TAGLIACOZZO – Dall’immenso e polveroso archivio di una nobile famiglia del posto, riemerge un libello di trentadue pagine che parla del quadro miracoloso della Madonna dell’Oriente. Porta la data di stampa del 1737, così recita il frontespizio, curato dalla stamperia dell’”Ansillioni al Corallo di Roma, vicino alla Chiesa Nuova”. Il titolo: “Breve notizia dell’origine e miracoli della Madonna Santissima detta dell’Oriente in Tagliacozzo”. Il panphlet fu presentato al pubblico a spese dei devoti per accrescerne attaccamento e amore e dedicato a Don Fabrizio Colonna, in quei tempi principe romano, duca e principe di Paliano, duca di Marino e di Tagliacozzo, Gran Contestabile del Regno di Napoli, Grande di Spagna e Cavaliere del Toson d’Oro.
L’autore, un religioso del tempo, tesse elogi plausi e glorificazioni – più che al quadro della Madonna – alla magnanimità del principe Colonna, con tutta la sequela dei suoi attributi nobiliari. «Le perpetue memorie che si conservano nella venerabile chiesa della Madonna Santissima dell’Oriente – scrive l’anonimo religioso – pianete, calici, messali ed altre sacre suppellettili, doni tutti fatti a quella chiesa dall’eccellentissima Casa Colonna, come dal glorioso stemma che le adornano, ben ricordano a ognuno che lo splendore di quel tempio si deve a’ suoi eccellentissimi antinati». La lunga e untuosa adulazione non finisce qui. Infatti, a conclusione del prologo, chiude così: «Si compiaccia, Eccellentissimo Principe, intanto di gradire la tenue offerta di codeste poche pagine ed insieme di mirare sempre con più occhio benigno alla chiesa, ai popoli suoi sudditi ed i benefattori che si fanno arditi riverentemente baciargli le mani».
Di veri miracoli miracolosi, in realtà ben pochi se ne descrivono. Più che autentici prodigi, essi somigliano più a racconti dell’immaginario collettivo e alla superstizione popolare. Colpisce, però, la narrazione di come l’immagine sacra sia arrivata fin qui, a Tagliacozzo. L’intonazione non sembra proprio in linea con gli attuali principii della Chiesa post-conciliare e, oggi come oggi, bergogliana.
«Per restare informati di dove fondatamente e crediamo esser venuta la miracolosa immagine detta della Madonna dell’Oriente – recita il libello – fa d’uopo ricordarsi di quel mostro abbigliato di porpora di Lione Isaurico, uno dei persecutori delle sacre immagini, il più scellerato che possa vantare l’Inferno. Questi, da vil fantaccino acclamato imperatore d’Oriente, subito fu apportatore di tenebre a quel regno, privandolo del culto al vero Dio, spogliando dei sacri arredi i templi e ordinando nell’anno di nostra salute 726 ad istigazione dei Giudei, che si abbruciassero nella gran piazza di Costantinopoli assieme ai simulacri di Gesù Cristo e di Maria Vergine, gran numero di sacre immagini». (Continua)