TAGLIACOZZO – Il nuovo, spesso, disorienta e il cambiamento, soprattutto per i “diversamente giovani”, non sempre viene accettato di buon grado, però una cosa è certa: il bello non tramonta mai. L’innovazione che viene portata sui palcoscenici, a volte, presenta un prodotto che sembra discostare dai canoni del “concetto teatro”, pur se ne rispetta le regole. Non sempre novità vuol dire ottima interpretazione, o valida regia.
Partecipare allo spettacolo “L’uomo, la bestia e la virtù” di Luigi Pirandello, in scena al Teatro Talia, ha dato una sferzata di piacere nell’assistere al bel teatro.
La trama dell’opera, del grande drammaturgo e scrittore siciliano, è una delle più versatili e racchiude i canoni della commedia, della farsa con una buona dose di cinismo. “L’uomo, la bestia e la virtù” è uno dei lavori teatrali più noti di Pirandello, ma per dovere di cronaca se ne ricorda la trama.
Il rispettabile prof. Paolino, insegnante del piccolo Nonò figlio della signora Perella, intreccia con lei una relazione che porta l’amante a scoprire di essere incinta. Il dramma nasce dal momento che la donna è moglie di un capitano di marina, costantemente imbarcato, ma con una doppia vita: un’altra famiglia a Napoli con ben tre figli. La tragedia nasce dalla perdurata assenza del marinaio che già con un carico di prole, ogni volta che rientra a casa, alimenta un litigio per non essere obbligato ad adempiere al dovere coniugale. La gravidanza della moglie risulterebbe anomala e, soprattutto, tragicamente scandalosa. Il fortunato rientro in porto del marito, per una sola notte, attiva il prof. Paolino, disperato per la situazione che porterebbe alla perdita della sua rispettabilità, a chiedere aiuto all’amico dottore, per trovare una qualsiasi pozione che possa risvegliare gli ardori dell’uomo, istigandolo ad un rapporto intimo con la moglie così da potergli attribuire quella gravidanza. Sarà proprio Paolino a incitare la donna a mostrarsi in modo succinto per provocare il marito. L’afrodisiaco verrà iniettato nel dolce che il professore porterà alla cena a cui è stato invitato, destinato al padrone di casa che, riluttante ad assaggiarlo, poi ne divora il contenuto. E’ il prof. Paolino a vivere nell’ansia che il piano non possa avere successo e concorda con la donna che, se l’esito è positivo, la mattina successiva deve mettere in vista sul balcone un vaso di fiori come segnale. Trascorsa la notte insonne, il professore non trova il segnale convenuto e nel mentre si confronta con il marito per appurare l’esito notturno, vede la signora Perella porre sul davanzale cinque vasi di gerani. Sarà la sconfitta del professor Paolino, consapevole che quel piano strategico ha portato la propria amante ad unirsi con un altro uomo. Nasce la consapevolezza di essere lui la bestia e non il marito che serba l’immagine dell’uomo, la signora Perella è la virtù.
Un testo che resta attuale pur festeggiando i suoi cento anni dalla prima messa in scena. Una garanzia per il pubblico attento e amante di quel Teatro che non tramonta mai, soprattutto quando ad interpretarlo sono grandi attori del panorama nazionale dello spettacolo. Giorgio Colangeli, David Donatello, è stato l’artista che ha saputo trasformarsi, e donare tutto se stesso, nell’ interpretazione del personaggio del professor Paolino. La maschera che copre la maschera, una continua trasformazione nel gioco e nel dramma, la concretezza di un’ ironia che si plasma su una fisicità in continuo mutare. Giorgio Colangeli offre al pubblico estasiato una caratterizzazione di una figura pirandelliana che non offusca le aspettative.
Forte e incisiva è quella del Capitano Perella, grazie alla animosità di Pietro De Silva, attore straordinario che ben ha configurato l’immagine dell’uomo che, pur se abituato a superare ben altre tempeste in alto mare, è consapevole della sua doppia vita e per questo indossa, perfettamente, la maschera aggressiva e cattiva.
Davvero brava Valentina Perrella, che ha dato vita ad un personaggio che si mostra prima timorata di Dio e virtuosa, per poi apparire come una marionetta, trasformata dal proprio amante, per sedurre il marito. Una incredibile espressività facciale e la capacità di entrare in sintonia con il pubblico, dove più che le parole hanno comunicato occhi e corpo.
Un applauso alla regia di Giancarlo Nicoletti che ha manovrato perfettamente il meccanismo teatrale, nulla togliendo alla straordinaria macchina verbale del grande Pirandello. L’abilità di Nicoletti è stata quella di rendere attuale un contesto realizzato in quel lontano 1919, sovrapponendo al gioco dell’ironia quello comico. La firma di Nicoletti appare nelle pennellate in forte tinta che nulla però tolgono al quadro teatrale.
Perfettamente nella parte, sostenendo il gioco del ruolo, gli attori: Cristina Todaro, Alessandro Giova, Diego Rifici, Alex Angelini e Giacomo Costa.
Bellissimo il fermo immagine del quadro finale dove si legge l’emancipazione della donna e la sua inattaccabile Virtù, hanno deposto le armi l’Uomo e la Bestia.
La stagione di prosa 2020 al Teatro Talia vede, già dalle prime rappresentazioni, confermato l’assenso del pubblico. Merito di un cartellone che, anche quest’anno, nasce dal sodalizio tra l’Amministrazione comunale di Tagliacozzo, guidata dal sindaco Vincenzo Giovagnorio coadiuvato dall’assessore alla cultura Chiara Nanni e il T.R.A. -Teatri Riuniti d’Abruzzo- Direttore artistico Federico Fiorenza.