ROMA – Quando si parla di fantasmi nella città Eterna, sovviene il film di Pietrangeli del 1961 “Fantasmi a Roma” nel quale recitò un cast di tutto rispetto: Eduardo De Filippo, Vittorio Gassman, Sandra Milo, Marcello Mastroianni, Belinda Lee, Tino Buazzelli, Claudio Gora, Franca Marzi, Enzo Cerusico, Lilla Brignone, tutti deceduti tranne la Sandrocchia Nazionale, sempiterna e che, a mio avviso, a fine giornata viene riposta sotto formalina. Non manca all’appello il regista, Antonio Pietrangeli, anche lui passato a miglior vita, quindi-quale miglior incipit per la nostra chiacchierata: un film di morti per scrivere di morti?
Girare per il centro di Roma è suggestivo e le serate d’estate molto piacevoli ma… c’è il rischio di incontri come dire … inconsueti, ecco.
Quante volte siamo stati fermati da qualcuno che ci chiede una sigaretta? Se, però, passeggiate, di notte, nei pressi di Castel Sant’Angelo, è possibile che incontriate, al contrario, un uomo avvolto nel suo ampio mantello scarlatto, che offre sigarette ai passanti: chi mai sarà?
lo spirito di Mastro Titta (al secolo Giovanni Battista Bugatti), il boia di Roma, avvezzo ad offrire un’ultima sigaretta al condannato e che pare mantenga nottetempo questa abitudine.Mentre ce ne stiamo lì a fumare la sigaretta offerta dalla cortese apparizione, percorriamo Ponte Sant’Angelo che è proprio di fronte a noi e se siamo capitati nella notte tra il 10 e l’11 settembre, vedremo puntualmente venirci incontro Beatrice Cenci, il fantasma più famoso di Roma, mentre cammina, silenziosamente, tenendo fra le mani la sua testa.
Dovete sapere che la giovane donna romana era vittima delle violenze e degli abusi paterni ai quali, un bel giorno, diede termine macchiandosi di parricidio, La conseguenza fu di essere, poi, condannata alla decapitazione assieme a tutta la sua famiglia. Tanto per la cronaca, all’esecuzione erano presenti Artemisia Gentileschi e Caravaggio. Unico salvo fu il fratellino Bernardo data la giovane età ma condannato sia al carcere a vita sia vedere l’esecuzione della famiglia. Il giovinetto ne uscì pazzo e fu internato in un manicomio dove morì e ne fu perso il corpo. Da allora Beatrice vaga per Roma alla ricerca del corpo del fratellino per seppellirlo
Passeggiare la notte per Roma è bello, si diceva precedentemente e allora, dopo aver tirato tardi a Piazza del Popolo seduti ai tavolini del bar Rosati, smaltiamo l’accumulo gastronomico facendo una capatina al “muro torto” , strada che parte da Piazza del Popolo (dove c’era la vera tomba di Nerone) e arriva a Porta Pinciana ed è uno dei luoghi più frequentati dai fantasmi.
Qui esisteva un cimitero sconsacrato in cui erano seppelliti ladri, vagabondi, meretrici e giustiziati, tutta gente che si riteneva non dovesse riposare su terra consacrata e i cui spiriti vagano ancora alla ricerca di vendetta contro coloro che li condannarono, perciò, alla pena eterna. Tra questi le anime di Targhini e Montanari, i due carbonari giustiziati sotto Leone XII, nel 1825 (ricordate il film di Magni “Nell’Anno del Signore”?). Pare che la notte passeggino con le teste in mano, dando i numeri da giocare al Lotto ai coraggiosi che sostengano il loro sguardo.
