di Pierluigi Palladini
AVEZZANO – C’era una volta il Tribunale di Avezzano, e se la storia va avanti in questo modo la conclusione non sarà “e vissero felici e contenti” ma “e furono trasferiti tutti a L’Aquila”. In sostanza una sorta di “Bella Addormentata” dove il finale si ferma quando la ragazza si punge col fuso e la città viene sospesa nel sonno, fuori dal tempo e dalla realtà e accerchiata da alti roveti spinosi.
Questo è quello che potrebbe capitare ad Avezzano in tempi anche piuttosto rapidi. A farcelo intuire sono le condizioni in cui versa il Tribunale. Minacciato di chiusura, con una deroga che è solo una deroga, non è un nuovo dettato normativo e, soprattutto, senza che vi sia alcuno a rappresentare gli interessi della Marsica e di Avezzano in Parlamento, fatta eccezione per gli amici del “Patto per Avezzano” del Sindaco di Avezzano che sono tutti teramani e aquilani. Per il Tribunale di Avezzano è in corso una sostanziale eutanasia. E prima di arrivare a quel che abbiamo appreso proprio in queste ore, vogliamo riportare quel che dicono la maggior parte degli avvocati, per lo meno quelli che non han paura di dire come la pensano. In sostanza l’attività è ferma e rallentata, non si riesce ad andare avanti speditamente e sono frequentissimi i rinvii di udienze a date lunghissime. Questo perché pare difficoltoso fare i conti con la carenza di personale.
E qui arriva la nostra scoperta. Proprio in queste settimane, infatti, sono stati pubblicati i posti messi a concorso per Assistenti Giudiziari, assegnazione Corte d’Appello di L’Aquila, totali 54 di cui 31 in prima assegnazione, 17 gennaio 2018, e 23 in seconda assegnazione, 15 marzo 2018. Per fare la verifica se vi diciamo una stupidaggine o meno potete andare a confrontare quel che scriviamo con le tabelle pubblicate sul sito del Ministero della Giustizia, voce concorso assistenti giudiziari. Inutile che scorriate ripetutamente l’elenco, la dicitura Tribunale di Avezzano, oppure, Procura di Avezzano, non la troverete mai. Nonostante uno scoperto di organico di oltre il 40%, con una mole di lavoro crescente ed impressionante, resa ancora più carica dall’arretrato, Avezzano non ha meritato un usciere, un messo, un addetto alle pulizie, una quisquilia, una pinzellacchera di addetto a qualche cosa. Nulla. Nicht. Nada. Nothing. I dipendenti superstiti, è proprio il caso di dirlo, sono sull’orlo di una crisi di nervi e non ce la fanno a correre dietro a tutte le incombenze, che in un modo o in un altro, debbono comunque compiere.
Avezzano era, è e resterà in carenza di organico e senza i dipendenti che scrivono le sentenze, fanno camminare i provvedimenti, e, insomma, fanno girare la macchina della burocrazia della legge, non c’è Tribunale che possa resistere. Insomma, come detto qualche mese fa, inascoltate cassandre, come al solito, inutile chiudere l’Università per mantenere ciò che rischia di restare solo un nuovo scatolone di cemento e pietra. Abbiamo già il nuovo municipio da sistemare e altri guai non servono. Ciò comporterà una minore attrazione per eventuali investitori e tanti disagi per la popolazione.
E allora, la verità è una sola, al di là delle panzane della politica e di qualche istituzione locale, dei proclami di rivolta dei masanielli tribunalizi di turno, delle barricate virtuali promesse qua e là nel Palazzo di Giustizia, senza una nuova legge, e quindi senza l’impegno di parlamentari locali, Avezzano vedrà morire il suo tribunale.
Quindi si alzeranno alti rovi che circonderanno il regno, un sonno di cento anni pervaderà tutti e sarà il silenzio e l’oblio.