AVEZZANO – “Quale città?” è stato questo l’interrogativo attorno al quale si è dipanato il dibattito voluto dai responsabili del centro servizi di volontariato Gino Milano e Nicola Gallotti, svoltosi nella sala don Orione di via Corradini, per cercare di capire in che direzione si stia muovendo la città di Avezzano, oramai commissariata dallo scorso giugno.
Proprio a tale scopo il centro servizi di volontariato ha promosso un incontro sullo “stato dell’arte” volutamente apolitico, ed aperto a cittadini ed organizzazioni, per riflettere e confrontarsi su programmi, personalità e risorse su cui puntare per restituire ad Avezzano un ruolo di centralità.
Presenti molte delle personalità che hanno partecipato alla vita politica della città marsicana, tra cui gli ex consiglieri comunali di “Responsabilità civica” Donato Aratari, Antonietta Dominici Alessandro Pierleoni e Vincenzo Ridolfi, ai quali si deve la caduta dell’amministrazione De Angelis.
“C’è un centro di organizzazione del sociale – afferma Gino Milano – dove afferiscono varie associazioni che si chiedono cosa stia succedendo, con chi si potrebbe parlare e confrontarsi, qual è il programma futuro che ci sarà per il sociale. La città è di Destra o di Sinistra o è un progetto di città?”. Questo è l’interrogativo da cui si parte e che viene rivolto ai partecipanti all’incontro.
“L’invito – continua Nicola Gallotti – è quello di raccogliere le istanze che vengono dal mondo del volontariato e del sociale per aprire un dibattito pubblico e costruire insieme dei programmi che guardino al futuro. Abbiamo voluto questo confronto proprio per capire che apporto potremmo dare noi civici che rappresentiamo un mondo cuscinetto tra quello della gente comune e quello della politica, che ormai si guardano da lontano”.
Al di là della Destra o della Sinistra, che restano riferimenti ideologici importanti, e a prescindere dalle coalizioni politiche c’è il bisogno di costruire una città diversa e solidale. Per l’ex consigliere Alessandro Pierleoni bisognerebbe fare un discorso di comunità a difesa del territorio al di là delle casacche politiche. Raccogliere le istanze per sintetizzarle e portarle avanti. Anche secondo Roberto Verdecchia -“il civismo deve coesistere con i Partiti, in quanto ci sono persone con le quali si potrebbe riuscire a creare qualcosa di meraviglioso e diverso per la città di Avezzano ed interrompere il clientelismo che oggi attanaglia la città, con i dirigenti, che in questo momento di commissariamento bloccano l’amministrazione nel naturale svolgimento delle attività.” I toni dall’avvocato Verdecchia sono fermi e imprescindibili, – “ diamo una risvegliata a questa città, al di là dei partiti, ci vuole coraggio, – conclude – oggi chiediamo il coraggio, il coraggio per dare una linea comune di programmazione tra partiti e civismo.”
Non è, invece, dello stesso avviso l’avvocato Alfredo Chiantini che vede con preoccupazione la nascita di centinaia di liste elettorali civiche ritenute negazione della democrazia e dove ognuno rappresenta se stesso. “I Partiti – afferma l’avvocato – per liquidi che siano, continuano ad essere la sede della democrazia, è al loro interno che si fa politica. Le liste civiche se non hanno contenuto sociale non servono a nulla”.
Francesco Eligi, del M5S, dal canto suo ritiene che la questione sia chiedersi cosa comporti un determinato metodo politico. In base al suo pensiero, “un’abnormità di liste civiche porta al nulla di fatto ed alla rappresentanza di se stesso. Per questo andrebbe concordato prima quali candidati civici sostengano realmente il sindaco entrante e quante garanzie possano dare quei complessi civici per portare avanti un progetto di programma”.
L’ex consigliere Vincenzo Ridolfi, rispondendo all’avvocato Chiantini, afferma che “il civismo non è un valore assoluto, tuttavia bisognerebbe interrogarsi sul perché nasce come fenomeno. Il civismo – continua – è una conseguenza diretta della scarsa capacità dei partiti tradizionali di dare delle risposte tempestive ai problemi”.
L’Avvocato Leonardo Rosa ha, infine, dichiarato che “bisognerebbe strutturarsi in un organismo che possa rendere più efficace l’azione amministrativa, essere più competenti ed incisivi e per fare ciò si cerca di inserirsi in un contesto politico. Tuttavia, ci si rende presto conto che oggi si vive nel qualunquismo poiché non ci si trova più di fronte ad una identità ideologica come succedeva in passato, ma tutto è confuso e paludoso. Bisognerebbe ripartire da un modo sano di vedere le cose, dal buonsenso e dalla competenza”.
Ciò che è emerso con forza dal dibattito è che si sente la necessità di ripartire da Avezzano per restituire alla città quella centralità che è stata persa, anche nelle sedi di rappresentanza. Guardare al futuro, anche con l’aiuto del centro servizi di volontariato, per costruire programmi che permettano alla città di riappropriarsi dei propri spazi.