ABRUZZO – Una frase che ha rimbalzato su tutti i social con lo scopo, sacrosanto, di mettere in evidenza la grande differenza tra i nostri sacrifici e quelli peggiori dei nostri nonni: “ai nostri nonni chiesero di andare in guerra a noi chiedono di rimanere sul divano“. Ad onor del vero e delle condizioni vergognosamente disumane che portarono milioni di giovani al massacro sui fronti è necessario ricordare che ai “i nostri nonni” non gli fu raccomandato di partire ma gli fu imposto. Le guerre sono catastrofi di gran lunga più rovinose e più irreparabili, dalle quali non ci si salvaguardia seguendo pochi precetti giornalieri. Le guerre sono la peggiore delle cose che possano capitare agli uomini.
L’emergenza Coronavirus richiede l’assoluta collaborazione da parte di tutti per essere sconfitto. Solo impegnandoci a rispettare le regole possiamo vincere anche questa battaglia. Di fondamentale importanza in questi giorni è mantenere la calma e la lucidità per evitare di sprofondare nel panico e passare in quello stato confusionale di impedimento che in gergo diciamo “andare nel pallone”. Mai come adesso possiamo renderci conto dell’importanza dello Stato e del rispetto delle giuste indicazioni.
In giorni difficili come questo, è utile forse ricordare le parole che Giuseppe Tarantini, classe 1899 (partito diciottenne con “i Ragazzi del 99″ dopo il disastro di Caporetto):
“Colla mente andavo passando in rassegna la bella festa grande da fanciullo e mi rattristavo pensando che era e, purtroppo è, passata per sempre. Troppo presto ci hanno voluto far diventare uomini e il nostro spirito ancora giovane non può fare a meno di ricordare le gioie passate e di rattristarsene come di una perdita troppo prematura. Diciotto anni sono pochi per poter passare allegramente le feste di Natale lontano dalla famiglia e per di più al fronte!”.