AVEZZANO – Dal sollecito, allo scadere del termine della campagna dedicata alla lotta contro il tumore al seno, di aderire alla prevenzione, abbiamo quest’oggi voluto raccogliere la testimonianza di chi sulla propria pelle ha detto: grazie alla prevenzione. Speriamo se ne possa fare tesoro.
Lucia Ottavi, una giovane donna, una mamma come ce ne sono tante e poi….il suo racconto.
“Si deve parlare di prevenzione, più se ne parla meglio è! L’unica arma di difesa che noi abbiamo è la prevenzione. Se si scopre in tempo il tumore ha delle possibilità di essere debellato, se ce ne accorgiamo tardi si possono fare tutte le chemio che vuoi, ma questo male non lascia scampo. L’importante è prevenire, fare i controlli.” Lucia lo dice con fermezza, ma quasi come una preghiera.
“La mia esperienza inizia, casualmente, con la palpazione, facendomi la doccia. Ho sentito un piccolo nodulo al seno sinistro, che prima non c’era. Sono quindi andata subito dal medico, poi entro una settimana sono andata a fare un’ecografia. Poiché il nodulo era piccolo, il medico mi ha consigliato di aspettare il termine del ciclo per vedere se poteva essere una ghiandola ingrossatasi, che poi sarebbe sparita. Ma così non è stato.
Ho incontrato la dott.ssa Simona Felici, dell’equipe del dott. Alberto Bafile direttore del reparto di Senologia dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, mi ha controllato il nodulo, pur se di minima grandezza, ma con margini irregolari, vista la mia giovane età, ha deciso di fare una biopsia. Quella decisione mi ha salvato la vita.”
“Il risultato mi è giunto il 3 gennaio 2018, era un tumore. Tutto il mondo mi è precipitato addosso. Quando arriva questa diagnosi parte il protocollo: mammografia, risonanza, dalla quale si è visto che era solo la punta di un iceberg, il 31 gennaio sono stata operata. Un tumore bruttissimo un G3 al primo stadio che se, tramite il coinvolgimento dei linfonodi, fosse penetrato ancor di più, non sarebbe stato semplice sconfiggerlo. L’hanno preso in tempo.”
“Ho dovuto subire una mastectomia con ricostruzione immediata del seno, con protesi, perché il tumore era di 4cm. I margini erano per fortuna indenni, il che vuol dire che lo hanno potuto asportare tutto. Ho dovuto, vista la gravità del tumore, fare sei cicli di chemio, a cui hanno fatto seguito TAC, scintigrafie e adesso faccio i controlli, circa, ogni 5 mesi.”
“Io sono ancora qua” è stata una manifestazione che ho organizzato, nata dall’ultima chemio fatta il 19 luglio 2018. Dentro di me ho pensato che dovevo fare qualcosa, perché spesso quando si deve sostenere una battaglia come questa, perché di battaglia di tratta, gli altri non comprendono. La vita di ognuno di noi non è semplice, c’è chi deve fronteggiare battaglie più difficili, chi più semplici. Ognuno comunque le deve affrontare. Penso che chi si trova a combattere malattie come queste, sa di essere di fronte alla morte.”
“Tutti siamo consapevoli che la nostra vita finirà. Non ci pensiamo, riteniamo che non può accadere a noi. Poi succede a te, a te che sei una giovane mamma con due bambini piccoli, e la prima cosa a cui pensi sono loro, i tuoi bambini, le persone care che potresti lasciare, perché quella possibilità ce l’hai davanti. Allora gridi no, io devo lottare, e cacci una forza che nemmeno pensi di avere e diventi un guerriero. E’ la verità. “
“Le sofferenze che una persona prova durante le chemioterapie, sono indescrivibili, ho sempre detto ogni volta: “Vado all’inferno e poi ritorno”. E’ veramente devastante. Quando arrivi a dover affrontare tutto questo, ti scatta dentro qualcosa, o almeno a me è scattato un qualcosa, ed è per questo che voglio aiutare chi come me ha dovuto, o deve, passare questo inferno. Perché poi degli angeli sul cammino li incontri. Come la dottoressa Katia Cannita, dirigente dell’ Uoc di Oncologia Medica dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila. Sono quelle persone che ti sostengono veramente, così come quelle che vivono la stessa tua esperienza, perché nessun altro può, purtroppo o per fortuna, comprendere. Quindi mi sono detta debbo fare: qualcosa perché se ne deve parlare. Io non mi sono mai sentita una malata, ma una guerriera. Ne ho conosciute tante di guerriere, vere guerriere, che purtroppo non ce l’hanno fatta, che hanno passato l’inferno, pur continuando a sorridere, con una forza che solo chi ha di fronte la morte può fare. Sempre con quel sorriso, vero, che tutti dovremmo avere. Noi spesso ci lamentiamo per tante di quelle cavolate, potremmo vivere un’esistenza felice e invece ci si lagna sempre anche per le piccole cose. Chi avrebbe il diritto di farlo, invece, affronta tutto con il sorriso. Una mia amica, che ora non c’è più, mi ha fatto capire il vero senso della vita, lei aveva solo 37 anni. Questi sono gli esempi da seguire, chi sa combattere, consapevole della propria fine, da guerriero, con il sorriso.
“Io sono ancora qua” più che una manifestazione di beneficenza, con uomini e donne che stanno lottando contro il male, è stata una sorta di passerella, il cammino della rinascita, come grandi guerrieri, che sostengono io sono qua, sto combattendo e ce la posso fare, dovete combattere anche voi, e non mollare. Non bisogna mai dire che una persona che lotta contro il male è un malato, nessuno lo è, sono tutti guerrieri. Perché solo dei guerrieri riescono ad affrontare la vita con sacrificio e con dolore.
Spero di aver fatto comprendere cosa voglia dire l’importanza della prevenzione.
Grazie Lucia, grazie guerriera!