OVINDOLI – Porta le firme di molti operatori turistici del territorio, la lettera rivolta alle sette associazioni ambientaliste che il 29 gennaio hanno contestato il progetto di ampliamento delle piste da sci di Ovindoli finanziato dai fonti provenienti dal Masterplan (pari a 13 Milioni di Euro). Gli operatori turistici hanno fatto sentire la loro voce sottolineando che, tra le molte altre motivazioni, gli impianti e le nuove piste sono già stati approvati con l’ampliamento del piano dei bacini sciistici.
Il “Manifesto Save Magnola” sarà inoltrato nella giornata del 26 Febbraio 2019 alla Regione Abruzzo e successivamente al Ministero dell’Ambiente.
Riportiamo integralmente il testo del manifesto Save Magnola:
«SAVE OVINDOLI MAGNOLA – SAVE ALTOPIANO DELLE ROCCHE
Le Associazioni ambientaliste fanno un onorevole lavoro interessandosi a problemi concernenti questioni ambientali nel tentativo lodevole di la conservazione la biodiversità.
Talvolta nel non si capisce però perché molto del lavoro si incentri sulla sopravvivenza di specie animali e habitat, favorendo così, di fatto, la scomparsa della specie “uomo” dalle zone interne.
Eppure tali associazioni partecipano ad ogni convegno proponendo:
1)soluzioni per la rivitalizzazione delle zone interne.
2) possibili soluzioni per evitare lo spopolamento.
3) Denunciando ogni volta, l’importanza di assicurare servizi e lavoro ai pochi profughi che ancora resistono nei più dei duecento piccoli comuni montani della nostra martoriata regione.
Quando però in alcuni comprensori montani, cha hanno piani e programmi già approvati in precedenza – prima della ratificazione delle norme minime di conservazione delle zone di protezione speciale – che hanno superato tutte le strettoie burocratiche previste, che hanno trovato, viva Dio, una via per garantire occupazione, discreta qualità della vita, benessere alle popolazioni locali e indotto per i comuni dell’intorno prossimale, si prefigura la possibilità di avere un finanziamento, oltretutto residuale rispetto all’ammontare dell’intero Masterplan (chiaramente a trazione costiera), la quale garantisce un naturale e limitato ampliamento senza intaccare minimamente altre valli ne tantomeno spingersi verso i Piani di Pezza, per
l’ormai fantomatico collegamento Ovindoli-CampoFelice: ecco che tuonano i cannoni, si caricano le spingarde e si spara a zero, oltretutto con motivazioni superficiali e discutibili.
1. le norme di conservazione delle ZPS ventilate prevedono che “ divieto di realizzare nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci, ad eccezione di quelli previsti negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto, a condizione che sia espletata la procedura di valutazione di incidenza dei singoli progetti ovvero degli strumenti di pianificazione generali e di settore di riferimento dell’intervento, nonché di quelli previsti negli strumenti adottati preliminarmente e comprensivi di valutazione di incidenza; sono fatti salvi gli impianti per i quali sia stato avviato il procedimento di autorizzazione, mediante deposito del progetto esecutivo comprensivo di valutazione di incidenza, nonché interventi di sostituzione o ammodernamento anche tecnologico e
modesti ampliamenti del demanio sciabile che non comportino un aumento dell’impatto sul sito in relazione agli obiettivi di conservazione della ZPS. Questi impianti e piste sono già stati previsti e approvati con l’ampliamento del piano dei bacini sciistici di Ovindoli.
2. Gli impianti sono fuori dal SIC Sirente Velino, come riportato, in maniera del tutto errata e fuorviante, in ogni comunicato di queste associazioni. Tra l’altro, questi impianti non insistono sulla valle delle Lenzuola ma rimangono nella zona denominata campi della Magnola a ridosso della seggiovia Capanna Brin.
3. .È già stata fatta, per il progetto di ampliamento del bacino sciistico Ovindoli Monte Magnola, la valutazione d’incidenza e l’approvazione del Comitato VIA nel lontano 2008.
