marco Marsilio
Presidente della Regione Abruzzo