101 anni Ferdinando Tascini, nato a Todi il 28 dicembre del 1922 ma da tempo residente a Città di Castello, l’ultimo carceriere di Benito Mussolini a Campo Imperatore sul Gran Sasso.
Momenti che il carabiniere ancora ricorda perfettamente come la rocambolesca liberazione del duce.
“Erano le 14.30 del 12 settembre 1943 – sottolinea attraverso una nota diffusa dal Comune – e non ero di turno. Stavo nella mia camera ed a un certo punto sentii gridare che erano arrivati i tedeschi e mi affacciai dalla finestra.
Vidi un aliante che era già atterrato e c’era un ufficiale con la mitraglietta pesante rivolta alla mia finestra. A quel punto sono stato fermo e aspettavo ordini, se impugnare le armi o arrenderci. Dopo ci ordinarono di scendere disarmati e arrenderci. Vidi tutti lì. I tedeschi avevano già circondato l’albergo, strinsero il cerchio e provarono a disarmare un ufficiale ma furono fermati dal tenente Faiola. Ormai il nostro compito finiva lì e con noi si comportarono abbastanza bene. Poi mi ricordo una cosa: quando atterrarono gli alianti, Mussolini si affacciò ma non vedeva chi c’era. Voleva sapere chi fossero se americani o tedeschi. La sensazione era che Mussolini aspettasse più gli americani dei tedeschi”.
Tascini ha festeggiato il 101/o compleanno nella residenza di famiglia sulle colline tifernati, con figli nipoti e bisnipoti. “Se sono arrivato fin qui – dice – lo devo al buon Dio, poi alla mia famiglia, la vera essenza della vita, il luogo dove sono vissuto, la campagna, il buon cibo e tanto, tanto lavoro”.
Tascini non nasconde ancora un sogno da esaudire, quello di poter stringere la mano al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, definito “punto di riferimento e orgoglio per tutti noi come il tricolore e la Costituzione”.
A Tascini il sindaco di Città di Castello Luca Secondi e la giunta a nome dell’intera comunità hanno rinnovato oggi gli auguri più sinceri ed affettuosi per il traguardo di vita raggiunto: “Buon compleanno Ferdinando”. (ANSA)