AVEZZANO – In un post apparso su FB figura il testo che segue. Nella figura lo screenshot del post originale su FB.
Piazza del mercato – qualche considerazione
Gli articoli giornalistici in circolazione non trattano il progetto di riqualificazione nella sua interezza, né mettono in evidenza il suo vero significato, già pubblicamente divulgato in comune nel marzo 2018; piuttosto ne strumentalizzano un singolo aspetto, distorcendo tra l’altro il concetto di manutenzione del patrimonio arboreo urbano.
In epoche recenti lo spazio della piazza si è configurato come “area residuale”; il progetto nasce per restituire a quello spazio l’antica vocazione di “Piazza del Mercato” e non solo: sarà una area polifunzionale e flessibile che ospiterà mercatini a km 0, mercato mattutino, mercatini stagionali, street food locale, manifestazioni, concerti o attività teatrali e associazionistiche. Giornaliere e notturne.
Come coprire un’area del genere evitando di chiuderla nel cemento o nel legno lamellare?
Partendo da una struttura ombreggiante che lasci passare la luce naturale del sole, sotto la quale poter alzare gli occhi e vedere il cielo, e integrandola all’unico elemento veramente riconoscibile nel tessuto urbanizzato di Avezzano post terremoto, l’albero, protagonista con le linee architettoniche e con la presenza di alberi rinnovati a cornice dell’intero perimetro.
Il progetto nella sua prima fase, infatti, prevede il mantenimento degli alberi esistenti e la messa a dimora di altri sei alberi sull’altro lato, dove oggi mancano.
Dunque, al contrario di quanto vuole far passare una certa informazione “emozionale”, il tanto “cavalcato” (perché di questo si tratta in realtà) taglio degli alberi non dipende affatto dal progetto di riqualificazione.
Come un terremoto o una frana, gli eventi meteorologici violenti (vedi quello del mese scorso), difficilmente sono prevedibili e quando accadono si possono verificare pericoli inattesi per i cittadini. Soprattutto se non sono state eseguite le dovute opere di prevenzione indiretta.
Dunque, l’amministrazione ha voluto affiancare alla riqualificazione della piazza un intervento di manutenzione del patrimonio arboreo, che non è solo potatura, ma anche e soprattutto il ringiovanimento, previsto quando un albero, anche se non malato, raggiunge dimensioni incompatibili con il tessuto urbano. Verranno quindi messi a dimora 11 nuovi alberi.
Un platano, alto intorno ai 20 mt, trova opportuna dimora in un parco, o in un ampio giardino; difficile integrarlo in pieno centro urbano, accanto a edifici più bassi. L’errore è stato fatto al momento della messa a dimora, scegliendo l’essenza sbagliata; oppure venti o trenta anni fa, quando sarebbe stato opportuno operare di ringiovanimento, come da manutenzione prevista nelle aree urbane.
Ecco cosa è accaduto ad un albero di piazza risorgimento il 10 luglio scorso; la foto lo ritrae dopo lo spostamento del tronco spezzato dalla carreggiata.
Fortuna non ci fossero macchine parcheggiate, né adulti e bambini.
E questa è la fotografia che illustra il post medesimo.
Ora vediamo di compiere qualche riflessione che ponga un po’ di ordine sulla questione così come descritta ed analizzata dal Tecnico in questione:
1) In epoche recenti lo spazio della piazza si è configurato come “area residuale”;
2) Il progetto nella sua prima fase, infatti, prevede il mantenimento degli alberi esistenti e la messa a dimora di altri sei alberi sull’altro lato, dove oggi mancano;
3) Un platano, alto intorno ai 20 mt, trova opportuna dimora in un parco, o in un ampio giardino; difficile integrarlo in pieno centro urbano, accanto a edifici più bassi. L’errore è stato fatto al momento della messa a dimora, scegliendo l’essenza sbagliata; oppure venti o trenta anni fa, quando sarebbe stato opportuno operare di ringiovanimento, come da manutenzione prevista nelle aree urbane;
4) Ecco cosa è accaduto ad un albero di piazza risorgimento il 10 luglio scorso; la foto lo ritrae dopo lo spostamento del tronco spezzato dalla carreggiata.
Allora, innanzitutto rileviamo che, a parte il fatto che uno spazio non si autoconfigura, non è detto chi abbia e come qualificato un’area del centro urbano come “residuale”, visto che è ancora utilizzata come area per mercato al minuto allo scoperto. E’ stato compiuto anche il restauro conservativo dell’edificio a sud, quindi tanto residuale tale area non era.
Riguardo al secondo punto, si deve rilevare che se gli alberi son stati tagliati allora si è già in una successiva fase di progetto… Ma a questo punto ci si deve chiedere chi sia il Direttore dei Lavori…
Poi c’è la questione che gli alberi centenari o quasi sarebbero dovuti esser censiti entro un apposito elenco per il MIBACT o, comunque, per la Soprintendenza… È stato fatto? E quali i risultati?
Riguardo al punto 3) (transeat sulla indicazione della unità di misura “mt” in luogo della corretta “m”), si legge con ipotetiche conoscenze di oggi, non meglio specificate e giustificate, le impostazioni del 1921 o del 1927 e non si considera che gli alberi, anche in arredo urbano, vadano “coltivati”, manutenuti.
Sul punto 4) si può conciliare sul fatto del rischio ma l’albero della foto è ben diverso da quelli della, ormai antica e desueta, Piazza del Mercato (ora si chiamerà, probabilmente, Market Place o Market Square, come quella di Desmond and Molly Jones di Obladì-obladà) quindi l’analogia sul rischio è viziata dalla eguaglianza degli oggetti a potenziale rischio.
Questo è quanto, e nulla risulta più chiaro…