AVEZZANO – Il grande Albert Einstein asseriva che: “La teoria è quando si sa tutto ma non funziona niente. La pratica è quando tutto funziona ma non si sa il perché. In ogni caso si finisce sempre con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.”
L’applicazione più vera del grande scienziato è data dall’arrivo, nella nuova unità di radiologia, di un moderno macchinario che però nessuno riesce a utilizzare e non si capisce bene il perché.
Tutto questo ricade a cascata sull’efficienza del pronto soccorso poiché, gli operatori socio sanitari, sono costretti a portare i pazienti al reparto di radiologia centrale durante le urgenze.
Le problematiche emergenti palesate dai tecnici di radiologia, sono focalizzate sulla dislocazione di un tubo troppo in basso rispetto alla normale posizione, creando complesse difficoltà di movimentazione manuale del paziente, soprattutto in situazione di emergenza.
La disorganizzazione maggiore è dovuta dalla mancanza di OSS in operatività stabile nella nuova unità, ciò comporta, continuamente, di avvalersi degli operatori socio sanitari del pronto soccorso costretti a lasciare il loro reparto per rimanere in radiologia, in attesa della procedura sanitaria.
Il problema potrebbe essere facilmente risolto affiancando ai tecnici un OSS fisso.
Tanti i disagi che ne conseguono, pazienti trasportati lungo i corridoi, chi sulle sedie a rotelle chi addirittura sulle barelle, sottoposti allo sguardo indiscreto delle persone, e davvero tanti i km percorsi che sfiancherebbero chiunque.
Le domande essenziali che ci si pone sono: questa nuova macchina ha stabilito i parametri e l’importanza dell’ergonomia? Ha passato il collaudo ambientale, considerando che durante il suo funzionamento emana RX nocivi alla salute? Sono sicuri o a rischio coloro che lavorano all’interno dell’ambiente?
Domandare è lecito, rispondere è cortesia.