L’AQUILA – Prosegue l’impegno dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia dell’Aquila teso alla promozione di momenti di incontro e riflessione dedicati al rapporto tra architettura e territorio. Ieri, negli spazi del MAXXI L’Aquila, si è svolto il convegno dal titolo “Il Patrimonio architettonico del Novecento nei territori del sisma”, incontro nel quale sono state approfondite ed analizzate le tematiche relative al restauro e alla conservazione dei beni culturali nelle aree colpite dal sisma del 2009, sulle quali sono intervenuti, oltre al Presidente dell’Ordine Sara Liberatore, Alessandro Panci (Presidente Ordine Architetti di Roma e provincia), Lorenza Baroncelli (Direttore Dipartimento Architettura MAXXI), Carla Bartolomucci (Professoressa Associata di Restauro Università degli Studi dell’Aquila), Patrizia Montuori (Professoressa Associata di Storia dell’Architettura, Università degli Studi dell’Aquila), Carlo Lufrano (coordinatore della sicurezza del restauro di Palazzo Ardinghelli e progettista MAXXI L’Aquila) e Silvia La Pergola e Claudia Reale (architetti senior Ufficio Mostre MAXXI). Presente anche Franco De Vitis direttore dei lavori del Restauro di Palazzo Ardinghelli e progettista MAXXI L’Aquila).
«Quello della tutela del patrimonio architettonico del XX secolo è un tema molto particolare per la nostra categoria professionale – ha spiegato Sara Liberatore, Presidente dell’Ordine Architetti dell’Aquila. Fondamentale, in tal senso, è da sempre il ruolo culturale e sociale ricoperto dall’architetto, il quale sente su di sé, tra le altre cose, la responsabilità di tramandare questo patrimonio. L’intervento di restauro, tra conservazione ed esigenze di sicurezza, è un lavoro molto complesso, ancora di più in relazione ai più recenti obiettivi di sostenibilità. Ringrazio il MAXXI L’Aquila, i colleghi di Roma, e i relatori intervenuti per aver partecipato a questa occasione di confronto: è nostra intenzione – ha concluso Liberatore – continuare nell’obiettivo di avviare azioni comuni con le diverse realtà e istituzioni, al fine di rendere ancora più incisivo il nostro contributo sul territorio».
Un momento di confronto, quello andato in scena ieri, incentrato sulle metodologie, le prassi e gli studi riguardanti il patrimonio storico-culturale della città dell’Aquila, con particolare riferimento agli edifici più moderni; ma anche un’occasione per riflettere – a 15 anni di distanza anni dal terremoto che ha colpito il territorio aquilano – su quanto fatto finora e, allo stesso tempo, sulle possibilità future in tema di ricostruzione. Tante le tematiche toccate durante il convegno, prima tra tutte quella riguardante il delicato ma necessario equilibrio che va ricercato tra sicurezza e conservazione all’interno dei progetti di restauro moderno, tra gestione del cambiamento, interpretazioni delle metodologie di conservazione e pratiche d’intervento e responsabilità del progettista.
Il convegno si è poi concluso con la visita al museo e alla mostra “Architettura e città nel Corno d’Africa. Un patrimonio condiviso.”, a cura del MAXXI Architettura con Andrea Mantovano.
«Con l’Ordine degli Architetti dell’Aquila condividiamo la volontà di lavorare su diversi temi, tra i quali quello del restauro e della conservazione del patrimonio del ‘900 – ha continuato Alessandro Panci, Presidente Ordine Architetti di Roma e provincia. Roma e l’Aquila hanno più cose in comune di quanto si possa credere, ragione per cui abbiamo collaborato e continueremo a collaborare su diversi progetti, anche grazie alla sinergia attivata con i musei MAXXI delle due città».
«Un restauro può raccontare tante cose e, soprattutto, tante storie – ha dichiarato Lorenza Baroncelli, Direttore Dipartimento Architettura MAXXI – come ad esempio quella dell’architettura italiana nel Corno d’Africa, protagonista di una mostra in corso in questi giorno proprio al MAXXI L’Aquila. Perché la storia di un restauro è anche la storia di un’epoca nei suoi risvolti politici, economici e sociali; e ciò ci pone sempre nuove domande. Ad alcune di queste domande abbiamo cercato di rispondere attraverso questo convegno».
«La disciplina del restauro è relativamente recente – ha aggiunto Carla Bortolomucci, Professoressa Associata di Restauro Università degli Studi dell’Aquila – nata nell’Ottocento e affinatasi durante il secolo successivo. Ciononostante, essa è in costante evoluzione. Lo stesso concetto di patrimonio culturale, come quello presente all’Aquila dimostra bene, si è evoluto a grande velocità, ampliando i suoi orizzonti: se ieri ad essere considerato un patrimonio era il singolo monumento, oggi la prospettiva si è espansa, arrivando a ricomprendere sotto questo concetto interi territori. Allo stesso modo, la conservazione e il restauro sono chiamati in questo momento a fare altrettanto, uscendo dai propri contesti tradizionali per estendersi verso luoghi nuovi, diversi, persino controversi».
«La lezione di Ettore Rossi, specie in riferimento alla Colonia IX Maggio di Monteluco di Roio L’Aquila, credo sia un’esperienza a cui oggi vale la pena dedicare particolare attenzione – ha affermato Patrizia Montuori, Professoressa Associata di Storia dell’Architettura dell’Università degli Studi dell’Aquila. Anche perché, dopo molte vicissitudini, l’edificio, esemplare sotto molti punti di vista di una certa architettura novecentesca, attende ancora la conclusione dell’iter che dovrebbe portare all’approvazione del progetto di restauro. Tradurre l’approccio costruttivo di Rossi alla ricostruzione di oggi, nel segno di una “sana e semplice ricostruzione”, potrebbe essere una delle strade possibili per l’architettura per affrontare le sfide odierne».
«Il restauro di Palazzo Ardinghelli, che oggi ospita il MAXXI L’Aquila, è stato un lavoro molto complesso – ha illustrato Carlo Lufrano, coordinatore della sicurezza del restauro di Palazzo Ardinghelli e progettista MAXXI L’Aquila. Essere riusciti a conservare la matrice originaria di un edificio, che in origine era una residenza privata, e adattarla ad una funzione nuova che non gli era mai appartenuta, cioè quella di museo multifunzione, ha dimostrato che un’armonia tra restauro e necessità di sicurezza è possibile».
«I due MAXXI, quello di Roma e quello dell’Aquila, sono apparentemente molto diversi, ma in realtà hanno moltissime cose in comune – hanno aggiunto Silvia La Pergola e Claudia Reale, architetti senior Ufficio Mostre MAXXI. Prima tra tutte il rapporto che intrattengono con la Città: con modalità e spazi diversi, sono entrambi dei musei in costante dialogo con il tessuto urbano circostante, dal quale sono attraversati e che a loro volta attraversano, in una permeabilità reciproca che li rende unici. Il MAXXI L’Aquila è un esempio di restauro importante, coerente e tenace, divenuto un simbolo di riscatto, capace di restituire alla città un palazzo che salda tra loro passato e presente».