AVEZZANO – Siamo al Gp del Bahrain con tutte le vetture partite come di consueto per la disputa della terzultima gara di campionato di F1 2020. La gara, ad un certo punto, viene scossa da un evento così straordinario da riportare la memoria nel passato su altri eventi analoghi ma tragici nel loro epilogo.
Chi è più “attempato”, infatti, porta la propria memoria all’incidente di Watkins Glen nel 1973, dove trovò la morte il giovane Francois Cevert o all’incidente di Niki Lauda al Nurburgring nel 1976.
Chi è più giovane ha sicuramente meno ricordi. Comunque a certi eventi non ci si abitua mai.
L’incidente di Romain Grosjean è la somma di quanto accaduto a Cevert e a Lauda: il primo morì per la violenza dell’impatto e il secondo ne uscì vivo ma permanentemente deturpato dal fuoco. Il giovane Grosjean ha subìto entrambi questi aspetti, ma questa volta lo studio, l’ingegneria, la tecnica e la tecnologia hanno dato un contributo tale da salvargli la vita.
Vediamo nel dettaglio cosa è accaduto.
Dopo la partenza, le vetture sfilano come di consueto per prendere le loro posizioni. In uscita alla Curva 3 si va in piena accelerazione per affrontare il primo rettilineo del circuito.
Grojean, con la sua Haas, si trova nelle retrovie e affianca l’Alpha Tauri di Kvyat. Durante l’accelerazione il pilota francese improvvisamente scarta sulla destra finendo addosso allo stesso Kvyat. La posteriore destra di Grosjean urta l’anteriore sinistra di Kvyat, provocando un sollevamento dell’auto del francese con conseguente intraversamento del piano vettura andando fuori controllo contro le barriere di protezione a circa 220 km/h. La velocità non è tra le più alte, ma la via di fuga è corta, per cui la decelerazione è minima; la forza d’impatto è devastante, poiché la cellula della monoposto perfora interamente le barriere metalliche andando oltre. A questo punto la monoposto si spezza in due poiché la parte posteriore, ancora carica di energia cinetica, si separa dal resto del telaio finendo la sua corsa qualche metro più avanti.
Se la questione fosse finita così, poco male (si fa per dire), ma la rottura del telaio provoca il cedimento dei serbatoi di carburante che sono completamente pieni in quanto siamo ad inizio gara. A questo punto si rivede un evento che da molto tempo era scomparso dalle scene del Circus: il fuoco. La parte anteriore, incastrata nelle lamiere, esplode come un meteorite provocando sgomento e incredulità.
Sembra finita per il povero pilota francese, ma dopo circa 20 secondi, i soccorritori vedono tra le fiamme la sagoma di Grosjean che esce dall’abitacolo e oltrepassa le barriere come una sorta di “dio del fuoco”: una scena mai vista.
Qualcuno si chiede come sia stato possibile. È presto detto.
Possiamo dire che il pilota si sia salvato per ciò che è accaduto e per ciò che non è accaduto.
Al momento dell’impatto la testa del pilota è stata salvata dall’Halo poiché i guard-rail sono stati deviati verso l’alto senza raggiungere l’abitacolo. Ciò che non è accaduto e che ha consentito l’uscita del pilota dalla vettura è stato il blocco del corpo vettura nelle barriere. L’energia cinetica presente in quel momento, infatti, era tale da consentire l’attraversamento totale delle barriere evitando, così, che le stesse potessero incastrare a metà la cellula di sicurezza.
Con un piccolo aiuto del 3D possiamo spiegare meglio quanto detto.
Quanto accaduto, quindi, testimonia i notevoli progressi tecnici e tecnologici nell’ambito della sicurezza ma gli ingegneri sono già al lavoro per analizzare e migliorare ancora i livelli di sicurezza delle monoposto e dei circuiti, soprattutto nella ri-progettazione delle barriere e sistemi di contenimento degli incidenti.