ROMA – Il previlegio della professione di un giornalista è poter conoscere persone eccezionali; tra le tante custodite nella memoria, come privilegio d’incontro, è quella del professore Vittorio Unfer. Dopo una diretta televisiva, alla presentazione di un suo libro, nasce una reciproca simpatia e stima che oggi si concretizza nella eccezionale esclusiva intervista per MarsicaWeb.
ll Prof. Vittorio Unfer è uno dei massimi esperti mondiali riguardo l’uso dell’ Inositolo nella pratica
Clinica Medica ( http://expertscape.com/ex/inositol) e Professore presso il dipartimento di Medicina
Sperimentale della Sapienza di Roma Diretta dal Professore Mariano Bizzarri – Dept. of Experimental Medicine, Systems Biology Group, University La Sapienza Roma.
Professor Unfer possiamo parlare di una molecola speranza per il controllo della sintomatologia del Covid-19?
“Assolutamente si. Ci credo molto. E’ chiaramente una cosa innovativa per questa patologia, ma è una molecola che già viene usata in alcune patologie polmonari importanti come la sindrome da distress respiratorio neonatale. Sono bambini che nascono prematuri e non riescono a respirare, per cui viene somministrata endovena, questo è importante anche per la sicurezza del prodotto, perché questi bambini pesano 700/800 grammi. Sia ha una buona risposta, il tasso di mortalità di questi bambini è molto ridotto. I polmoni ricominciano a funzionare. La base scientifica perché funzioni c’è, chiaramente non c’è la sperimentazione ad hoc fatta su un paziente positivo al coronavirus. Ripeto tutto ciò che è il razionale scientifico c’è.”
Come funziona questa molecola?
“L’azione dovrebbe essere legata alla riduzione di alcune proteine infiammatorie, in particolare la interleuchina 6, chiamata in causa nella drastica evoluzione negativa della polmonite da Covid-19.”
Prof. Unfer cosa ritiene possa ridurre il numero di pazienti che necessitano di assistenza in rianimazione?
“Il myo-inositolo in forma liquida ritengo possa essere efficace nel combattere la sintomatologia respiratoria dovuta a Covid-19. L’Inositolo è già stato usato con successo in diverse patologie respiratorie quali, come dicevo prima, la sindrome da distress respiratorio neonatale e nella BPCO -Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva, malattia polmonare progressiva -. Attualmente viene usato per via aerosolica per il trattamento sintomatico di soggetti affetti da patologie respiratorie acute, quali oro-faringiti, tosse, sindromi influenzali ecc. Il razionale all’utilizzo del prodotto è dovuto all’importanza che gioca il myo-inositolo a livello polmonare. Questa molecola infatti rappresenta il precursore del Fosfatidilinositolo, componente rilevante del surfattante polmonare che permette insieme ad altri fosfolipidi del surfattante di abbassare la tensione superficiale alveolare e garantire una corretta respirazione. Non solo, il myo-inositolo a livello polmonare, in quanto agente osmotico in grado di richiamare acqua nel lume delle vie aree, può favorire la clearance del muco in soggetti affetti da patologie polmonari.”
Cosa la porta a considerare che la molecola possa agire anche nei pazienti positivi al COVID-19?
“Noi siamo in contatto con diversi centri che ci dicono che questi pazienti entrano sì con difficoltà respiratorie ma ancora parlano, chiamano al telefono i parenti etc. Dopo poche ore sono morte. Non si riesce a capire questa mortalità così improvvisa, perché una polmonite, anche se virale, abitualmente non agisce così. Questi pazienti positivi arrivano immediatamente in rianimazione. Una situazione davvero catastrofica.”
Da quanto tempo effettua questa ricerca?
“Sono 15 anni che studio questa molecola, quindi ritengo di conoscerla molto bene. Ne ho già evidenziato le caratteristiche nel mio libro “Il soffio della speranza” se ben ricorda. Essendo io un ginecologo la studio in abito ginecologico, ma è chiaro che la letteratura la conosco tutta.”
