L’assessore regionale Mario Quaglieri, come noto, in data 19.6.2024 subiva una perquisizione personale e domiciliare sulla base di un Decreto emanato dalla Procura della Repubblica di L’Aquila, che aveva supposto la commissione dei reati di falso, indebita percezione di erogazione pubbliche in alternativa all’abuso d’ufficio.
Nel corso della perquisizione venivano sequestrati lo smartphone con dispositivi di memorizzazione ed altri dispositivi informatici oltreché documenti.
L’assessore Quaglieri censurava dinanzi al Tribunale del riesame il Decreto di perquisizione e i conseguenti verbali di sequestro probatorio adducendo l’insussistenza del fumus commissi delicti nonché la non astratta configurabilità dei reati ascrittigli con richiesta del dissequestro dello smartphone e degli altri dispositivi informatici.
Con Ordinanza del 11.7.2024 il Tribunale del riesame rigettava l’impugnazione, confermando il decreto di sequestro probatorio.
L’assessore Quaglieri, convinto dell’ingiustizia dell’accusa, ricorreva per Cassazione al fine di ottenere l’annullamento della misura di sequestro probatorio, per essere stata emanata in assenza di qualsiasi indizio di reità a suo carico, essendosi egli sempre dichiarato estraneo ad ogni ipotesi accusatoria.
Con Dispositivo del 7.11.2024 la Corte di Cassazione penale, VI Sezione, gli dà ragione, con il seguente dictum: “annulla l’Ordinanza impugnata nonché il Decreto del P.M. del 12.6.2024 e dispone la immediata restituzione di quanto in sequestro all’avente diritto. Manda per l’esecuzione al PM presso il Tribunale di L’Aquila”.
L’avv. Carlo Polce attende il deposito della motivazione della sentenza della Suprema Corte.