di Emanuela Scipioni
Roma, Campo de’ fiori 17 febbraio 1600, Giordano Bruno viene arso vivo dopo sette anni di prigionia dalla Santa Inquisizione. Il filosofo, figura emblematica della libertà di pensiero, non volle rinnegare mai il suo appoggio al sistema copernicano, considerato all’epoca una delle eresie più pericolose in quanto rischiava di incrinare ulteriormente l’autorità della Santa Romana Chiesa, già pesantemente provata dalla Riforma di Lutero. Le nuove teorie andavano contro le interpretazioni ufficiali della Sacra Scrittura. Si sa, la storia è piena di errori.
Il filosofo, originario di Nola, era nato nel 1548 e a 15 anni scelse la vita del chiostro, nonostante la sua indole passionale e combattiva. Bruno fu l’ incarnazione stessa dell’ “eroico furore”, aspirava ardentemente ad abbattere tutti gli ostacoli per realizzare l’uomo «nuovo» rinascimentale, aperto all’infinito universo e all’infinito sapere. Per Bruno non c’è centro, o meglio tutto è centro e niente è centro.
Il suo peregrinare stesso in tutta Europa fu, da questo punto di vista, paradigmatico. Napoli, Roma, Ginevra, Tolosa, Parigi, dove godette del favore di Enrico III, insegnò la logica di Lullo e l’arte della memoria, che lo rese celebre. Scrisse qui il Candelaio e il De umbris ideaurum. Poi fu la volta di Londra, dove furono pubblicati i suoi dialoghi italiani (La cena delle ceneri, De la causa principio et uno, Degli eroici furori, De l’infinito universo e mondi…). Insegnò a Oxford, non nascose mai la sua ostilità per gli aristotelici. Aristotele era intoccabile all’epoca, il sistema tolemaico, ancora vigente, era fondato sull’autorità aristotelica, (anche se bisogna distinguere sempre Aristotele dai peripatetici di questo periodo storico).
Tornò a Parigi, dove scrisse ancora i 120 Articuli adversus peripaticos. Fermato in tempo dal pubblicarli, Bruno riparò in Germania, a Wittemberg. Visitò Praga, a Francoforte la pubblicazione dei tre i poemi De minimo, De monade, De immenso. Infine nel 1591 ricevette l’invito da un nobile veneziano, attratto dalla sua mnemotecnica. Bruno accettò, convinto di poter continuare la sua opera culturale e politica, ma proprio da questi fu denunciato alla Santa Inquisizione di Venezia. Il caso passò a Roma. Il 21 dicembre 1599 Bruno dichiarò «di non volersi pentire, di non avere di che pentirsi, e di non sapere di cosa pentirsi». Narra un cronista dell’epoca che dal rogo continuava a predicare le sue teorie sino a che il fumo e le fiamme non coprirono la sua voce.
Giordano Bruno, 17 febbraio 1600/2020
Oh tu, Mercurio
dal più incrollabile coraggio,
Non lasciasti negare in te
L’ esperita Sapienza.
Tu, che abbattesti le muraglie
Tra Cielo e Terra
E in cielo e terra,
penetrasti con la tua eccelsa
e insuperata mente
Il Tutto e l’Uno,
L’anima del mondo.
Ardesti come fuoco in vita
E in morte.
Mai spenta,
Sei tutt’ora
Fiamma accesa.
A te, onesto viaggiatore,
porgo I miei omaggi,
rinnovo ossequio
e immensa gratitudine.