SAN BENEDETTO DEI MARSI – Ospiti il sindaco di Aielli Enzo di Natale, il sindaco di Collarmele Tonino Mostacci, il sindaco di Pescina Stefano Iulianella, il consigliere regionale dott. Simone Angelosante, Giammarco De Vincentis membro Opoa Marsia, Mario Nucci della Op Covalpa, Domenico Cerasani membro direttivo Opoa Marsia, l’assessore di Gioia Antonio Cerasani, il comitato “Tutela della Salute Ambiente e Territorio” con Noris Todisco, l’ing. Giuseppina Ranalli, Walter Delle Coste, Domenico Lacasasanta, vicesindaco del comune di Cerchio Mario Mancini, assessore Emilia Ragliore e Mario di Benedetto. Numerose le presenze di amministratori anche di Comuni limitrofi.
L’impianto della società Biometano Energy dovrebbe sorgere nel territorio del comune di Collarmele ma confinante anche con i comuni di San Benedetto dei Marsi, Pescina e Aielli. La centrale a biometano dovrebbe essere alimentata da 113mila tonnellate di sottoprodotti agricoli.
“La nostra posizione – afferma Quirino D’Orazio, sindaco di San Benedetto – non è contro coloro che vengono a proporre impianti per la realizzazione di biometano, siamo favorevoli ad impianti che producano energia rinnovabile. La questione è che bisogna spulciare le procedure per capire se siano rispettose di tutti gli iter normativi che il settore richiede. Dal laborioso lavoro che abbiamo effettuato sono emersi tantissimi aspetti che devono essere necessariamente approfonditi riguardo a questa procedura”.
Tra i molteplici aspetti che sono stati attenzionati, uno riguarda il quantitativo di prodotti che dovrebbero andare ad alimentare questo impianto, poiché occorrerebbe una superficie produttiva quattro volte superiore a quella del Fucino e quindi i produttori locali non sarebbero sufficienti. Altro punto critico riguarda il piano energetico che dovrebbe garantire un saldo positivo, ovvero consumare meno energia per produrre di più, ma da quello che emerge sarebbe il contrario ovvero spendere di più per produrre di meno. Una terza problematica riguarda i contratti relativi al cosiddetto “digestato”, non si può approvare un progetto se non si sa dove questo andrà a finire.
I sindaci dei paesi interessati fanno fronte comune contro la costruzione dell’impianto, poiché già dalla prima conferenza dei servizi, dove venne esaminato il progetto, emersero numerose criticità, tanto che si era riuscito ad ottenere un preavviso di rigetto. Ma dopo la comunicazione di diniego della Regione, che diceva che si avviava a negare l’autorizzazione a questa centrale, fu invece avviata una nuova procedura autorizzatoria. E’ stata quindi scritta una lettera alla dottoressa Iris Flacco, responsabile del progetto in sede regionale, e per conoscenza alla Procura dell’Aquila, mettendo in evidenza le numerose criticità dell’impianto.
In particolare, i sindaci, il comitato “Tutela Salute, Ambiente e Territorio” e gli amministratori interessati alla vicenda hanno chiesto chiarezza sulle aziende che offrono il prodotto alla Biometano Energy e quelle che poi, dopo tutto il processo di gestione, ne riacquisiscono il prodotto che ne deriva. A seguito della lettera, la dottoressa Flacco aveva sospeso l’iter autorizzativo di questa centrale chiedendo chiarimenti proprio in merito ai contratti, ma un articolo ha fatto trapelare la notizia che la sospensione fosse invece stata ritirata facendo ripartire il processo.
La società Biometano Energy avrebbe fatto credere alla Regione di avere contratti con 13 ditte che avrebbero fornito gratuitamente le 113mila tonnellate di sottoprodotto di cui l’impianto avrebbe bisogno per far produrre il biometato, regalando a tutte le ditte il digestato. Si è invece scoperto che la maggior parte di quei contratti erano fasulli e, ad oggi, se ne conterebbero solo tre. Tra questi c’è l’Opoa Marsia, associazione di produttori il cui presidente Luigi D’Apice avrebbe contratto accordi con la società dell’impianto senza informare nessuno dei soci e senza informarli che per dieci anni dovrebbero sversare il digestato nei loro terreni.
Molto duro a tal proposito l’intervento di Noris Todisco, rappresentante del comitato “Tutela Salute, Ambiente e Territorio” che si chiede “tutto questo per guadagno di chi?” a suo avviso ci sarebbe un “disegno criminoso per distruggere l’economia del Fucino”. E continua: “Il comitato “Tutela Salute, Ambiente e Territorio” punta il dito. Non può essere invocato il ‘segreto industriale’ sui nuovi contratti sottoscritti dalla Biometano con alcuni imprenditori locali per lo sversamento decennale del digestato nel Fucino. Vogliamo la comunicazione esatta e puntuale delle particelle catastali per le opportune verifiche ed analisi. Basta aggiustamenti in itinere, è ora di bocciare definitivamente questo progetto. La priorità va data alla salute ed al territorio, non ad interessi economici di privati”.
E’ da qui che parte l’ultimo confronto tra amministratori, Comitato e cittadini. Presente all’assemblea il consigliere regionale Simone Angelosante, al quale i sindaci, preoccupati degli ultimi sviluppi, si sono appellati affinché la Regione potesse fare chiarezza sulla vicenda.
Il consigliere Angelosante da parte sua ha dichiarato che: “Il 31 ottobre scorso la dottoressa Flacco gli aveva comunicato che si era in attesa dei pareri degli Enti partecipanti alla conferenza, mentre per quanto riguardava la ditta, la stessa era stata invitata a presentare i contratti aggiornati sia per la fornitura di sottoprodotti che per la cessione di digestato. Nella giornata di sabato – continua il consigliere regionale – la ditta ha depositato dei documenti non ancora visionati dagli uffici regionali. Chiarisce anche che, seppure sia vero che formalmente la presentazione dei documenti fa effettivamente ripartire l’iter amministrativo sospeso in attesa di documenti, in realtà sono in attesa di visionare la loro validità”. Angelosante riporta all’assemblea che “da parte della Regione è stata chiesta alla Biometano Energy una garanzia bancaria ed ha anche aperto la questione sulla gestione delle acque reflue. Infine, il Dipartimento dell’Agricoltura della Regione, in conferenza di servizio, ha detto che autorizzerà lo spargimento di questo digestato dopo che l’impianto sarà attivo, trasferendolo nel tempo. Abbiamo concordato – conclude – con la dottoressa Flacco che verrà richiesta una autorizzazione preventiva che prevede i numeri delle particelle, delle superfici e così via”.
“Noi – afferma infine D’Orazio – veniamo eletti dai cittadini per garantire che nei nostri territori vengano rispettate tutte le normative, a cui noi dobbiamo scrupolosamente attenerci. Vogliamo che la stessa cosa valga anche per coloro che vengono sotto spoglie di investitori votati all’energia green, quando invece vengono a speculare su questi territori perché ci sono forti incentivi, senza creare occupazione ma a scapito di intere collettività. Non è quello che vogliamo e ci stiamo impegnando – conclude il sindaco di San Benedetto – affinché vengano rispettate tutte le normative di questo iter procedimentale e soprattutto invochiamo l’attenzione degli organi regionali eletti affinché vengano a fare chiarezza su questa procedura”.