Si spegne la storica piramide sulla collina di Riccione che da un trentennio era il simbolo della più famosa discoteca in Italia, tra le più note al mondo.
Il tribunale di Rimini ha dichiarato fallita la società Gruppo Cocoricò srl, non ammettendo la richiesta di concordato preventivo con riserva di inizio anno. Si spegne definitivamente, almeno per il momento, la storica piramide sulla collina di Riccione che da un trentennio era il simbolo della più famosa discoteca in Italia e tra le più note al mondo. Tra i motivi del fallimento i forti debiti che la società aveva nei confronti dell’erario. Anche il comune di Riccione, che ha preferito non commentare la situazione, vantava decine di migliaia di euro di Tari non versata. Il tribunale ha nominato curatore fallimentare il commercialista Francesco Bugli. Gli storici marchi del locale ora finiranno all’asta.
L’inaugurazione della piramide e del Cocoricò, ricorda Il Sole24Ore, avvenne la sera del Ferragosto del 1989, “ma il locale prende il volo (si può dire, per un club che ha rubato il nome al verso del pappagallo) solo l’anno dopo. Alla piramide negli anni si aggiungono altre sale, battezzate in maniera decisamente evocativa: il privé Titilla, l’ambient room Morphine, la Ciao Sex (definita piccolo spazio per chi non si prende molto sul serio), la Strix, all’interno del bagno delle signore. Musica, performance teatrali, reading, sperimentazioni, allestimenti sempre in mutamento secondo le tendenze. Anzi, anticipandole. Si esibiscono, anzi, come si suol dire “suonano” tutti i dj del momento, da tutto il mondo”.
Con gli inizi degli anni 2000 però cambia tutto e il locale inizia un periodo di decandenza, complice la morte di un ragazzo avvenuta nel 2015 per abuso di sostanze stupefacenti.
“I guai della discoteca”, scrive Il Fatto Quotidiano, “sono iniziate con tasse non pagate, sia all’Erario sia al Comune di Riccione. Poi si sono aggiunte indagini penali condotte dalla Guardia di Finanza, fin dal 2012 per evasione d’Iva, e per finire i più recenti problemi legati ai mancati pagamenti di artisti, tra cui il dj Graby Ponte che ha chiesto il sequestro dei marchi Titilla e Memorabilia. A gennaio la Guardia di Finanza aveva disposto un sequestro preventivo per oltre 800mila euro nei confronti della nota discoteca riccionese: la somma corrispondeva all’importo delle imposte risultate evase da alcuni accertamenti fiscali eseguiti nel 2018, come riferito dalla Guardia di Finanza”.