Come agisce questa molecola?
“La molecola si chiama inositolo. Per respirare nei polmoni c’è bisogno Fosfatidilinositolo , senza quello non si respira, è una molecola che si lega ai fosfolipidi e permette agli alveoli di rimanere aperti. E’ chiaro quindi che la molecola gioca un ruolo importante a livello polmonare.“
Quale è la contro partita della sperimentazione?
“Quello che noi ci aspettiamo è bloccare il decorso della malattia. Adesso nel protocollo di studio noi metteremo 4 gruppi: i positivi asintomatici, i positivi, i paucisintomatici e sono coloro che vanno ricoverati in ospedale perché iniziano ad avere una bassa saturazione di ossigeno ma non hanno ancora bisogno di rianimazione. Il quarto gruppo è costituito dai pazienti intubati in rianimazione. Nei primi due gruppi, cioè i positivi asintomatici, quelli che stanno a casa o i positivi con febbre e un po’ di tosse, e anche ai paucisintomatici, l’ inositolo potrebbe essere somministrato per via orale. Per i pazienti ospedalizzati, sia in terapia intensiva che in terapia pre intensiva va somministrata per via endovenosa. Quindi il protocollo della sperimentazione converge su questi quattro gruppi.”
Quali potrebbero essere le controindicazioni?
“C’è una sicurezza del 100%. Presa per via orale, ad alti dosaggi, può dare solo dissenteria. Per via endovenosa, gli studi fatti su neonati non ha dato nessuna controindicazione. E’ una molecola sicura perché è già presente nel nostro organismo. Non è un farmaco, significa solo andare ad aumentare la quantità di una molecola già esistente in noi. Banalmente potrebbe essere paragonata allo zucchero, la sua formula chimica è proprio uguale a quella del glucosio (C6H12O6). In qualche maniera è uno zucchero alcolico. Si trova nell’organismo essendo una molecola prebiologa, cioè è una molecola presente già da prima della vita, noi la troviamo nel nostro organismo in diversi distretti corporei. Per questo la studio molto nell’ovaio, la studio nel fegato, nel pancreas. L’aspetto del polmone è studiato da più gruppi americani i quali hanno fatto già esperimenti. Non specifica sul coronavirus e sulle polmoniti, però, studiando c’è un bel presupposto che possa avere un buon risultato.“
Quale è l’obiettivo principale dello studio e della sperimentazione?
“Non fare evolvere la malattia, prendere quindi il paziente positivo asintomatico o il paucisintomatico e non farlo ricoverare in ospedale. Perché, se l’infezione è già in stato avanzato, è molto complicato tornare indietro, in special modo se sono pazienti diabetici, ipertesi, obesi, avanti con l’età e che prendono tanti altri farmaci.”
Più semplicemente?
“Ridurre i pazienti che devono essere ospedalizzati. Se riusciamo a fare questo è già un ottimo risultato. Poi è chiaro che se riusciamo a far scendere la percentuale di mortalità di uno o due punti sarebbe ancor più fantastico. Sono giorni che lavoro con il professore Mariano Bizzarri. Con i collaboratori di queste strutture dormiamo tre ore a notte. Lo stress è forte, ma c’è la voglia di fare. E’ un gruppo così eticamente forte che se riuscissimo veramente a portare dei risultati a casa, sarà una soddisfazione enorme e una contentezza incredibile. Ho una figlia di vent’anni e genitori anziani, ho paura anch’io che i miei cari possano prendere la malattia, e ancora di più di non poterli neanche assistere, con la chiusura degli ospedali. Se riuscissi con una molecola banale, semplice, primordiale che nasce prima della vita, a risolvere un problema così grande, ma anche in una percentuale del 10%, 20% sarebbe una gioia infinita.”
Ce lo auguriamo, glielo auguriamo. Grazie per averci concesso questa intervista
“Le prometto che la terrò informata sugli aggiornamenti.”
Ci conto!