di Paolo Capodacqua*
AVEZZANO – La scoperta che in molti hanno fatto in questi giorni è che Ivandellanciavicchio aveva anche un cognome: Medici.
Nell’immaginario degli appassionati, infatti, lui era semplicemente “Ivan Del Lanciavicchio”, una specie di figura mitologica del teatro avezzanese.
Presente fin dall’ esordio, negli anni ’70, del primo nucleo del GTSM (Gruppo Teatrale Sperimentale Marsicano), ha attraversato da protagonista, insieme a Giuseppe Cristofaro, tutte le stagioni di quella che oggi è la cooperativa Lanciavicchio, quasi quarant’anni di attività.
Scenotecnico geniale e creativo, primattore “senza portafoglio”, artista senza l’arte della parola o della scrittura teatrale, Ivan gli spettacoli li “costruiva” nel senso più tangibile del termine; “fabbricava” le scene, le montava, coglieva con grande intuito le indicazioni registiche, realizzando con la sua arte la sintesi compiuta tra creatività e materia.
Homo faber delle idee altrui, si trasformava, durante la realizzazione degli spettacoli, nell’ ologramma dell’autore e nel “doppio” del regista, concretizzando il sogno e l’astrazione a suon di martelli, chiodi, smerigliatrici e mugugni bonari. Impegnato com’era a manipolare e spostare strutture e scene, o a risolvere in modo geniale problemi tecnici dell’ultimo minuto, Ivan viveva il teatro dalla prospettiva capovolta delle quinte.
Nella mia esperienza personale non ricordo che abbia mai assistito alla prima di uno spettacolo. Perché lui, che era tutto questo, semplicemente spariva qualche minuto prima dell’ingresso del pubblico in sala. Noi che lo sapevamo, col tempo avevamo smesso di chiederci dove fosse finito. Si dematerializzava con discrezione, senza salutare nessuno, proprio nel momento in cui, dopo tanto lavoro, c’era finalmente da raccogliere l’applauso.
E in questa epoca di fuffa, popolata da presenzialisti sgomitanti e figurine senza arte né parte autopromossi al ruolo di protagonisti, ci sarebbe molto da scrivere sull’”uomo che spariva”.
Difficile non voler bene a quel gigante che nelle conviviali si presentava prima degli altri, perché “magari sarebbe servita una mano”.
La sua arte magica oltre a quella di sparire era infatti quella di esserci sempre al momento giusto.
Forse è per questo che al suo funerale sono arrivati in tanti a salutarlo: i suoi alpini, gli amici di sempre, gli artisti e i teatranti che in qualche modo hanno fatto la storia del Lanciavicchio di ieri, riuniti, grazie a Ivan, in un commovente corto circuito affettivo intorno al Lanciavicchio di oggi. E poi i suoi “allievi”, giovani che con lui hanno lavorato e da lui hanno appreso ingegno e segreti di un’arte che, per tempi, modi e spazi, si consuma lontana dai riflettori. Allievi commossi e grati che lo hanno salutato come un padre e un maestro.
Qualcuno sui social ha scritto “il teatro oggi ha perso un uomo e non lo sa”. Nulla di più vero. Ivan era uomo nel senso più alto. La sua arte artigiana era soltanto seconda rispetto alla sua umanità, alla sua sensibilità ed alla sua gentilezza. Le sue mani che modellavano e piegavano sapientemente il ferro sapevano anche porgere, con il garbo di un galantuomo, un mazzo di fiori ad una signora o un uovo di pasqua ad un bambino.
Ed è con lo smarrimento di un bambino che nell’ultimo periodo raccontava dei regimi dietetici imposti dai suoi problemi di salute e insieme rimpiangevamo i tempi in cui, (nel secolo scorso), con il quintetto della “baia”, saccheggiavamo le dispense di trattorie e ristoranti nelle cene del dopo- spettacolo.
Il Lanciavicchio era la sua famiglia adottiva ed adottata, e, come fratelli, Alberto Santucci, Tonino Silvagni e Stefania Evandro lo hanno curato, accudito e accompagnato fino all’ultimo momento. Prima di salutarlo gli hanno messo accanto un martello, perché dovunque andrà ci sarà sicuramente qualcosa da aggiustare o da fabbricare.
Dietro la foto del “ricordino” la sua famiglia del Lanciavicchio ha scritto: “Come al solito me ne sono andato senza salutare, ma se vi serve una mano ci sono. Sempre!”
Per le strade di Avezzano campeggiano ancora i manifesti dell’ultimo spettacolo andato in scena qualche giorno fa al teatro dei Marsi. Scenotecnica: Ivan Medici.
Qualcuno sui social, apprendendo della sua scomparsa, ha commentato sgomento “Ma chi? Ivan del Lanciavicchio?”
Proprio lui…Ivandellanciavicchio…
*cantautore, poeta, artista, libero pensatore