4. La Direttiva Habitat prevede espressamente all’Art. 2 comma 3 che le misure di conservazione adottate a norma della presente direttiva devono tener conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, nonché delle particolarità regionali e locali.
E poi abbiate almeno il pudore di riconoscere ed ammettere: che se queste zone hanno habitat e specie di valore, se si sono così conservate, se rappresentano aree dove i turisti vengono volentieri a rigenerarsi, se danno anche alle città, comprese quelle costiere, acqua da bere, aria pulita da respirare, paesaggi da ammirare, praterie per praticare sport all’aria aperta (cavallo, corsa, bike, eccecc) se danno prodotti di nicchia e di qualità allora questo lo si deve sopratutto a chi ha abitato da sempre in questi luoghi e ci continua a rimanere tra mille difficoltà e privazioni.
Queste associazioni dovrebbero spiegare, a noi montanari, dove erano quando la costa ha avuto lo sfregio che è sotto gli occhi di tutti di una urbanizzazione selvaggia, di un inquinamento senza ritorno del Mare Adriatico, della occupazione di tutte le valli fluviali, della cementificazione dei fiumi, dell’interramento dei rifiuti tossici?
Negli ultimi anni nel nostro territorio abbiamo visto il ripopolamento della flora e della fauna con un incredibile ritorno dei lupi, animali mai visti prima come cervi e camosci, nel cielo volano grandi grifoni (che fino a pochi anni fa noi non avevamo mai visto prima) e ciò vale per molte altre specie di animali che evidentemente non soffrono la nostra presenza e le nostre attività sul territorio. Inoltre, possiamo mettere a vostra disposizione una ampia documentazione fotografiche che dimostra che fino a cento anni fa le nostre montagne erano prive di alberi e di boschi, completamente brulle. Al contrario ora, sono ricche di pinete boschi e rigogliosa vegetazione. Ci domandiamo come queste cose sfuggano completamente agli occhi di queste associazioni di ambientalisti che evidentemente vivono la montagna solo il sabato e la domenica. Evidentemente costoro non conoscono la reale bellezza della vita in montagna e nemmeno le moltissime difficoltà che deve affrontare chi la vive quotidianamente e per tutto l’anno. Le loro argomentazioni risultano egoistiche, di parte e non obiettive, il loro vero obiettivo è di mantenere una posizione di potere e di veto, che non tiene assolutamente in conto, le esigenze e le aspettative di chi in montagna vive quotidianamente. Basti pensare alle difficoltà dei bambini e degli studenti che sono costretti a viaggiare in orari improbi per frequentare le scuole, il continuo scippo di servizi alla collettività che via via è stato fatto e che priva di fatto questi territori di: Presidi Sanitari, Uffici di Collocamento, uffici postali. Ricordiamo la lontananza da ogni polo culturale (Teatri, Musei, Cinema) la lontananza da Ospedali e pronto Soccorso; aggiungiamo a ciò il fatto che trattandosi di Comuni Virtuosi, gli introiti tributari , per la maggior parte vengono trattenuti dallo Stato per essere dirottati poi in favore dei comuni non Virtuosi.
Alla luce di tutto questo è del tutto evidente che se almeno non ci sono condizioni economiche favorevoli che motivino le famiglie a scegliere di continuare a vivere in alta quota, questi territori andranno incontro ad un definitivo spopolamento e questo si che decreterà il vero scempio ambientale ed antropologico.
Allora vi chiediamo di lasciare che noi montanari possiamo ancora continuare ad abitare qui, continuare a vigilare le nostre valli e le nostre montagne, difendere i nostri territori, curare i nostri animali, e allevare i nostri figli nella terra dei nostri nonni, dei nostri padri e che lasceremo ai nostri figli. Altrimenti garantiteci uno stipendio fisso e noi ci impegneremo a vivere in alta quota a dispetto di ogni investimento».