CELANO – È stato presentato sabato scorso a Celano il libro “Non c’è pace. Crisi ed evoluzione del movimento pacifista” di Romina Perni e Roberto Vicaretti, edito dalla People idee. Il volume studia l’evolversi del movimento pacifista dal 2000, fino alla sua crisi attuale, cercando di metterne in luce gli ancora attuali punti di forza e i cambiamenti che dovranno attuarsi se si vorrà dargli una nuova spinta propulsiva. Il mondo è ancora dilaniato da guerre, e sangue innocente inonda sempre di più la terra: mancano apostoli e costruttori di pace, a meno che non ci si accontenti di proclami sui social che scorrono via con un tocco di dita per lasciare spazio ad altri proclami di opposta natura, in un andirivieni di immagini e input che non fanno fermare il pensiero in una riflessione che si concretizzi in una vera azione. Ed ecco, allora, un libro che andrà letto, riletto, studiato e meditato perché dalla conoscenza, si passi ad una nuova coscienza e consapevolezza dell’urgenza di pace.
Abbiamo intervistato i due autori.
D. Perché, nella sinossi del libro, viene affermato che il linguaggio della pace non è più pop?
R. Con questo termine noi intendevano dire che quando negli anni 2000 il movimento pacifista era nei suoi anni d’oro, la parola pace e il movimento che la portava come suo centro di valori e punto di riferimento, era veramente popolare perché era un movimento seguito da tante persone e, quindi, era “pop” : c’erano le bandiere arcobaleno alle finestre, anche a livello cromatico i colori della pace erano colori all’ordine del giorno. L’agenda politica si misurava continuamente con questa parola e quindi “pop in questo senso”: tutti, anche personaggi famosi si spendevano in questo senso. Era veramente un tema sentito. E noi abbiamo riflettuto su come mai da quegli anni siamo arrivati alla situazione odierna in cui non si parla più tanto di pace, non ci sono più le manifestazioni per la pace . (Romina Perni)
D. A quali conclusioni siete arrivati. Perché è finito o si è affievolito questo movimento?
R. Noi abbiamo provato a dare alcune risposte possibili. È tutto un intreccio di fattori che ha portato a una crisi, a un cambiamento o se vogliamo anche un dimensionamento. In parte c’entra la crisi economica che ci ha reso tutti più egoisti, in parte c’entra il cambiamento della società che è più attenta a valori orientati all’individualismo, in parte c’entra la paura che è una cifra dominante dall’inizio della stagione del terrorismo, in particolare quello di ISIS, e c’è una più generale crisi della partecipazione politica che ha ristretto gli spazi e in questo orizzonte di difficoltà il movimento per la pace che sommava tanti elementi diversi, ha sofferto più di tanti altri. Ha sofferto anche la crisi dei partiti e delle forma di organizzazione tradizionali, partiti, sindacati. (Roberto Vicaretti)
D. E quindi la politica che cosa potrebbe fare per rimettere al centro del proprio interesse la pace?
R. Dal mio punto di vista basterebbe ricominciare a parlarne e già riaprirebbe gli occhi a molti di noi e magari riattiverebbe anche una voglia di partecipazione che è scemata e poi bisognerebbe iniziare a dare anche delle risposte e riprendere il blocco degli appunti del movimento per la pace con le sue richieste e iniziare a dare loro sostanza. Sarebbe un inizio. (Roberto Vicaretti)
Anche perché quelle richieste esistono ancora, soprattutto da parte di associazioni che lavorano e che hanno subito una metamorfosi perché non hanno più un riferimento a livello politico preciso. (Romina Perni)
D. Nel libro si parla anche del movimento ambientalista: può essere reinserito in questo più ampio movimento per la pace?
R. In origine nelle istanze del movimento per la pace c’era anche un’attenzione ai mutamenti climatici, alla giustizia ambientale e quindi quei due mondi devono, a nostro avviso, provare a incontrarsi e a dialogare, perché dal movimento per la pace, il movimento ambientalista può apprendere tanto, anche dagli errori, e il movimento per la pace dalla freschezza, dalla forza, dalle generazioni nuove che animano il movimento ambientalista può trovare del carburante buono per ripartire. (Roberto Vicaretti)
D. Quanto può aiutare un libro per la rinascita di questo movimento?
R. Noi vediamo che emerge una voglia di tornare a parlare di questi argomenti. Già questo è tanto. Lo scopo di un libro è anche quello di lasciare qualcosa. Poi scopi più ampi si costruiscono insieme. L’idea di fondo del libro è che quel movimento funzionava perché era collettivo, perché c’era un noi dietro. dobbiamo tornare a costruire questo “noi”. (Romina Perni)
Non si può non condividere la speranza che questo “noi” rinasca perché sul mondo splenda un arcobaleno di pace.