di Piero Carducci, Economista
AVEZZANO – Le ultime evidenze statistiche rendono la fotografia di un territorio con importanti punti di forza ma in affanno, dotato di grandi potenzialità inespresse, arretrato come infrastrutture (soprattutto digitali), con pochi servizi alle imprese, una bassa efficienza della pubblica amministrazione e scarsa capacità di fare sistema. Parliamo della Marsica, un’area vasta ed importante ma molto trascurata dalle istituzioni, con una città capoluogo, Avezzano, “addormentata” da una lunga ed assai grigia gestione commissariale. In questo scenario, già di per sé non esaltante, ha fatto irruzione l’epidemia da Covid-19 che deprimerà ulteriormente l’economia e porterà ad una caduta del prodotto lordo del 10% circa nel 2020 (in linea alla media regionale). La seconda ondata ha ulteriormente indebolito le attività produttive: il fatturato delle imprese industriali segna evidenti difficoltà, il commercio è in crisi profonda, l’export cede, gli investimenti pubblici sono quasi fermi, è scarsa l’irrorazione dell’innovazione. Il settore delle costruzioni potrebbe beneficiare del “Superbonus110%” ma le amministrazioni sono in ritardo nello svolgere il necessario ruolo di “facilitatore” nel tiraggio dei contributi, l’agricoltura resta settore trainante ma stenta a decollare nell’agroalimentare a valore aggiunto ed i consistenti fondi europei, anche a causa della insufficiente assistenza tecnica regionale, vengono poco utilizzati.
La Marsica non brilla e lo dicono i principali indicatori economici. Occorre che la politica assuma come priorità assoluta lo sviluppo del prodotto, precondizione per generare occupazione stabile e di qualità. Esplicita priorità è rigenerare la fiducia nelle potenzialità locali, stimolare gli operatori economici ad investire, attrarre imprese e creare attività, con l’obiettivo della crescita e della creazione di nuova occupazione soprattutto giovanile.
Ma gli investimenti arrivano solo se le istituzioni, a partire dalla Regione, saranno vicine alle imprese, se la burocrazia funziona, se il sistema locale offrirà garanzie di sicurezza e stabilità. Occorre essere concreti ma nel quadro di una solida vision: è la politica che deve tracciare la rotta, combinare le isole, valorizzare le reti, promuovere le buone idee. La Marsica dispone di punti di eccellenza e di forza, ma fallisce come sistema e fare sistema vuol dire riunire i tasselli sparsi delle eccellenze in loco ed infondere loro, dall’agroalimentare alla microelettronica, dalla Università alla ricerca, dall’industria al turismo, dalla pubblica amministrazione al commercio, quell’impulso creativo che motivi i giovani a restare e solo può trasformare tante isole in un corpo unico, in cui pulsano le migliori energie locali. Cosa fare?
Nel pieno della crisi da pandemia occorre immettere liquidità nel sistema: ogni milione di euro investito in opere pubbliche genera, grazie ai moltiplicatori, un incremento del Prodotto Interno Lordo di 4milioni di euro ed una crescita dell’occupazione media di circa cento unità per tutta la durata dell’investimento. La velocizzazione delle opere già finanziate dovrebbe essere pertanto la massima priorità per tutte le istituzioni con capacità di spesa ed il beneficio per l’economia e l’occupazione sarebbe rilevante. Lo stesso vale per il Superbonus110%, la misura principe per la ripresa economica dell’intero comprensorio. La digitalizzazione dei servizi, pubblici e privati, costituisce ulteriore urgente fattore di stimolo all’economia e momento di incremento sistemico della produttività. Uno specifico strumento di programmazione negoziata della Regione deve, inoltre, riguardare la filiera microelettronica marsicana promuovendo l’integrazione spinta con l’automotive ed attività di ricerca&sviluppo nei settori di punta come chip efficienti, semiconduttori di potenza, sensori intelligenti, attrezzatura ottica avanzata e materiali compositi.
Occorre in definitiva un solido progetto strategico per la Marsica ma prima ancora uno shock keynesiano, una iniezione di liquidità in investimenti produttivi, non già in dubbie operazioni di marketing territoriale, che è l’unico mezzo per evitare di rotolare verso una pericolosa recessione.
E se i sindaci della Marsica riuscissero a spendere rapidamente le risorse disponibili e convincere la Regione a fare altrettanto, ebbene, questo sarebbe uno stimolo vero per vincere la sfida dello sviluppo. Ed arriverebbero sicuramente pure gli investimenti dei privati che potrebbero contare su un territorio più attrattivo e moderno, collegato e interconnesso, votato esplicitamente alla crescita. Insomma una Marsica territorio fertile per lo sviluppo vero, quello che viene da buoni investimenti pubblici e dalla imprese.