GIOIA DEI MARSI – Lettera redatta dal Sindaco di Gioia dei Marsi:
“Sul “Covid 19” – Lettera a me stesso…
– Il 16 marzo, dopo un ampio dibattito, il Governo italiano ha varato il decreto “Cura Italia”, dando ampia diffusione delle norme ivi inserite, a sostegno delle famiglie, lavoratori ed imprese ed amplificando il tutto, con specifici programmi televisivi, articoli di giornale, spot di ogni tipo; spostando, volontariamente, l’attenzione degli italiani, dall’immane tragedia che si sta consumando, in specie al Nord, alle “opere buone” compiute dallo Stato, a sostegno dell’economia nazionale. Tralasciando comunque l’obbrobrio di aver completamente escluso alcuni professionisti dalla decretazione d’urgenza, che chissà per quale oscura ragione, non abbisognano di sostegno, non si può non ripercorrere, seppur brevemente l’ultimo periodo, fatto di una manciata di giorni, in cui da cittadini liberi, ci siamo ritrovati a vivere la condizione di cittadini privati della libertà. Il tutto è avvenuto molto velocemente, senza quasi accorgerci di quanto si stava compiendo. E non è stato un caso che sia avvenuto così. – Solo il 21 febbraio scorso, soltanto un mese fa, la quarta carica dello Stato, a chi chiedeva maggiori controlli alle frontiere e negli aeroporti, introducendo anche la possibilità di una quarantena per gli stranieri che entrassero in Italia, rispondeva molto serenamente che così facendo si alimentavano solo inutili allarmismi e che la possibilità di diffusione del virus in Italia era pressoché remota. La minaccia concreta del virus venuto dall’Oriente e classificato come Covid-19, per il nostro Stato era remota, quindi improbabile. – Quanto di più falso, tanto che, quasi in sordina, il 31 gennaio 2020, il Consiglio dei ministri aveva però dichiarato lo stato d’emergenza, in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili. Segno che il pericolo c’era e non era così remoto e qualcuno ne era a conoscenza (!!!). Forse perché come città Fox News, un esperto di sicurezza della nostra intelligence, aveva avvisato il governo della potenziale pandemia pochi giorni dopo che questa s’infiltrò in Cina, alla fine dello scorso anno, ma sono passate settimane prima che qualsiasi azione seria venisse presa a Roma. Secondo la fonte, l’idea generale era che un problema cinese non potesse essere un problema italiano.
Da quel giorno un susseguirsi di eventi, che ci hanno condotto, ad oggi, a vivere un’emergenza sanitaria epocale, mai vissuta prima dalla Repubblica italiana. L’Italia nella giornata di San Giuseppe, ha superato, per numero di decessi la Cina. Ed ancora, secondo gli esperti, non è stato raggiunto il picco epidemiologico. – È giusto chiedersi, allora, il perché di tutto questo. Il perché ogni giorno, alle 18:00, la Protezione Civile dirami, in diretta un bollettino, di guerra. Il perché in Italia, in questo momento ci siano oltre 30.000 ammalati di Coronavirus, il perché si contino oltre 4.000 vittime, il perché queste cifre siano destinate a crescere e non si sa fino a che punto, il perché, specie al Nord, negli ospedali si registrino afflussi ai P.S., ai reparti e poi alle terapie intensive che normalmente si diluiscono in anni, il perché tutti gli operatori sanitari siano costretti ad un lavoro disumano per salvare più vite possibile, a volte senza neanche i DPI (!!!), il perché le camere mortuarie non abbiano più posti a disposizione, il perché muoiano così tante persone, il perché l’età delle vittime sia variegata ed a morire o a finire in terapia intensiva non siano solo i più anziani. Il perché le ormai note misure di contenimento dell’epidemia, poi dichiarata pandemia dall’Oms lo scorso 11 marzo, tanto sbandierate ed esaltate, non siano state adottate con adeguato e responsabile anticipo. -E per questo basta andare un po’ dietro con la memoria, di pochi giorni. I malati di Coronavirus al Nord, già dalla fine di febbraio erano già numerosi e sparpagliati in varie aree, ma erano state create solo due zone rosse, una in Lombardia ed una in Veneto. Come se, concentrando l’attenzione solo in quelle zone, il contagio potesse essere, in qualche modo, contenuto. Mai scelta più scellerata fu fatta, in considerazione soprattutto delle notizie, sempre più drammatiche che continuavano ad arrivare dalla Cina. Il presidente della Regione Lombardia, Fontana, la Regione più colpita oggi, dichiarava, dinanzi alle telecamere di Porta a Porta, il 24 febbraio, che bisognava far capire ai cittadini che si potesse continuare a vivere nonostante il Coronavirus, anche se con cautele e qualche piccola rinuncia. A chi gli chiedeva l’estensione della zona rossa, lui rispondeva che questa ipotesi, per ora non veniva presa in considerazione e che “non penso ci siano le condizioni”. Riprendeva poi l’argomento, sempre in quei giorni di calma apparente, dove in realtà si è perso terreno prezioso, nei confronti dell’avanzare del virus che : “Cerchiamo di sdrammatizzare, è una situazione senz’altro difficile, ma non così tanto pericolosa: il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma molto meno nelle conseguenze. E’ poco più che una normale influenza e questo lo dicono i tecnici”. Scelte e parole esecrabili, senza alcun fondamento scientifico, se non fosse per quello che in quei giorni accadeva in Cina.
