AVEZZANO – Si riferisce che il Profeta del Sigillo Muhammad avrebbe detto: “L’islam è basato su cinque fondamenti: la Sahada (professione di fede), la salat (preghiera), la zakat (elemosina rituale), il hagg (pellegrinaggio alla Mecca), e il digiuno (saum) del mese di Ramadan.” Sono dunque questi i Cinque Pilastri su cui l’Islam si fonda.
Il calendario islamico a differenza del calendario gregoriano, che è ripartito in cicli solari, si suddivide in cicli lunari e il Ramadan coincide proprio con la conclusione del nono mese. È iniziato la notte tra il 4 e il 5 maggio e terminerà il prossimo 4 giugno; un periodo assai lungo durante il quale i fedeli della religione rivelata dal Profeta Maometto osservano il digiuno (saum o siyam, in arabo) dall’alba al tramonto. La prescrizione è ovviamente rintracciabile nel Corano (II, 183-185). L’evoluzione legale della pratica ha subito diverse variazioni nel tempo, infatti in un primo momento i musulmani imitavano proprio l’uso giudaico del digiuno chiamato –asura- (10 Tisri, per i musulmani il 10 muharram)
Ma durante questo periodo il digiuno implica, oltre all’astensione dal cibo e dalle bevande durante le ore solari, anche la lontananza da ogni contatto sessuale. Tra l’altro, è raccomandato dal libro sacro anche di: non litigare, non mentire, non calunniare, non concepire cattivi desideri. Come ogni altra azione valida per gli islamici, anche il Ramadan ha da esser preceduto dalla niyya, una formulazione di intenzione preparatoria all’atto. Il digiuno è assai duro specialmente quando cade nei periodi estivi, quando cioè la sete la fame e il bisogno di idratazione e nutrizione è necessario sopratutto a chi compie lavori fisici pesanti. Solitamente si consuma un piccolo pasto chiamata sahur prima dell’aurora, il quale dovrà bastare fino all’ora del tramonto. Il pasto di interruzione post ora solare invece è chiamato Fatur. Dal digiuno sono esclusi i minorenni; i malati di mente; le donne con mestruazioni, in gravidanza, o durante il periodo di allattamento; i viaggiatori; i vecchi e i malati cronici.
A conclusione del mese di Ramadan la tradizione islamica vuole che si celebrino le uniche due grandi feste (in teoria uniche) dell’anno musulmano, e cioè: la cosidetta “piccola festa” (al-id al-kabir) appena finito il mese di digiuno (detta anche “festa della rottura del digiuno), e poi la “grande festa” al-id al-kabir al decimo giorno del mese di du l’-higga, in concomitanza dei sacrifici fatti in occasione del pellegrinaggio alla Mecca.
Fino a poco tempo fa durante questo periodo si era soliti astenersi anche da ogni tipo di combattimento armato. Col passare del tempo però, i moderni islamici hanno deciso di non rispettare più le sospensioni belliche. Si può infatti ricordare che nel 2017 durante il Digiuno ci fu un sanguinoso attacco in una moschea di Londra e furono uccisi in Canada sei musulmani a colpi di armi da fuoco. Le notizie che giungono dal Medio Oriente, teatro di oscenità strazianti durante il Mese, confermano tutto quanto detto sopra.