Nel mondo frenetico del giornalismo, dove le notizie si diffondono con la velocità di un clic e le pressioni dei tempi stretti possono mettere a dura prova persino il giornalista più esperto, è essenziale non perdere di vista un principio fondamentale: la dignità del lavoro giornalistico. Questo principio non solo riguarda il rispetto delle fonti, la precisione nell’informare e l’etica professionale, ma anche la solidarietà tra colleghi.
Uno dei pilastri su cui si basa la solidarietà fra colleghi è il rispetto reciproco. Questo significa trattare gli altri giornalisti con dignità e considerazione, riconoscendo il valore del loro lavoro e evitando comportamenti che possano danneggiare la loro reputazione o minare la loro fiducia nella professione. Purtroppo, nel caso del giornale Site.it, e nella fattispecie nelle vesti del suo direttore Angelo Venti, sembra che questo principio sia proprio ignorato.
Ma perché la solidarietà tra colleghi è così importante nel giornalismo? Proviamo a spiegarglielo?
In primo luogo, una solida rete di supporto tra giornalisti può aiutare a garantire che nessuno si senta isolato o sopraffatto dalle pressioni esterne. Il giornalismo è un lavoro impegnativo, che richiede spesso di operare in condizioni di stress e con scadenze serrate. Avere colleghi disposti a offrire una parola di conforto, uno sguardo critico sugli articoli o un consiglio prezioso può fare la differenza tra un giornalista esausto e demoralizzato e uno che riesce a mantenere alta la propria motivazione e creatività.
La cosa che va sottolineata è la profonda differenza tra la comunicazione e l’informazione anche in sede istituzionale, ma a quanto pare non è chiara nemmeno questa essenziale differenza, e ci si nasconde, pur di attaccare i colleghi, dietro la menzogna del bavaglio alla stampa.
Al riguardo gli daremo anche qualche input:
La Legge 150 del 2000 sulla “Disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni” rappresenta, ad oggi, il caposaldo normativo della comunicazione pubblica. Si tratta infatti della prima, e per ora unica, legge quadro sulla comunicazione pubblica. Con essa la comunicazione pubblica si istituzionalizza, ottiene dunque un riconoscimento esplicito e una legittimità dall’apparato normativo italiano, mentre al contempo viene distinta dalle altre attività amministrative. Vengono definiti gli strumenti e i soggetti della comunicazione pubblica, inoltre la legge presenta la Comunicazione, o meglio l’Informazione, come una risorsa indispensabile e uno degli elementi principali dell’attività di una Pubblica Amministrazione.
Come precisato all’articolo 1 della Legge l’orizzonte di riferimento per le attività di informazione e comunicazione istituzionale è la trasparenza e l’efficacia dell’azione amministrativa. Facendo esplicito riferimento a questi concetti, la legge si ispira quindi agli stessi principi espressi nella riforma della PA, che si riverberano nelle attività di comunicazione e di informazione istituzionale.
A tale proposito l’art. 1 è il manifesto dell’intero impianto legislativo. È infatti espresso chiaramente come:
Le disposizioni della presente legge, in attuazione dei principi che regolano la trasparenza e l’efficacia dell’azione amministrativa, disciplinano le attività di informazione e di comunicazione delle amministrazioni pubbliche.
Sempre all’interno dell’articolo 1 della L.150/2000, precisamente al comma 4, vengono esplicitamente distinte le attività di informazione e le attività di comunicazione realizzate dalle amministrazioni pubbliche.
L’attività di informazione
È destinata ai mezzi di comunicazione di massa e si realizza attraverso la stampa, i canali audiovisivi e gli strumenti telematici a disposizione. Ha il compito di consentire una diffusione omogenea e coerente dell’immagine dell’Ente. Quest’ultima viene continuamente costruita e rinnovata attraverso la narrazione e la divulgazione: della propria attività, dei servizi offerti, delle policy, delle normative e della cultura di riferimento della PA.
L’attività di comunicazione
Questa si divide a sua volta in: comunicazione esterna e comunicazione interna.
La comunicazione esterna si rivolge: ai cittadini, alle altre amministrazioni, agli altri enti, alle imprese e alle associazioni. È attraverso la comunicazione esterna, dunque, che si contribuisce a costruire la percezione della qualità del servizio, inoltre essa costituisce un canale permanente di ascolto e di verifica di qual è livello di soddisfazione del cliente/utente. Questo aspetto risulta particolarmente rilevante in quanto, in questo modo, l’organizzazione ha la possibilità di adeguare di volta in volta il servizio offerto alle indicazioni ricevute dagli utenti.
La comunicazione interna, invece, è complementare e funzionale alla comunicazione esterna, ma è rivolta al pubblico appartenente all’organizzazione di riferimento (come dipendenti e collaboratori).
Finalità delle attività di comunicazione e informazione
Sempre all’interno dell’articolo 1 della L. 150/2000, in particolare al comma 5, vengono individuate le seguenti finalità per le attività di comunicazione e informazione delle amministrazioni:
- favorire la conoscenza delle leggi al fine di facilitarne l’applicazione;
- favorire l’accesso ai servizi pubblici promuovendone la conoscenza;
- favorire processi interni di semplificazione delle procedure;
- favorire la conoscenza dell’avvio e del percorso dei procedimenti amministrativi;
- favorire processi interni di modernizzazione degli apparati;
- sensibilizzare su temi di interesse pubblico e sociale;
- illustrare le attività e il funzionamento delle istituzioni;
- promuovere l’immagine delle amministrazioni e dell’Italia in Europa e nel mondo, dando visibilità a eventi di importanza locale, regionale, nazionale ed internazionale.
Viene così chiarito il ruolo delle attività di comunicazione e di informazione e viene evidenziata la loro importanza per il funzionamento delle stesse amministrazioni pubbliche nel rapporto con i soggetti interni ed esterni.
Gli episodi recenti hanno evidenziato una mancanza di rispetto verso i propri colleghi e una negligenza dell’etica professionale che non possono essere ignorata. Ma di questo se ne occuperà l’ODG Abruzzo, come già detto nell’altro articolo.
Noi ce ne faremo una ragione, i fatti fanno la differenza nella crescita deontologica e soprattutto aziendale, il resto sono le solite chiacchiere da bar strumentalizzate da qualche politico che allunga qualche spicciolo.