AVEZZANO – “Grotesk” è un one man show con protagonista Bruno Maccallini, autore della pièce insieme ad Antonella Ottai.
Lei aveva scritto, infatti, il romanzo “Ridere rende liberi” che Maccallini ha desiderato, fin dall’inizio, mettere in scena. Vi si raccontano le vicende del padre vissuto nella Berlino di Weimar, tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso.
Nello spettacolo “Grotesk” tutto è molto originale, a cominciare dalla messa in scena.
Le quinte sono pannelli su cui vengono proiettate le immagini che ricordano quelle dei cinegiornali in bianco e nero. Si crea un’accattivante commistione di cinema e teatro.
In sottofondo la voce narrante di Franca d’Amato racconta, con le parole di Ottani, la storia del Kabarett berlinese.
Ma gli schermi sono anche delle quinte, da dove arriva la musica.
Berlino, alla fine degli anni Venti: la metropoli del futuro! Dalle immagini che raccontano la sua prorompente vitalità, in scena si riversa, come per magia, un personaggio in carne e ossa: Grotesk! Grotesk, un mood, un timbro, un carattere e molte scene disseminate nella Berlino di Weimar; un conférencier irriverente e mordace, un provocatore irresistibile, un’eccellenza della risata, dello sberleffo, del ghigno satirico. Il suo personaggio dà figura all’humour agro che aveva contribuito a fare del Kabarett berlinese uno spazio di libertà e di critica sociale. È un artista, un po’ mago, un po’ prestigiatore, o forse, più che un personaggio, è solo una parte in commedia; magari un imbroglione, un mestatore che dispensa storie scaturite dagli autori più graffianti dell’epoca weimariana: aggredisce il pubblico con le contestazioni radicali di Walther Mehring, lo spiazza attraverso i paradossi del grande Kurt Tucholsky, lo blandisce al suono delle musiche di Kurt Weill e Friedrich Holländer. Grotesk abita la densità delle immagini storiche che gli hanno offerto lo spazio scenico; la sua performance travolge la loro narrazione: maschera sensibile a tutti gli umori, il Nostro vive gli anni ruggenti in cui la scena del Kabarett rivela sempre più il volto d’una Germania democratica, radicale e antimilitarista. E li vive tutti, dall’inizio tempestoso al disastro finale, mentre il sogno di un futuro scivola nell’incubo del nazismo. Che non potrà spegnere il suono irriverente della sua risata, ma ne confinerà drasticamente il territorio. Indossando di volta in volta i panni del comico, del conferenziere, del mentalista, destreggiandosi fra musiche complici e testi esilaranti, non smette mai di aggredire il comune buonsenso, di denunciarne il vuoto che nasconde. Grotesk si fa modello ineguagliato di un «campo di battaglia – come sognava Holländer – su cui con le sole armi pulite delle parole giuste e della musica si possono distruggere le armi d’acciaio».
Lo spettacolo ci sarà il 3 novembre al Teatro dei Marsi