CAPISTRELLO – 4 giugno 1944 – 4 giugno 2019. Sono passati 75 anni, ai più sembrerebbe un tempo lontanissimo eppure, il ricordo di quella terribile giornata è scolpita nella memoria di tante persone che quel giorno subirono una tremenda tragedia.
In poche ore furono private degli affetti dei loro cari, che ebbero la sola sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Uomini intenti a custodire, lontano dai centri abitati, quel poco che avevano e che dovevano nascondere agli invasori.
Persone semplici, rispettose ma inermi contro l’arroganza, la forza e la violenza. Solo due giorni più tardi, con molta probabilità, le cose sarebbero cambiate per loro, per Roma e per le sorti di tutti questi luoghi. Solo due giorni dopo iniziava in Francia lo sbarco alleato che cambiò anche in quel caso le sorti del conflitto.
Per gli inermi uomini che avevano scelto la montagna tra Luco e Capistrello il destino aveva riservato una sorte drammatica. Rastrellati con quel poco che avevano e scortati dietro la minaccia delle armi da nazisti e fascisti, furono condotti, attraverso un sentiero di montagna sino alla stazione ferroviaria di Capistrello.
Era l’alba quando, in barba ad ogni trattato e non tenendo conto degli aspetti umani, qualcuno prese la tragica ed assurda decisione. Portati di fianco ad un cratere scavato da una bomba, all’incirca nel luogo dove oggi sorge il Monumento ai 33 Martiri, senza far distinzione tra giovani e anziani, tra padri e figli, tra italiani e altre nazionalità, ad uno ad uno furono condotti nella buca e freddati con un colpo di pistola. Era l’alba anche se giorno pieno, in tanti udirono i colpi, qualcuno seminascosto (come raccontano le cronache) assistette alla tremenda scena.
Nulla però poté per salvare quelle povere vite. Capistrello fu avvolta dalla disperazione; il pianto dei parenti e della popolazione, il triste via vai alla ricerca di sopravvissuti. A distanza di così tanti anni, ancora si cercano gli autori di quella strage. Ricerche e i pochi documenti rinvenuti, nonostante l’impegno assiduo, non hanno portato ai responsabili. Molto si è scritto e grazie all’opera instancabile di Antonio Rosini (scomparso nel 2017) si è arrivati ad avere un quadro più chiaro della intera assurda vicenda.
Quello che è certo che nessuno delle persone massacrate avevano fatto nulla, ma le terribili leggi di guerra spesso non distinguono tra presunti colpevoli o persone del tutto innocenti. Ieri l’altro, in occasione della Festa della Repubblica, come da tradizione avviata da qualche anno, c’è stato il giorno del ricordo insieme ai sindaci, alle tante autorità civili, all’Anpi e altre associazioni, con la presenza di numerosi parenti delle vittime. Il lungo corteo ha sfilato per le vie cittadine e radunarsi sul sacrario di Piazzale stazione.
Un luogo che deve far riflettere, che ci deve riportare al quel terribile giorno di tanti anni fa dove, al di la, della provenienza delle vittime una intera comunità, quella marsicana fu sconvolta. L’invito alle persone ma, soprattutto ai giovani studenti che ogni giorno transitano davanti al Monumento ai 33 Martiri per prendere il treno e recarsi a scuola a leggere quella lapide e quei nomi ed a riflettere sul loro enorme sacrificio. L’invito a chiedersi del perché e andare alla ricerca di ulteriori notizie per avere una risposta adeguata ed assumere comportamenti adeguati.
Il sacrificio dei 33 Martiri di Capistrello insieme a quello di tantissime altre vittime ci ha portato a vivere in un mondo migliore e sicuro. Mai dimenticare, è necessario scolpire nella nostra mente quel 4 giugno 1944.