Tre immagini della Piazza del Mercato.
Tre immagini di qualcosa che domani potrebbe essere assai diversa.
Dopo decenni di discussione sulla Piazza del Mercato, discussioni anche sul fatto se fosse “un luogo” oppure un “non luogo”, ovvero avesse una sua riconoscibilità identitaria oppure non l’avesse.
A tal proposito va ricordato che il “non luogo”, teorizzato e definito da Mark Augé – antropologo francese – si contrappone ai cosiddetti luoghi antropologici e si deve considerare come un prodotto della società moderna, incapace di integrare in sé i luoghi storici confinandoli e banalizzandoli in posizioni limitate e circoscritte alla stregua di “curiosità” o di “oggetti interessanti”. I nonluoghi sono incentrati solamente sul presente e sono altamente rappresentativi della nostra epoca, che è caratterizzata dalla precarietà assoluta (non solo nel campo lavorativo), dalla provvisorietà, dal transito e dal passaggio e da una sorta di individualismo solitario. Le persone transitano nei nonluoghi ma nessuno vi abita o li vive.
Tuttavia, la Piazza del Mercato ha una sua dimensione particolare che va al di là delle vulnerazioni subite (è divenuta anche parcheggio pomeridiano) o al fatto, positivo, che sia divenuta luogo di spettacolo con concerti e eventi teatrali.
Essa resta tuttavia, ancora, l’agorà, forse l’unica Piazza effettivamente configurata come tale di Avezzano. Basta giardare i due elementi d’angolo a Nord-ovest per rendersi conto di questo fatto. Non ci si affaccia in tal modo su una piazza che non sia tale.
Ebbene, nel quadro della ipotesi di “far la Città più bella” dell’Amministrazione appena caduta, questa Piazza sta per essere trasformata con un intervento che potrebbe anche essere interessante se non fosse che, ed è lecito porre la questione, viene calato su di essa con, forse, scarso collegamento storico e contestuale sia delle forme che del contributo al paesaggio urbano.
La Piazza, nata dopo il 1915 e determinata nel suo assetto con tutta probabilità fra il 1921 ed il 1927, ha sul sul lato est alcuni alberi secolari che svettano nel cielo con una chioma rigogliosa e a nord dei tigli forse meno pregiati.
Un funzionario comunale, dicunt, avrebbe liquidato la questione del taglio degli alberi storici che sono sulla Piazza dicendo “…si debbono tagliare sennò chi toglierebbe le foglie da sopra le pensiline che andremo a installare?” con buona pace delle possibilità di progetto che si può studiare ed inserire nel contesto anche e soprattutto tenendo conto degli alberi che sono comunque un patrimonio cittadino e comunitario.
In tal senso la Legge n° 10/2013 che ha istituito l’elenco degli alberi storici e che il Comune avrebbe dovuto compilare (e non si sa se l’abbia fatto), ma anche il Testo Unico sul paesaggio ed i beni culturali, monumentali ed ambientali (D. Lgs. n° 42/2004 e sue successive aggiunte e modifiche). Il progetto dovrebbe essere stato rivisto dalla Soprintendenza ma non è noto se il parere ha riguardato il progetto nella sua interezza o anche i dettagli specifici dello stesso, tipo il taglio degli alberi.
Eppure se sarà attuato il progetto, quello della successiva immagine,
potrebbe mutare i luoghi, anche con una perdita identitaria, ovvero da spazio aperto a spazio coperto o semicoperto e comunque delimitato, reso controllato da superfici che lo racchiudono, ma questo potrebbe essere anche un fatto da riflettere meglio. Il problema sono gli alberi storici, perché se verranno tagliati costituiranno elemento di possibile danno ambientale e forse anche erariale, visto che sarebbero un bene monumentale e dunque non replicabile, surrogabile e ricostituibile dopo l’ablazione.
Ieri c’è stato un viavai di tecnici comunali per acquisire informazioni e cognizioni sul luogo, però solo oggi dal 1993 si sono accorti che esiste una colonnina di servizio, per rendere disponibile energia elettrica alle bancarelle, che sicuramente non è a norma…
Come si vede manca qualsiasi sistema di manovra ed azionamento (sezionatoree interruttori magnetotermico e differenziale) ed i capi dei cavi non sono protetti o messi a terra (almeno per quel che si vede…).
L’ultima immagine è emblematica:
la fine degli alberi è sancita da un cartello con i numeri di una ordinanza…
Unica speranza di salvezza al momento è la richiesta al Commissario ed ai Dirigenti preposti di applicazione delle norme di autotutela…