“La destra ha evitato il confronto nella massima assise cittadina, e’ inaccettabile. – Così questa mattina ha aperto la conferenza stampa delle opposizioni l’on Stefania Pezzopane, consigliera comunale Pd – Noi non ci fermiamo, presidieremo Palazzo Margherita il giorno della votazione alla Camera ed organizzeremo eventi per informare la popolazione. Se sono tanto convinti di fare del bene all’Abruzzo ed alle aree interne, perché Marsilio, Biondi, i parlamentari che con il loro voto stanno spaccando l’Italia, impoverendo il Sud e la nostra terra, non sono venuti al consiglio comunale appositamente da noi richiesto, accettando il confronto pubblico su una decisione così grave per i nostri territori?
Le ragioni della loro assenza possono essere due, entrambe gravissime: o hanno voluto snobbare il ruolo del consiglio comunale non raccogliendo l’invito a partecipare e mancando di rispetto ad una intera città, o hanno avuto paura di confrontarsi considerando che oggettivamente – secondo studi di autorevoli istituti economici – l’autonomia differenziata del decreto Calderoli toglierà ogni anno e per sempre centinaia di milioni di € all’Abruzzo.
La maggioranza ha bocciato un odg che in altri comuni del Sud è passato alla unanimità, rinnegando l’interesse della propria terra a favore della mera appartenenza politica allo schieramento che a Roma sta spaccando il paese tra Nord e Sud.”
La consigliera Simona Giannangeli (L’Aquila Coraggiosa) ha poi proseguito “L’ordine del giorno è stato un atto di responsabilità politica , che ha posto l’accento sui molteplici pericoli della proposta dell’autonomia differenziata.
Pericoli per la tenuta democratica del paese sotto il profilo delle effettive garanzie dei livelli essenziali delle prestazioni e pericoli specifici per la regione Abruzzo, sulla quale si riverseranno conseguenze disastrose in relazione ai servizi pubblici quali sanità, istruzione, mobilità e trasporti.
Innegabile e pericoloso anche il riflesso ulteriore sulla vita delle donne.”
Il Consigliere Verini (Azione) ha aggiunto “ Con questa norma si vuole fare alla scuola ciò che si è già fatto alla sanità. Non più una sanità nazionale ma 20 sanità regionali che funzionano in base alla ricchezza delle singole regioni. Se questo modello sarà applicato alla scuola avremo 20 tipi di istruzione e, nelle regioni come l’Abruzzo che non è la Lombardia nè altre regioni ricche del nord, ci sarà una scuola pubblica (come già la sanità) priva di mezzi che funzionerà male. A questo punto chi avrà i soldi si rivolgerà all’istruzione privata (come accade già nella sanità) e sarà definitivamente smantellato il welfare costituzionale che proprio sul diritto alla salute e all’istruzione era fondato. Un tradimento della nostra storia e a rimetterci non saranno solo gli alunni ma anche il personale scolastico che in Abruzzo avrà mezzi, tutele, stipendi differenziati rispetto alle regioni ricche.”
Ed il consigliere Massimo Scimia (Il passo possibile) ha sottolineato “Come minoranze, in sede di Consiglio, abbiamo ampiamente argomentato la nostra contrarietà. In soldoni, dietro l’Autonomia differenziata si cela un pericoloso significato, quello di un progetto politico di divisione, di egoismo, di sistematico impoverimento di territori già duramente provati.
Si rischia di innalzare muraglie cinesi tra le regioni.
La maggioranza, lo abbiamo ascoltato in Consiglio, quali argomenti ha portato a sostegno? Il solo slogan andrà tutto bene, tranquilli…ci sono i LEP (livelli essenziali delle prestazioni) a garanzia della corretta attribuzione alle Regioni delle risorse necessarie per sostenere le loro nuove competenze. Sulla carta ci può stare ma nei fatti poi sorgono enormi difficoltà, dal momento che non tutti i diritti costituzionali individuali sono “scomponibili” in prestazioni misurabili.
Abbiamo già l’esempio dei LEA (livelli essenziali di assistenza) in sanità. Il risultato che si è ottenuto è stato che i LEA, anziché essere un parametro minimo di prestazioni e di servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a garantire a tutti i cittadini al di sotto del quale, quindi, non si può andare, in certe Regioni si sono rivelati un obiettivo verso il quale tendere. Ecco perché dal sud un notevole numero di persone va a farsi curare al nord.”
Incine il consigliere Stefano Albano ha concluso la conferenza stampa “Le proiezioni ci dicono che arriveranno almeno 400 milioni in meno ogni anno all’Abruzzo, solo questo basterebbe a capire che si tratta di una riforma sbagliata. Del resto a promuoverla é la stessa classe dirigente che in Abruzzo e all’Aquila in particolare ha azzoppato la sanità pubblica, come lo dimostrano i 66 milioni di euro di debito della Asl oppure i dati sulla mobilità attiva e passiva che raccontano di 15 milioni e rotti di saldo negativo. Alla luce di questi numeri, con quale credibilità il centrodestra propone all’Abruzzo una riforma che impoverirà ulteriormente la nostra regione?”