Qualcuno dirà: ” questo Leo scrive di cose fantasiose e inesistenti” Ebbene volete toccare con mano oh miei novelli San Tommaso? Andate al numero civico 12 del Lungotevere Prati dove troverete una splendida chiesetta gotica, quella del Sacro Cuore del Suffragio. La chiesetta è bellina e molto simile a un Duomo di Milano in miniatura. Il Tempio ospita all’interno, nei locali della sacrestia, un’esposizione di documenti e testimonianze che proverebbero l’esistenza del Purgatorio. Il museo delle Anime del Purgatorio, così si chiama, fu realizzato in seguito ad un avvenimento miracoloso verificatosi nella cappella dell’associazione del Sacro Cuore nel 1897, quando nel corso di un incendio apparve ai fedeli l’anima di un defunto la cui effigie rimase impressa sulla parete
La maggior parte delle testimonianze colà custodite consistono in oggetti sulla cui superficie sono rimaste impresse bruciature con la forma delle dita e delle mani delle anime del Purgatorio che si sono palesate. Il museo vi è piaciuto? Si? No? E allora passate ponte (a Roma così si dice quando si attraversa il Tevere da una sponda all’altra) e andatevi a vedere, di fronte, il museo napoleonico (senza fantasmi)
L’Urbe è scenario anche di storie romantiche come quella straziante che vede protagonisti il Conte di Cagliostro e la bella moglie Lorenza.
Lorenza Serafina Feliciani era una giovane donna di Roma che, per la sua bellezza e forte personalità, attirò su di sé le attenzioni di Giuseppe Balsamo meglio conosciuto come Alessandro Conte di Cagliostro. Dalla frequentazione al matrimonio il passo fu breve: ma vissero felici insieme? Non è dato saperlo, ma pare fosse una bella coppia di imbroglioni.
A causa dei suoi traffici ritenuti all’epoca più che “paranormali, “paralegali”. Cagliostro venne presto arrestato e rinchiuso a Castel Sant’Angelo per essere poi condannato alla reclusione fino alla morte., grazie anche alla testimonianza non proprio sincera della moglie che così evitò il carcere. Spirò in una cella nella fortezza di San Leo nell’Appennino tosco romagnolo… Da allora in certe notti si odono sussurri e lamenti, giù per i vicoli del Babbuino, provenire da un’ombra evanescente: sarebbero quelli della bella Lorenza che vaga, disperata, fino al luogo ove fu arrestato Cagliostro; e li in un grido soffocato conclude il suo penare per riprendere il tutto la notte successiva.
Voglio farvi sorridere:
Una volta, davanti a San Pietro non c’era l’attuale piazza, ma un piazzale fangoso che mal s’addiceva a cotanta basilica. Papa Sisto V, per adornare quella specie di sterrato, fece trasportare da Domenico Fontana, per mezza Roma, abbattendo case e negozi, un obelisco da porre davanti alla Basilica e che per gli astanti dell’epoca, una volta eretto, pareva un monumento enorme. Per raccontare gli aneddoti legati al trasporto del monolite non basterebbe un intero articolo, comunque l’obelisco, ad oggi è ancora lì ma non sembra più così enorme e sapete perché? Per colpa del colonnato del Bernini. che oggi abbraccia la piazza.
Costruita l’opera faraonica, infatti, l’obelisco, nel confronto, perse di imponenza e quella boccaccia di Pasquino non si fece mancare l’occasione per parlare:
Col ciglio rabbuffato
E l’occhio mesto
Erra pel Vatican l’ombra di Sisto
E va tra sé dicendo “O Cristo, o Cristo
M’hanno messo l’aguglia entro d’un cesto!”
L’aguglia era naturalmente l’obelisco e il cesto il colonnato.
Potrei continuare per ore sui fantasmi e curiosità romane che spesso si intersecano ma s’è fatto tardi, però volendo spigolare su qualcosa di veramente insolito, anzi forse unico in Italia. Andate a Sant’Omero vicino Teramo, al lavatoio della Fonte Vecchia: potrete trovare non solo fantasmi ma racconti sulle aggressioni da parte di… Lupi Mannari.