L’AQUILA /AVEZZANO – Stand by, un termine terribile se si riferisce all’attesa di una madre per poter riabbracciare il proprio bimbo, quell’ attesa che dipende da persone che non comprendono o, umanamente d’istinto, viene voglia di dire non vogliono comprendere, quanto una loro decisione possa distruggere delle vite. Attendere, aspettare, sì perché solo ieri è stata deposita presso il Tribunale per i minorenni di L’Aquila la relazione del CTU la dott.ssa Loredana Petrone.
Dovrà attendere il piccolo Angelo, nome di fantasia dato per proteggere la sua persona. A onor del vero, sembra che, oltre ai familiari materni e le tante straordinarie mamme dei suoi compagni di scuola, chi scrive sia una delle poche a volerlo proteggere.
I fatti parlano da soli. Rispolveriamo la memoria, e mettiamo a fuoco gli ultimi eventi.
Mercoled’ 16 ottobre a L’Aquila, avanti al Tribunale per i minorenni, si riuniscono delle mamme di Avezzano per inviare un messaggio non solo di solidarietà ma di una ferma volontà di testimoniare perché ,quel maledetto 12 aprile, loro erano lì quando in modo davvero impietoso, il piccolo Angelo venne portato via. https://www.marsica-web.it/2019/10/17/una-delegazione-di-mamme-di-avezzano-a-laquila-davanti-al-tribunale-per-i-minorenni/
L’incontro venne organizzato da Fabrizio Pignalberi, presidente del movimento “Più Italia” che ha rinnovato l’invito rivolto a quelle mamme che, puntuali si sono riunite lunedì 4 novembre davanti al Tribunale, con gli stessi cartelli, con la stessa speranza di essere ascoltante, ricevendo la stessa risposta: silenzio.
Fabrizio Pignalberi, ha rotto quel silenzio invitando ancora una volta il Giudice e il Presidente del Tribunale per i minorenni di L’Aquila di vedere, osservare con attenzione la vita di questo bambino trascorsa con la famiglia materna. Ha ricordato, ad entrambe le autorevoli figure, il dovere di controllare il fascicolo, visionarlo con attenzione, non fermarsi solo alla relazione del CTU.
La speranza è che venga ascoltata questa voce, perché davvero tante appaiono le discrepanze in questo caso. La patria potestà è tutt’ora della madre, e ciò nonostante le viene tolto e quindi allontanato il figlio. Il padre di Angelo, all’epoca, richiese esclusivamente di poter vedere periodicamente il bambino, riconoscendo e mantenendo il diritto dell’assegnazione alla madre. Poi le carte in tavola si capovolgono, tutto viene mischiato, stravolto; la situazione immotivatamente cambia e sotto analisi, imputata, colpevole diventa la mamma di Angelo. Colei con la quale il bimbo ha vissuto la spensieratezza dei suoi anni. Non solo per l’amore del quale era circondato, ma per l’allegria della condivisione di giochi, sport, musica, studi con i suoi amici di sempre. La gioia e la serenità, nelle foto, sono scolpite su quel viso delicato. Oggi?
Oggi Angelo è un bimbo triste, termine davvero semplice per definire il dolore che può provare una creatura che non può capire il perché di tutta questa cattiveria. Il perché gli s’ impone di vivere, non con il padre, assolutamente no, ma addirittura con degli zii di oltre 65 anni. Età che, in alcuni casi, ai nonni più giovani viene tolto il nipote perché ritenuti anziani. (si può richiedere un equilibrio decisionale? n.d.r.). La sua mamma lo può vedere solo in incontri protetti per un’ora, a Siena. Angelo appena la vede le corre incontro e l’abbraccia forte forte poi cambia repentinamente, appena entra in quella stanza sotto il controllo delle telecamere e delle assistenti sociali. Angelo si trasforma, si allontana dalla mamma e alle continue domande delle assistenti: “E’ successo qualcosa?” la risposta è la stessa “No, tutto bene!”. Ma gli occhi cancellano le parole e rivelano l’unica verità: la sofferenza.
La solidarietà delle mamme è giunta fino a inoltrare al giudice una lettera scritta con la richiesta di essere ricevute per essere ascoltate, per dare testimonianza della vita che Angelo trascorreva quotidianamente: bella, serena, vissuta con la vivacità della sua giovane età.
Ad ognuna di esse è arrivata la risposta, non sarebbero state ricevute. Non è ascoltato nemmeno il parere del dr. Roberto Cicioni. Infatti il CTU dott.ssa Petroni rivolge istanza al Giudice per l’ammissibilità o meno del parere pro-veritate del dr. Cicioni sulla valutazione psicodiagnostica della mamma di Angelo. Inutile dire che il Giudice in questione si esprime ritenendo che il dr. Cicioni non risulta essere consulente di parte e quindi non legittimato a depositare atti o osservazioni relative alla CTU etc..etc.
Va precisato che la CTP della mamma di Angelo, non avendo un suo testista, così come invece risulta per la dr.ssa Petrone, ha contestato le valutazioni psicodiagnostiche del CTU avvalendosi delle rilevanze di un esperto “testista” quale è il dr. Roberto Cicioni, fondatore e direttore dell’Istituto Rorschach Forense-associazione Italiana di Psicodiagnostica Rorschach e Psicologia Forense- fornite poi alla CTU. Il testista è uno Psicologo specializzato nella preparazione e valutazione di test mentali. (dizionario).
Persino nei casi di omicidio i giudici ascoltano i testimoni a carico dell’imputato e, inoltre, vengono considerate le valutazione dei periti…e si parla di assassini. Perché tanto oscura indisponibilità da parte dell’ istituzione che dovrà emettere giusto giudizio?
Oggi, ancora in sordina, si deve presentare la vicenda.
Così come il caso che il presidente del movimento “Più Italia” Fabrizio Pignalberi ha portato alla luce: una mamma a cui è stata allontanata la bambina di tre anni per affidarla al padre che ha scontato 12 anni di galera per omicidio.
Ne vogliamo parlare? Ne parleremo!