AVEZZANO – Se a qualcuno negli anni scorsi fosse sfuggito il sempre più stretto incontro fra ambienti criminali di casa nostra con quelli della delinquenza e malavita organizzata napoletana, l’inchiesta conclusa con cinque provvedimenti cautelari da parte dei Carabinieri di Tagliacozzo, questa mattina, funge da terribile promemoria. Stamattina, infatti, con un’azione simultanea eseguita nelle province di L’Aquila, Roma e Napoli, a conclusione di una complessa indagine coordinata dai Procuratori della Repubblica di Avezzano e di quella Minorile di L’Aquila, i Carabinieri della Compagnia di Tagliacozzo, coordinati dalla Capitano Silvia Gobbini, hanno dato esecuzione alle ordinanze di misure cautelari, emesse dai Gip presso i rispettivi Tribunali, nei confronti di cinque indagati, di cui uno minorenne, appartenenti ad un unico gruppo delinquenziale, tutti parenti fra loro, una famiglia, insomma, ritenuti responsabili di una sequela di gravi delitti contro persona e patrimonio nella Marsica tra novembre 2017 e marzo 2018.
Le indagini, avviate dall’autunno 2017, dopo due rapine, di cui una tentata ai danni di altrettanti uffici postali di Avezzano e Capistrello, hanno portato gli inquirenti ad investigare su un nucleo familiare abitualmente dedito alla commissione di reati contro il patrimonio e la persona. I componenti della famiglia, originaria del napoletano, padre e figlio, sono risultati altresì essere familiari di un collaboratore di giustizia della camorra napoletana e, per questo, sottoposti a programma di protezione ministeriale in località protetta.
Dalle indagini, quindi, è emerso come il gruppo familiare, comprendente altri tre congiunti della medesima area geografica, non inclusi nel programma di protezione, tra cui un ragazzo di 17 anni residente a Roma, si sia reso responsabile di una serie ininterrotta di reati, commessi anche con armi da fuoco che, ovviamente, sono state oggetto di apposito sequestro insieme al relativo copioso numero di munizioni, nonché di armi da taglio il cui porto e possesso è vietato. Gli inquirenti hanno potuto evidenziare la spregiudicatezza e professionalità del gruppo nel modo di agire; gli indagati, il cui stile di vita per gli inquirenti “appare ispirato al crimine”, costituendo questo la principale se non unica fonte di arricchimento, pianificavano accuratamente le attività criminali, perlustrando vari comuni della Marsica al fine di individuare gli obiettivi e le vittime che giudicavano più vulnerabili.
L’attività investigativa, sviluppatasi attraverso specifiche attività tecniche, prove dichiarative ed acquisizioni documentali, ha dato modo di fare chiarezza sugli episodi delittuosi in contestazione. Sono 27 le imputazioni mosse dalle autorità giudiziarie procedenti, i cui reati spaziano tra furti in abitazione (14), rapine (4), spendita di banconote contraffate (1), scippi (5) con violenza e lesioni ai danni di indifese vittime ultrasettantenni, porto e detenzione illegale di armi da fuoco (2) e ricettazione (1). I proventi dei delitti, circa 65 mila euro tra denaro contante, preziosi ed altro, sono stati utilizzati dagli indagati per l’acquisto di armi e munizionamento necessari per le attività delinquenziali, in parte impiegati per l’acquisto di oggetti di valore oppure in giochi d’azzardo, nonché per l’approvvigionamento di stupefacente per uso personale.
Una parte della refurtiva del valore di oltre 5.000 euro, costituita da un’autovettura Fiat Panda, oggetti in oro, monili e attrezzature da lavoro (motoseghe, pinze e martelli) è stata recuperata nel corso delle investigazioni e restituita ai legittimi proprietari.
Il Gip del Tribunale di Avezzano, convenendo con le risultanze investigative ottenute dai Carabinieri operanti, ha emesso il provvedimento cautelare della custodia cautelare in carcere nei confronti di 3 degli indagati, tutti liberi all’atto dell’esecuzione, tranne uno, già sottoposto al regime degli arresti domiciliari in virtù dell’arresto intervenuto nella flagranza del reato di furto in abitazione nell’ambito della medesima indagine. Inoltre, un ulteriore indagato è stato sottoposto al regime degli arresti domiciliari. Parimenti, il Gip del Tribunale per i Minorenni di L’Aquila, ha emesso, nei confronti del diciassettenne, la misura cautelare della custodia presso un Istituto di Pena Minorile, ritenendolo responsabile di numerosi furti e rapine, riconoscendone anche gli estremi del reato associativo, essendosi consapevolmente aggregato con la restante componente delinquenziale.
Sullo stesso ragazzo minorenne, però, pende una accusa molto più grave. La Procura competente, infatti, ha svolto parallele indagini per il reato di tentato omicidio, fatto commesso nel teatino nella primavera del 2017, insieme ad altri due coindagati, uno dei quali assoggettato al richiamato programma di protezione per familiari di collaboratori.
Una vicenda che la dice lunga sul nesso sepmre più stretto fra la Marsica ed il napoletano e che rende sempre più anacronistico il voler sopprimere il Tribuale di Avezzano. Una decisione che rappresenterebbe una sorta di via libera alla criminalità organizzata da parte dello stesso Stato.