Parte dell’intervento su corso Umberto verte sulla mitigazione del cambiamento climatico con l’utilizzo degli alberi.
I 163 lecci circa sono stati sostituiti con nuovi 186 alberi di diverse specie.
L’impianto quindi degli alberi, avendo fatto tabula rasa del precedente assetto, avrebbe dovuto seguire gli ultimi indirizzi in fatto di piantagione: spazio adeguato alla specie, un areale privo di interferenze, garantire cioè spazi adeguati con l’ applicazione di tutte le regole affinchè l’albero possa svilupparsi in salute, perché noi abbiamo un disperato bisogno che gli alberi estendano le loro chiome sulla città.
L’impianto a regola d’arte doveva essere quindi un fatto scontato per raggiungere l’obiettivo tanto cantato negli striscioni attaccati alla recinzione di cantiere.
Purtroppo è sotto gli occhi di tutti quanto questo non sia stato curato né nella fase di progettazione, né nella fase di realizzazione:
- Le aiuole sono inadeguate alla specie degli alberi, troppo piccole.
- Gli alberi sono stati collocati spesso in modo decentrato, quasi attaccati alla pavimentazione.
- I sottoservizi sono stati addirittura inseriti nelle aiuole, quando le regole dicono che l’areale non dovrebbe avere interferenze per un minimo raggio di circa 2 metri dal tronco.
- Gli alberi sono stati maltrattati, alcuni hanno lesioni sui tronchi (possono essere fatali quando giovani) altri sono stati già capitozzati.
- In più casi l’albero è stato posizionato tra 2 sottoservizi e la pavimentazione, lasciando libero solo un lato per lo sviluppo radicale.
- I lampioni sono stati posizionati vicino agli alberi: non daranno l’illuminazione sufficiente mentre creeranno stress alla pianta.
Tutto questo comporterà che gli alberi hanno già minato il loro sviluppo futuro, avranno difficoltà nell’accrescimento, e molti deperiranno, e alcuni saranno instabili per le precarie condizioni di radicazione. Conseguenza di tali impianti comporterà che la loro futura manutenzione sarà costosa, mentre è risaputo che al contrario quando l’impianto di messa a dimora è adeguato al portamento della pianta, la manutenzione è praticamente nulla.
Alla fine tante parole sulla mitigazione, sul verde in città, ma in pratica vediamo l’atteggiamento di sempre: gli alberi sono sempre trattati come arredo urbano, un gap culturale che questa città non riesce a togliersi di dosso.
E a suggellare tutto ciò, davanti al palazzetto della Fondazione PescarAbruzzo, gli alberi non sono stati inseriti, probabilmente perché valutati un “impedimento” a “quinte sceniche” e “visioni prospettiche”, codici manieristici datati che molto poco hanno a che fare con la nuova progettazione per la mitigazione dei cambiamenti climatici.