MAGLIANO DEI MARSI- “Il vero artista è uno che crede in se stesso, perché è profondamente se stesso”. Con queste stupende parole uscite fuori dalla penna di Oscar Wilde, nel seguente articolo vorremmo raccontarvi di un’artista marsicano a molti sconosciuto, ma che all’estero riscosse molto successo: Berardo Amiconi. La sua vita, come le parole di Wilde citate poco fa, è stata una continua ricerca di se stesso: grazie ai suoi numerosi viaggi è riuscito a portare un po’ di vena artistica abruzzese nell’Europa di fine ‘800.
Berardo Amiconi nacque a Magliano dei Marsi nel 1825 da una famiglia molto agiata ed importante per la locale comunità. Fin da quando era ragazzo, Berardo coltivò la passione per l’arte, in special modo per la pittura: questa passione lo portò a studiare a Livorno per poi peregrinare in giro per l’Europa. Marsiglia, Parigi, Odessa, la Russia e la sua cara ed amata Londra. E proprio nella capitale del Regno Unito coltivò preziose amicizie con famiglie notabili della nascente borghesia commerciale. Tali amicizie unite alla sua maestria fecero sì che dal 1859 fino al 1874 i suoi quadri fossero esposti presso la Royal Accademy of Art di Londra. Fu proprio a Londra che Berardo nel 1878, consumato da una malattia e segnato da qualche problema di natura psicologica, morì. Tra le sue molteplici opere vorremmo ricordare il “Ritratto della soprano Teresa Brambilla Panchelli” del 1855 e conservata presso il teatro La Scala di Milano.
Ma nel seguente articolo non parleremo però della sua incredibile tecnica pittorica, cercheremo di entrare, in punta di piedi nell’animo più profondo dell’artista maglianese: e lo faremo grazie alle sue lettere. In una mattina stranamente primaverile, i nostri passi si sono diretti presso l’Archivio di Stato di Avezzano, sito all’interno di Palazzo Torlonia, e presso la sala del Principe è iniziata la consultazione dei documenti dell’artista. La professionalità e la cortesia degli archivisti hanno permesso di facilitare la consultazione sia delle lettere e sia dei bozzetti dell’artista Amiconi: ah, i documenti sono digitalizzati e facilmente consultabili.
“Oggi 1 primo dell’anno, qui giornata piovosa, mista di nebbia e fumo, che si può dire semibrugia. Riconcentrato fra le mie pitture, meditando per il meglio da fare per attirare l’attenzione del pubblico e quindi le lire sterline che fino adesso ne spendo molte e ne incasso poche, ciò perché dipingo ancora per Greci i quali voglion pagare poco. […] E’ cosa straordinarissima incontrarsi con qualche conoscente nelle strade di Londra, fra tre milioni di abitanti. (Lettera a Carlo Santoponte, 1 gennaio del 1859, scritta da Londra conservata presso la cartella Documenti Famiglia Amiconi nell’Archivio statale di Avezzano)”
Questa lettera è stata inviata da Amiconi al suo amico e manager il maglianese Carlo Santoponte. Due cose possiamo notare: la prima è la situazione economica in cui l’artista vive mentre il secondo punto sottolinea la presenza di una forte emigrazione italiana nella capitale Inglese. Mentre nel secondo documento che si stiamo per esporre, narra un momento di dolcezza e malinconia di cui l’emigrato artista maglianese si rivolge verso la propria madre: “[…]Abbraccia per me la nostra buona madre, promettele di tenerla allegra. (Lettera al fratello, del 1 gennaio 1858 scritta da Londra, conservata presso la cartella Documenti Famiglia Amiconi nell’Archivio statale di Avezzano)”.
Mentre nel terzo ed ultimo documento che vi riportiamo narra la vicenda di un fatto di cronaca nella quale Berardo si trovò, involontariamente, coinvolto. Siamo ad Odessa, nell’allora impero zarista, il 26 settembre del 1861 Berardo scrive allo zio una lettera molto interessante. “[…] In quel momento momento era salito da me il generale Lekarev, ed io ero rimasto in camera a leggere: tutto ad un tratto sento degli urli ancora nella galleria, e veggio questo giovane nudo, furibondo, con un rasoio in mano reggeva follemente Di Pietro, il suonatore di corno e gli tagliava il collo. Mi fece terrore, gli lanciai il libro sul rasoio, l’afferro per il braccio, si libera il suonatore di corno e fugge, ed io appena faccio in tempo a chiudermi in camera: e ne ebbi una piccola ferita sulla mano destra. (Lettera allo Zio del 26 settembre del 1854 scritta da Odessa, conservata presso la cartella Documenti Famiglia Amiconi nell’Archivio statale di Avezzano)”.
Tutte le lettere di Amiconi – e ne sono davvero tante – sono rivolte ai familiari (come al fratello, alla madre e allo zio) oppure ad amici, come nel caso di Carlo Santoponte. In ogni singola lettera è scritto il luogo di scrittura: Livorno, Firenze, Marsiglia, Odessa, Londra ed altri luoghi d’Italia. Noi di Marsicaweb speriamo di aver sollecitato la vostra curiosità nei riguardi della storia della nostra amata Marsica: è una storia molto affascinante e soprattutto è del tutto gratuita.