CELANO – Continua la nostra indagine all’interno delle residenze assistenziali della Marsica.
Oggi, in esclusiva, abbiamo intervistato il dottor Riccardo Silvagni che gestisce la R. A. Santa Maria Valleverde a Celano.
La nostra chiacchierata è diventata subito informale, quando si parla di affetti e sentimenti non potrebbe essere diversamente. Parliamo dei nonni, coloro che hanno vissuto le guerre, le crisi economiche, le epidemie del passato e che oggi si ritrovano a vivere un virus mortale da cui, inconsapevolmente, sono i più colpiti.
La residenza protetta di Celano, per tutelare i propri ospiti e prima che arrivassero i decreti ad imporne la chiusura, ha vietato gli accesi dall’esterno, mettendo in sicurezza tutti da un’eventuale propagazione o infezione del coronavirus.
“Già a fine febbraio abbiamo dato comunicazione ai parenti di non recarsi all’interno della struttura chiudendo gli ingressi” – inizia a raccontarci il dottor Silvagni – “All’inizio avevamo previsto di far entrare i familiari solo con degli appuntamenti che poi, in realtà, non ci sono mai stati perché abbiamo deciso di chiudere definitivamente. Siamo stati fortunati perché, muovendoci in anticipo, rilevata subito l’importanza e la gravità dell’epidemia, ci siamo attrezzati facendo scorta di tutti i dispositivi di protezione individuale.
Proprio per questo, siamo stati l’unica struttura sanitaria privata presente nel territorio, che è riuscita ad effettuare delle donazioni di DPI all’ospedale civile di Avezzano. La donazione è avvenuta a metà marzo, costituita soprattutto da guanti (12.000) e poi da mascherine, tute intere e camici.
Noi siamo l’unica residenza protetta privata della provincia di L’Aquila autorizzata ai sensi della Legge 32 del 2007, abbiamo quindi degli standard diversi dalle altre strutture. Abbiamo al nostro interno personale infermieristico che copre le 24h, un fisioterapista, dei terapisti occupazionali, due medici, un assistente sociale e, ovviamente, gli operatori socio sanitari. Durante le attività, per evitare il sovraffollamento, sono divisi in gruppi ed abbiamo stabilito due turni per il pranzo e due per la cena. Possiamo confermare che all’interno della residenza non sono presenti casi positivi di contagio.
Stanno vivendo il momentaneo distacco dalla famiglia con tranquillità perché si sentono costantemente con i loro parenti tramite chiamate e video. Cerchiamo, per quanto ci sia possibile, di sostituirci agli affetti, ma è evidente che non è semplice: non possiamo prendere il posto di un figlio o di un nipote. Ci sono delle signore, ad esempio, abituate ad andare dal parrucchiere ogni 15 giorni, che non potendo farlo più, sono aiutate dal nostro personale, che devo dire si sta comportando in maniera eccellente: non abbiamo avuto assenteismi o problemi di sorta. Mi sento fortunato, qui dentro, abbiamo creato una vera e propria famiglia che conta 26 dipendenti.
Nella struttura ci sono persone provenienti soprattutto dalla Marsica Est, ma il maggior numero è rappresentato dalla comunità celanese. Abbiamo avuto anche pazienti provenienti da Roma, in quanto la nostra residenza risulta essere più economica rispetto ai target del Lazio.
Con tutta l’amministrazione comunale e, soprattutto, con il sindaco di Celano, Settimio Santilli, c’è sempre stata la massima collaborazione, maggiormente in questo periodo difficile. Si è mostrato disponibile alle nostre esigenze e si è sincerato, personalmente, sulle condizioni dei nostri ospiti.
Inoltre la nostra struttura è stata interamente sanificata dalla Green World Solution.
La maggior parte delle persone che accogliamo sono autosufficienti e ora si ritrovano privati dei propri spazi, quale poteva essere una passeggiata mattutina. Per questo motivo, con gli operatori, abbiamo studiato un percorso protetto per delle passeggiate controllate nella nostra area verde, ponendo attenzione al rispetto di tutti i canoni di sicurezza.
Come ultima cosa mi sento di dire che grazie a loro abbiamo potuto capire che affronteremo e supereremo anche questa sfida, questi nonni ci hanno dato una “iniezione di coraggio”, ci hanno fatto capire che i problemi ci sono sempre stati, l’Italia è stato un Paese che ha affrontato molte difficoltà, superandole discretamente. Ci hanno dato la voglia di fare e di non avere paura: forse loro sono, davvero coloro che possono darci la forza per ripartire!”
Ormai siamo abituati a sentir parlare di strutture assistenziali protette o case di riposo come lager.
Nel percorso della nostra indagine abbiamo potuto finora rilevare che nella Marsica non è così. Ci sono operatori che, con il massimo impegno, coscienza e affrontando tutte le difficoltà che si possono incontrare lungo il tragitto, donano l’anima al prossimo, senza essere, tra l’altro, sovvenzionati dal sistema sanitario regionale e perché credono in quello che fanno, nel rispetto di chi, prima di noi, ha vinto tante battaglie.