(Adnkronos) – Per la strage dell'hotel Rigopiano è stato condannato oggi in Appello l'ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo dal tribunale dell'Aquila. Assolto in primo grado, dovrà scontare un anno e 8 mesi di reclusione. Ci sono voluti venti minuti per leggere il dispositivo della sentenza. Condannati anche Enrico Colangelo, tecnico comunale e Leonardo Bianco, dirigente della Prefettura di Pescara, entrambi assolti in primo grado. Confermate in Appello 22 assoluzioni, tra cui anche l'ex presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco, per non avere commesso il fatto. La sentenza è stata in parte riformata rispetto a quella di primo grado e che dichiara colpevole Enrico Colangeli, il tecnico comunale che rilasciò il permesso alla ristrutturazione dell'hotel, condannandolo alla pena finale di due anni e otto mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese del procedimento. Colpevole anche Leonardo Bianco, dirigente della prefettura di Pescara, condannato a un anno e quattro mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese del procedimento. Concessi i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione della condanna nel certificato del casellario giudiziale. "Continuo a dire che se ci sono stati anche in appello ventidue proscioglimenti, l'impianto accusatorio non era stato così solido" commenta all'Adnkronos l'avvocato di varie parti civili, Romolo Reboa. "Tuttavia, abbiamo la soddisfazione che la parte della sentenza relativa alla responsabilità per non aver tenuto aperta la strada, è stata confermata”.
"Una sentenza che ripaga, seppur in parte, la delusione di quella di primo grado. Certo, non ci sono vincitori né vinti, ma si intravede la luce della verità" ha detto all'Adnkronos Alessandro di Michelangelo, fratello di Dino, morto nella strage di Rigopiano. "Questa non è una sentenza, è una pagliacciata" dice all’Adnkronos Alessio Feniello, padre di Stefano, morto a 28 anni. "Oggi è stato confermato quanto fatto a Pescara, non me lo aspettavo, sono deluso. Di certo ricorreremo in Cassazione”. “Con tre nuove condanne, misere, ci hanno dato un contentino. Se rubi una gallina in questo Paese ti fai 10 anni di carcere, se ammazzi 30 persone resti libero. Che messaggio passa? Che puoi uccidere e passarla liscia?". Era il 18 gennaio 2017, quando una valanga travolse l'albergo Rigopiano di Farindola nel pescarese. Il bilancio fu pesantissimo: 29 morti e 11 superstiti miracolosamente sopravvissuti dopo essere rimasti ore e ore tra le macerie della struttura, sommersa dalla slavina. Erano i giorni della grande emergenza neve, tutto l'Abruzzo soffriva dei disagi dell'isolamento. Nella regione, già sconvolta dal maltempo, la mattina del 18 gennaio si verificarono tre scosse di terremoto di magnitudo importante. All'interno dell'hotel in quel momento c'erano quaranta persone (28 ospiti, di cui quattro bambini e 12 dipendenti), rimasti 'imprigionati', dopo che la forte nevicata aveva bloccato la strada che collegava il rifugio col fondovalle: nonostante gli appelli non si era riusciti a trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso. Il primo grado del processo per la strage di Rigopiano si era chiuso con 5 condanne e 25 assoluzioni. C'era stato caos in aula dopo la lettura della sentenza nell'aula del Tribunale di Pescara. In particolare era stato assolto l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l'ex presidente della provincia Antonio Di Marco. Al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta erano stati dati 2 anni e 8 mesi. (dall’inviata Silvia Mancinelli) —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)