AVEZZANO – Luciano De Crescenzo, quello di “32 Dicembre” e di “Così parlò Bellavista”, ingegnere di professione, dapprima e, poi, un po’ istrione, un po’ filosofo, un po’ personaggio, se ne è andato alla chetichella in compagnia di Camilleri e magari di tanta altra gente, ma di loro conosciamo le gesta, il pensiero gli scritti…
E forse proprio questo pensiero può suonar bene per uno che ha sorriso su tanti aspetti della filosofia però, in verità, restituendole anche un volto più umano.
Di sé stesso scrisse: “Credo di essere una di quelle scalette con soli tre gradini, che si trovano nelle biblioteche e che consentono di prendere i libri dagli scaffali che stanno più in alto.”
Che a ben guardare fa riflettere, specie in un mondo dominato dal famoso smartphone, quello inventato per andar dietro all’i-phone di Steve Jobs che ha inondato il mondo con il suo prodotto, ma, sembra e lo dicono alcuni, si sarebbe ben guardato dal darlo ai suoi figli…
Di De Crescenzo non si può non lodare l’idea di relativizzare passato, presente e futuro come fa in “32 Dicembre” e, in questo, propone un modello che potrebbe anche ricollegarsi ai discorsi di Luigi Fantappié sugli stessi passato, presente e futuro.
Personaggio spiritoso, gioviale, ha saputo sorridere e far sorridere su argomenti serissimi, senza svilirli, anzi trovando in loro spunti di riflessione attualissimi, specie in un mondo nel quale le “idee” sembrano tornare di grande interesse in contrasto col razionalismo aristotelico della scienza.
Una sua frase colpisce, in questo nostro mondo nel quale esistono tante parole scritte e dette sul Nord ed il Sud: “Si è sempre meridionali di qualcuno…” che come aforisma è niente male! Chissà cosa ne pensano lombardi e tedeschi: i primi sono a meridione rispetto ai tedeschi, ma i tedeschi sono più a sud, pardon, meridione della Svezia…