E vani sono stati gli appelli lanciati da numerosi scienziati e medici, che hanno cercato, in tutti i modi, di sensibilizzare politici ed opinione pubblica sulla probabile emergenza sanitaria che di lì a poco avrebbe colpito il Paese, se nessuna misura preventiva, in tal senso, fosse stata adottata. – Qualcosa evidentemente, nel complesso sistema burocratico ed amministrativo e politico, non ha funzionato, tanto che, nonostante i ripetuti appelli di esperti, le misure contenitive, atte a diminuire la diffusione del contagio, sono state adottate in maniera tardiva, almeno per le regioni del Nord, quando ormai la situazione era pressoché irreparabile. Il decreto del giorno 8 marzo , quello che ha determinato l’incontrollato esodo da Nord a Sud (dopo una fuga di notizie veramente opinabile), è arrivato quando ormai nella sola Lombardia si contavano già oltre quattromila casi, seguita da Veneto, Emilia Romagna e Marche. Troppo tardi ormai. -Ecco spiegato il motivo per cui, più che un decreto “Cura Italia”, c’era bisogno forse di un decreto a protezione del Paese, quando il tutto, almeno, poteva essere attutito. Ed invece abbiamo assistito ad incredibili, quanto vergognose (col senno di poi) giravolte sull’emergenza Coronavirus. Il pericolo, dapprima, per qualcuno proveniva dai barconi carichi di immigranti, bisognava chiudere i porti, nonostante l’individuazione dei primi casi di trasmissione locali di Covid 19. Successivamente lo slogan (27 febbraio) era accelerare, riaprire, ripartire e a stare in vacanza in Italia. ….”per responsabilità di qualcuno sembra che fare la settimana bianca in Trentino, in Piemonte, in Val d’Aosta, andare a visitare la splendida Venezia, venire a visitare i Bronzi di Riace, andare in terra di Sicilia o in terra di Sardegna sia pericoloso, no, no “ (M. Salvini 27-02-2020), concludendo “Vorremmo che riaprissero musei, negozi, discoteche e bar”. Addirittura il derby d’Italia Juventus-Inter, sempre per il senatore Salvini, doveva giocarsi, per offrire agli italiani qualche ora di serenità ed al mondo un immagine di tranquillità. All’improvviso, però tutto cambiava, con l’aumentare dei contagi e dei decessi, quando ormai il virus si era diffuso in maniera incontrollata, bisognava chiudere tutto, per ripartire sani. Ma era troppo tardi. -Ed il Governo, lo Stato, ha rimandato decisioni importanti, in balia degli eventi, ha atteso e perso terreno nei confronti dell’avanzare del virus. Si è fatto trovare impreparato. I giorni antecedenti all’otto marzo, data di chiusura della Lombardia e di altre 14 province del Nord, sono stati giorni in cui la popolazione, rassicurata e messa al riparo da “inutili allarmismi”, non ha avuto la percezione del pericolo che, invece, già si aggirava silente ed indisturbato e questa incertezza, consapevole, nel prendere provvedimenti, non ha giovato certo al contenimento dell’epidemia. E per comprendere davvero che cosa sia successo tra l’insorgere dell’epidemia sul suolo italiano e l’otto marzo, giorno in cui sono state adottate le prime vere misure restrittive, per comprendere per quale ragione non sia stata sigillata una zona infetta di circa all’epoca 25.000 abitanti (tra Alzano Lombardo e Nembro, oggi tra le più martoriate), come suggerito anche dall’Istituto Superiore di Sanità, eludendo, magari, la chiusura di una Nazione intera di circa 60 milioni di abitanti, non si può non considerare l’aspetto economico. Sono molti gli imprenditori, che operano, in quello che è il cuore pulsante dell’Italia, che proprio in quei giorni decisivi, hanno palesato il timore che un isolamento forzato del loro territorio li avrebbe danneggiati irrimediabilmente (da www.tpi.it di Francesca Nava del 17-032020). E qui lo Stato ha fallito (le Istituzioni centrali, le maggioranze, le minoranze, la destra e la sinistra, le correnti, ma anche la scienza, i Presidenti delle Regioni…parte del tessuto sociale), è venuto meno nel suo compito più importante, quello di tutela della salute, che è e dovrebbe essere sempre e comunque, bene primario rispetto a qualsiasi altra cosa. Non è certo questo il momento di fare polemica, ma lo Stato non ha avuto la forza ed il coraggio di impedire la diffusione del virus, mancando di salvare migliaia e migliaia di vite e permettendo alla pandemia di piegare inesorabilmente le ginocchia alla società. – E deprecabile appare anche la condotta degli stati membri dell’Unione europea, che, invece di adoperarsi, in maniera congiunta per soccorrere uno stato membro in gravissima ed eccezionale difficoltà sanitaria e di conseguenza economica, hanno barbaramente negato il loro sostegno, facendo emergere un pericoloso ed evidente egoismo atto a minare, in maniera irrimediabile il sogno di un’ Europa unita. Hanno chiuso le proprie frontiere, pensando che il virus si sarebbe comunque “arrestato al confine” ed il tutto sarebbe rimasto confinato entro il territorio italiano. E qui anche l’Europa ha fallito. In queste drammatiche ore anche l’Europa, non solo l’Italia, sta combattendo contro il virus venuto dall’Oriente, pagando a caro prezzo il disinteresse mostrato all’inizio nei confronti della drammatica situazione dell’Italia. Purtroppo, per ora è impossibile comprendere e conoscere cosa sia successo veramente (forse…), l’unica certezza che non possiamo negare, a noi ed ai nostri figli, è il numero dei contagiati, che aumenta in maniera inesorabile di ora in ora, di giorno in giorno, di pari passo con quello delle vittime, certezza che, tristemente, ci mostra tutti gli errori fin qui commessi.
Avezzano, addì 20 marzo 2020. Avv. Gianclemente Berardini Sindaco di Gioia dei Marsi (L’Aquila)