AVEZZANO – “Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna”.
Arrivano da lontano queste parole di William Shakespeare, eppure la loro eco invece di affievolirsi e di perdersi tra i meandri del tempo, diventa un rombo assordante che infrange il muro del silenzio. Quel silenzio che spesso va a braccetto con l’omertà dei luoghi comuni e dei giudizi, anzi, dei pre-giudizi facili che nascondono la voglia e il bisogno di alibi e deresponsabilizzazione nei confronti di fatti di cronaca che ogni giorno tingono di rosso le nostre case e che guardiamo con fastidio: non possiamo pensare anche alle donne uccise, stuprate, annientate psicologicamente, licenziate dal lavoro per aver condiviso la propria intimità con il proprio ragazzo, messe alla berlina, picchiate, offese. Saltiamo quelle immagini che ci passano davanti e sciocchiamo dalle nostre orecchie le parole che raccontano storie di… “femminicidio”. Sì, c’è un nome ad hoc per indicare l’omicidio di una donna, perché dietro di esso si nasconde un’idea, un concetto e in italiano alle parole corrispondono i pensieri ed ogni pensiero è indicato da una parola in una sorta di corrispondenza biunivoca: non si può essere generici nel definire il FEMMINICIDIO. La mentalità che vi è sottesa implica, infatti, una condizione di inferiorità della donna rispetto all’uomo, un “servigium amoris” al contrario, sottintende un’idea di possesso, di esercizio di potere. Niente che abbia a che fare con l’amore, ma nemmeno con una logica razionale. Cosa può esserci, infatti, di logico e razionale nell’affermare che una ragazza stuprata sia stata ingenua, quasi che l’ingenuità sia una colpa? Oppure che il modo di vestire provochi i bassi istinti? Oppure che una giovane donna che si fida del proprio compagno, condividendo con lui video intimi, sia una poco di buono, tanto da meritare il licenziamento ed essere messa alla gogna con il marchio d’infamia? E come l’amore può manifestarsi con botte e umiliazioni e la logica razionale con la caccia alle streghe?
Non ci sono risposte, a meno di non arrampicarsi sugli specchi, pertanto, oggi, 25 Novembre, nella giornata internazionale contro la violenza sulla donna, diciamo il nostro “Nevermore”, “Maipiù” alla sopraffazione, “Basta” ai pregiudizi, agli indici puntati, agli sguardi lascivi che sporcano il corpo e violentano l’anima.
Oggi, come ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo diciamo ancora: “In piedi, Signori, davanti ad una Donna!”