TRASACCO – Una “Notte Rosa” decisamente insolita quella dell’edizione 2020 che, a causa delle normative anti-Covid, non si è potuta svolgere con tutte le sue attività peculiari che l’hanno sempre caratterizzata negli anni precedenti. Tuttavia, l’Amministrazione Lobene ha tenuto a dare un imprinting sociale e culturale a questa giornata con due eventi, che hanno accompagnato le tradizionali visite e consulenze mediche gratuite dedicate alla cultura della prevenzione e del benessere della donna.
Durante la mattinata l’Amministrazione, con l’aiuto dei ragazzi della Consulta dei Giovani, ha dipinto una panchina con i colori dell’arcobaleno a Piazza Matteotti, sulla quale è stata apposta una targa per dire “No” all’omofobia. Dopo la panchina rossa, contro la violenza sulle donne, una dai toni “rainbow” per lanciare un altro forte messaggio contro ogni discriminazione e violenza date dall’orientamento sessuale e dalla propria identità di genere.
Negli anni la “Notte Rosa” ha toccato diverse importanti tematiche relative al mondo delle donne. Filo conduttore del convegno, svoltosi nel pomeriggio presso la Sala Consiliare, “La forza ed il coraggio delle donne” che ha visto una comparazione tra la figura femminile del Risorgimento italiano e quella moderna. Hanno partecipato come relatori la professoressa Maria Teresa Letta e il generale Vero Fazio, moderati dal professor Ilio Leonio. Presenti in sala anche il consigliere regionale Mario Quaglieri, il consigliere provinciale Gianluca Alfonsi e il Gruppo Alpini di Trasacco.
Dopo i saluti del sindaco Cesidio Lobene, il generale Fazio ha raccontato l’impegno e il ruolo giocato dalla donna durante il Risorgimento che ha portato all’unificazione nazionale.
In un’epoca, quella dell’Ottocento, in cui le donne avevano un alto tasso di analfabetismo, non avevano diritti politici né di gestione alcuna neanche del proprio patrimonio ed erano subordinate al marito e al padre hanno assunto con coraggio, per la prima volta nella storia italiana, un ruolo dirompente con una loro massiccia e fondamentale presenza proprio durante il Risorgimento.
Ritenendo che il loro ruolo nella società non dovesse essere confinato solo tra le mura domestiche, queste donne si scoprirono patriottiche e furono organizzatrici, combattenti imbracciando anche le armi, la loro presenza fu fondamentale nei salotti dove promossero e diffusero le idee risorgimentali oltre che raccolto fondi per la causa. Ma, soprattutto, furono importantissime nel settore sanitario in guerra: fondamentale la figura di Florence Nightingale, conosciuta come la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, allo stesso modo ricordiamo l’italiana Cristina Trivulsio Di Belgioioso che, insieme ad altre donne, durante la Repubblica romana nel 1849, creò un servizio sanitario così capillare ed efficiente che fu di grande lungimiranza tanto da poter essere confrontato con il servizio sanitario di guerra italiano vigente.
Trecento donne, di ogni estrazione sociale parteciparono alla nascita della nostra Nazione ricoprendo ruoli tali da essere considerate eroine del Risorgimento, tra esse possiamo ricordare: Colomba Antonietta Porzi che morì combattendo a Roma contro i Francesi nel 1849; Anita Garibaldi; la citata Cristina Trivulsio Di Belgioioso; Enrichetta Di Lorenzo; Giuseppa “la cannonera” il cui ruolo fu fondamentale per la liberazione di Catania dopo lo sbarco di Garibaldi in Sicilia; Rosalie Montmasson che partecipò alla Spedizione dei Mille. Finiti i moti risorgimentali non si fermarono, anzi, con la stessa forza e tenacia operarono nel sociale creando le strutture assistenziali per donne e bambini abbandonati, scuole ed asili: proprio in questo ambito possiamo ricordare la figura di Maria Montessori.
Figure femminili determinate che hanno avuto il coraggio di sfidare il maschilismo imperante e l’analfabetismo dilagante sono state, poi, quelle che hanno segnato la storia ed hanno insegnato a batterci. Sicuramente, nel tempo, si sono avuti progressi notevoli, ma le nuove generazioni non devono dare per scontato che tutto sia stato fatto, a loro la responsabilità e il dovere di completare l’opera, altrimenti vincerà sempre lo status quo maschilista.
Secondo la professoressa Maria Teresa Letta, vice presidente nazionale della Croce Rossa Italiana, coraggio e fragilità sono due aspetti che coesistono nella donna. Il coraggio è dato dal loro fortissimo impegno in primis nello studio perché hanno in mente un’idea di miglioramento, di lavoro e di indipendenza, intraprendendo anche carriere difficili. Si può dire che le donne occidentali siano così emancipate da aver raggiunto le pari opportunità, rispetto ad altri Paesi nel mondo. Esse sanno quello che vogliono e cercano di perseguirlo con determinazione, sono emancipate ed indipendenti, ma probabilmente la loro fragilità è data dal fatto che sono talmente lanciate in questo che non vedono il pericolo e soprattutto il limite, seguono una tentazione dilagante di imitare i maschi senza rendersene conto.
“La sfida – afferma la Letta – è portare le donne giovani a completare quell’opera di modernizzazione, indipendenza e capacità lavorativa che hanno cominciato le nostre precorritrici dandoci l’esempio. Il coraggio, soprattutto per le giovani donne moderne, deve essere dato dalla percezione della propria dignità, identità e sensibilità facendosi apprezzare e rispettare per il proprio valore e le proprie competenze. Quando, invece, si cede e non si è degni di sé questo diventa un baratro dove la giovane donna si getta da sola e non è più rispettata perché lei non si rispetta.
Importante – conclude – che le famiglie guidino durante l’età della loro formazione le giovani donne a capire l’importanza di rispettare se stesse per farsi rispettare, di valorizzarsi per far imporre la propria personalità fatta in primis di intelligenza e anima, e poi, di corpo: solo allora la donna potrà assumere il ruolo di faro e punto di riferimento nelle famiglie e nelle società”.