AVEZZANO – È Giancarlo Cardone, Architetto e progettista della piazza 7.48 di Avezzano, ad inviarci una nota che riportiamo. L’architetto, mette in evidenza le caratteristiche del Decreto Legge “Semplificazioni” facendo un focus sulle problematiche del centro cittadino di Avezzano e suggerendo le politiche da adottare.
“E’ l’intenzione del Governo di porre la fiducia al testo emendato dalle commissioni del cd. D.L. “Semplificazioni”. Se ciò dovesse accadere (cosa probabile, nonostante i forti dissapori sul punto all’interno della stessa maggioranza), sarà la fine per l’edilizia in Centro ad Avezzano e non solo. Infatti, il testo proposto, all’art. 10, si prefigge l’obiettivo di fissare dei paletti spropositatamente stringenti alle demolizioni e ricostruzioni in zona A ed assimilate ex D.M. 1444/68 (che ad Avezzano arriva fino a Piazza Cavour!), accomunando con grande disinvoltura edifici di pregio architettonico e monumentale all’edilizia speculativa del post guerra, fino agli anni ’70, nonché all’edilizia umile e agli agglomerati oggetto di condono. Ma, in termini di gravità, vi è di più! Obiettivo primario è quello di rivedere la nozione di “ristrutturazione edilizia” ex art. 3 co. 1 lett. d) del D.P.R. n. 380/2001, alla quale è ancorato tutto il mondo dei Bonus fiscali, incluso il recentissimo cd. “Superbonus” del 110%. Ebbene, secondo il testo novellato, in zona A, gli interventi di demolizione e ricostruzione saranno considerati “ristrutturazione edilizia” soltanto se rispetteranno i vincoli di sagoma, volume, area di sedime, tipologia e persino prospetti, ovvero se saranno “fedeli” (tutti gli altri interventi ricostruttivi, seppure a incremento volumetrico zero, saranno annoverati fra le “nuove costruzioni”)!
Tale argomentazione, aspramente contestata dall’A.N.C.E. e da LEGAMBIENTE (non proprio amici per la pelle!), si palesa del tutto retrograda oltre che errata e fondata su luoghi comuni, impedendo la rigenerazione urbana in chiave sostenibile, a consumo di suolo zero e di qualità architettonica e paralizzando, di fatto, la Città; poiché pone brutalmente il bastone fra le ruote al privato (che in taluni casi era già in piena corsa), che non potrà accedere ai bonus fiscali, salvo ricostruire “dov’era e com’era” quanto demolito. Insomma, neanche il tempo di assaporare la caramella che bisogna già sputarla!
A questo punto, il singolo cittadino, avrà di fronte a sé quattro scenari:
- Accedere ai bonus fiscali (in particolare il superbonus), ricostruendo fedelmente il proprio “mostro”, a scapito della rigenerazione urbana di qualità, in quanto gli agglomerati e le accozzaglie varie rimarranno tali, però “fiammanti” alla luce del Sole;
- Farsi forza (per l’ennesima volta), dimenticare l’esistenza di qualsiasi bonus fiscale e costruirsi la propria abitazione come desidera, come ha sempre sognato (e con il mutuo rigorosamente addosso);
- Lasciar morire i ruderi, i fabbricati fatiscenti e con essi il Centro cittadino, fin quando non crolleranno autonomamente oppure non sopraggiunga un’illuminata correzione della Legge, che riporti il tutto almeno a due mesi fa;
- Vendere ad una società di costruzione o aprirne una, poiché quest’ultima, a seguito di demolizione, potrà modificare sagoma, volumetria, area di sedime, tipologia e prospetti, vendendo gli immobili costruiti con la grande agevolazione del cd. “Sismabonus acquisti” (per una mera e casuale stortura della Norma).
Pertanto, inviterei tutte le forze politiche impegnate nelle prossime elezioni amministrative a promuovere le opportune iniziative, ad ogni livello e in ogni sede, volte a mitigare gli effetti di un simile dettame normativo, i cui risvolti si prospettano decisamente rovinosi.”