ROMA – “Il mio è un diario in continuo movimento dove si parlano tante lingue diverse che spesso si sovrappongono, si sostituiscono, si smentiscono, si alterano. La mia grande speranza, che voglio condividere, è che alla fine si arrivi finalmente a una lingua universale. Cioè a capirsi”. Pino Scaccia, storico inviato Rai, raccontava così il senso del suo Blog, a cui aveva dedicato tanta attenzione negli ultimi anni della sua vita, che era in fondo il senso della sua avventura professionale: raccontare i fatti da ogni parte del mondo per dare un contributo di verità e di giustizia. Romano, 74 anni, si è spento all’ospedale San Camillo di Roma.
Aveva altri problemi di salute, ma è stato il Covid a portarlo via. Dopo i primi passi al Corriere Adriatico, fu assunto in Rai alla Tgr delle Marche. Gli italiani lo ricordano come inviato di punta del Tg1, il volto che raccontava dal fronte i principali eventi internazionali degli ultimi decenni: primo giornalista occidentale a svelare dall’interno della centrale nucleare il disastro di Cernobyl, oltre che a portare le telecamere alla scoperta dei resti di Che Guevara in Bolivia e della base militare segreta americana Area 51 in Nevada. Raccontò la fine della ex Jugoslavia e dell’Unione Sovietica, ma soprattutto l’Iraq, la guerra del Golfo. Lì lasciò l’amico Enzo Baldoni di cui fu ultimo compagno di viaggio prima del suo rapimento e della sua uccisione. A lui dedicò l’ultimo articolo su Articolo 21, di cui era tra i fondatori, di lui scrisse più volte sul suo blog, chiamato Torre di Babele, in omaggio alla diversità del mondo che tanto lo affascinava. Non solo esteri. Scaccia si è occupato di terrorismo, terremoti, disastri naturali e anche di mafia, sempre con un occhio attento alla libertà di informare e ai diritti e alla tutela dei giornalisti. E’ stato capo redattore dei servizi speciali del Tg1, oltre che docente del master di giornalismo radiotelevisivo all’Università Lumsa di Roma. Nell’ultima parte della vita, quando aveva scelto di stabilirsi a Ostia, si è concentrato nell’attività di blogger e scrittore. Tra i suoi 15 libri, Shabab, dedicato alla rivolta in Libia, La Torre di Babele, sull’Iraq, e Kabul, dedicato all’Afghanistan.
“Pino Scaccia è stato un cronista di razza – scrive l’Usigrai -. Un inviato che ha dato lustro al Tg1, alla Rai, interpretando nella professione i valori del Servizio Pubblico. Di sicuro una grande perdita per tutta la professione”.
“Ho appreso con grande dolore la scomparsa a causa del Covid-19 di Pino Scaccia: il giornalismo italiano ha perso un esponente di valore e noi tutti una persona che stimavamo profondamente”, ha detto Staffan de Mistura sulla scomparsa dello storico inviato della Rai. “Ci siamo incrociati in tante zone di conflitto dove operare era particolarmente rischioso – ricorda l’ex rappresentante speciale Onu per Iraq e Afghanistan -. Ho sempre ammirato le sue grandi professionalità, correttezza, simpatia umana e il suo rigore etico. Ho anche a più riprese ammirato il suo coraggio di andare dove la situazione lo richiedeva, a ogni costo. Partendo – conclude De Mistura – ci ha lasciato un messaggio chiaro e succinto: il Covid è un nemico infido che può colpire anche chi ha superato rischi maggiori, nessuno è esente”.
Di Michele Cassano
fonte ANSA