ABRUZZO – In questi giorni, in cui si avvicina la cosiddetta “fase 2”, si fa sempre più consistente il dibattito sul futuro dei bambini, su come progettare il loro ritorno alla “normalità”, le difficoltà che incontreranno le famiglie nella gestione dei figli, una volta che si dovrà tornare a lavoro, e su come supportare gli asili nido a rischio fallimento. Le strutture che offrono servizi e formazione ai bimbi, nella fascia da 0 a 6 anni, si trovano in gravi difficoltà e molte di queste, nel tentativo di sopravvivere fino alla riapertura, sono costrette ad esigere le rette, nonostante molte famiglie non sono in grado di saldarle. Quasi quattro asili nido su dieci sono totalmente fermi, senza poter svolgere alcun tipo di servizio. Sei su dieci stanno tenendo il filo con le famiglie, mandando spunti per attività, facendo supporto alla genitorialità: inevitabilmente con bambini così piccoli, sotto i tre anni, la didattica a distanza è impossibile. È evidente che non si possono abbandonare realtà così strategiche per la tenuta sociale del nostro Paese, strutture che in tutti questi anni hanno lavorato per la crescita emotiva, culturale e motoria dei bambini, garantendo, al contempo, la possibilità ai genitori di andare a lavoro, sapendo i loro figli al sicuro, in ambienti totalmente dedicati ai bambini. Nelle aree interne, con questa situazione di emergenza, dal mese di settembre, in concomitanza con il riinizio dell’attività formativa, si profila la probabile mancanza dei servizi educativi essenziali, con la chiusura di diversi istituti paritari per l’infanzia. E’ noto, infatti, che questa pandemia sta ripercuotendo le sue drammatiche conseguenze anche nell’ambito delle istituzioni scolastiche, di ogni ordine e grado. La cosiddetta “fase 2”, quasi sicuramente, si troverà ad affrontare il delicato problema della chiusura di molti istituti di istruzione paritaria, presenti nella nostra Regione.
Come già sottolineato diverse volte, si rammenta che le scuole paritarie primarie, di primo e secondo grado, presenti nel Territorio, hanno oltre novecento dipendenti, tra insegnanti e personale, e nell’anno scolastico 2019/20, intorno a novemila alunni iscritti. La quasi totalità di esse, a causa della crisi generale, dovuta alla loro chiusura “obbligata”, rischiano di non riaprire i battenti, con la conseguenza del venir meno dei servizi essenziali, con particolare riguardo nei comuni minori, dove le strutture presenti, nella quasi totalità, sono paritarie e a gestione privata. In base ad una previsione della FISM-ABRUZZO (Federazione Italiana Scuole Materne), oltre duemila bambini, rischiano di rimanere senza una struttura di accoglienza e oltre quattrocento dipendenti resteranno definitivamente a casa. Per comprendere questa drammatica realtà, basta considerare attentamente che nella provincia de L’Aquila, su 122 nidi, 97 sono privati, con circa 1920 presenze, su un totale di circa 2700 bambini, che li frequentano. In merito a questa situazione, vicina al verificarsi concretamente, bisogna adoperarsi, nei termini più impegnativi, per trovare una soluzione, onde evitare questo triste epilogo, come già stanno facendo il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia Abruzzo insieme alla FISM. Alla luce dei numerosi decreti emanati dal Governo, si evince un’attenzione particolare verso l’apparato statale e una scarsa considerazione riguardo alle scuole paritarie. La Federazione Italiana Scuole Materne (F.I.S.M.) della Provincia dell’Aquila, come anche il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia per l’Abruzzo, hanno scritto recentemente sia al Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio e all’Assessore alla Pubblica Istruzione, Piero Fioretti, per rappresentare questo problema, ma, a tutt’oggi, gli appelli per istituire un fondo a sostegno, sono andati inascoltati. Anzi, prima delle Festività Pasquali, in Consiglio Regionale, ne è stata negata l’istituzione a favore degli asili nido e delle paritarie per l’infanzia 0-6 anni, bocciando l’emendamento del Consigliere Regionale Sandro MARIANI (Abruzzo in Comune), a loro sostegno, come sancito dal decreto del D.P.C.M., del 5 marzo 2020, provocando gravi difficoltà, visto che tutte si finanziano con le sole rette pagate dalle famiglie e, per quelle accreditate, dai contributi statali, regionali e comunali. In queste settimane, ed in particolare in questi ultimi giorni, unite a quelle di tante associazioni di genitori, si sono alzate alte le voci dei Dirigenti Scolastici per denunciare la forte preoccupazione, riguardo alla tenuta stessa del sistema.
Se in tempi di normalità si trovavano in grossa difficoltà, sul piano della sostenibilità economica, in questo particolare momento, con le famiglie che non vogliono sentire parlare del pagamento delle rette, anche se dovute per contratto, a causa dell’interruzione del servizio, per le disposizioni conseguenti all’emergenza sanitaria, rischiano sicuramente la non riapertura. Questa prospettiva, avrà la conseguenza di un reale impoverimento culturale, ma, soprattutto, produrrà un aggravio di circa 2 miliardi di euro all’anno sui bilanci sia regionali che statali, per poter provvedere a nuovi servizi essenziali di indirizzo. Per garantire la sopravvivenza degli asili nido la Regione Abruzzo può, e deve, intervenire, immediatamente! Prevedendo uno stanziamento che consenta a tutte queste realtà, una volta terminata la fase più difficile, di riprendere più agevolmente il lavoro. C’è la necessità urgente di riflettere anche su questo: i nidi sono un luogo di opportunità per i bambini più fragili: oggi avere i servizi chiusi vuol dire averli esclusi da servizi di qualità.
Alla luce di quanto illustrato, al Governo Regionale, si chiede un vero riconoscimento, come servizio pubblico, alle scuole paritarie, istituendo, immediatamente, un fondo straordinario, destinato a queste realtà, come forma di sostegno.
Come si suol dire, questa è l’ultima campanella !!!
Prof. Sandro Valletta
[su_note]COMUNICATO STAMPA[/su_note]