Un cuore così grande e altruista come quello di Bina (Cherubina) Meogrossi non ha mai smesso di fare del bene, nemmeno di fronte ai peggiori ostacoli.
Donna semplice con una forza esemplare, collaboratrice scolastica e poi maestra elementare, conosciuta ed amata da tutti per il suo impegno nel sociale, Bina Meogrossi si è spenta lo scorso 2 settembre all’età di 57 anni.
Ma non si è spenta la luce che Bina ha portato nella comunità di Cerchio. Pronti a raccogliere la sua eredità, un gruppo di amici e amiche si è riunito per renderle omaggio organizzando una serata conviviale di beneficenza.
L’evento si terrà presso il Ristorante Il Casale (Aielli) mercoledì 27 dicembre 2023: una cena per adulti e bambini, animata da musica dal vivo e bingo con premi.
L’intero ricavato della serata sarà devoluto in beneficio alla Fondazione Airc per la Ricerca sul Cancro.
Così raccontano la splendida persona di Bina gli amici, organizzatori dell’evento di beneficenza:
“Mai un nome tanto demodé è sembrato così adatto a rappresentare non solo un volto, ma soprattutto un’anima.
Bina era per la comunità di Cerchio una persona molto particolare. Quando la incontravi, con quei fitti ricciolini che le contornavano il viso, reso più giovane da quell’espressione tra il serio e l’interrogativo, sembrava davvero uno di quegli Amorini o Puttini dipinti nell’empireo sulle tele dei pittori del passato.
I Cherubini, infatti, erano Angeli (da karabu – pregare) nostri intercessori presso Dio e custodi del Paradiso. Erano secondi ai Serafini nella prima gerarchia angelica.
E lei era davvero così: non si metteva mai in prima fila a mostrare di cosa fosse capace, ma rimaneva discosta da tutto, come se non volesse far conoscere il proprio mondo.
Eppure, noi la conoscevamo bene. Fin da ragazza l’abbiamo incontrata e frequentata per le strade del paese, dove lei spesso girava accompagnando ragazze con handicap o diretta a fare da aiutante a persone anziane.
Semplice e diretta, senza infingimenti, esprimeva con chiarezza le proprie opinioni, supportandole con esempi e riferimenti tratti dalla vita concreta del paese.
Da giovanissima era entrata a far parte del gruppo di catechisti che forma alla fede i bambini ed i ragazzi. E a questa attività ha dedicato tutto il resto della sua vita. Preparava soprattutto i bambini che dovevano ricevere la prima Comunione. E stabiliva con i ragazzi una simbiosi di intenti e di vedute che li faceva diventare un gruppo coeso ed omogeneo, impegnato nel miglioramento di se stesso e nell’approfondimento della propria fede. Spesso a sorpresa cucinava anche dolci per loro e li seguiva insieme alle famiglie in tante piccole cose.
E anche quando, per svolgere il lavoro di insegnante si era trasferita sulla costa abruzzese, ogni fine settimana tornava per poter svolgere il suo compito di educatrice alla fede, in modo che nessuno potesse risentire della sua mancanza.
Dava loro concreti insegnamenti di vita e valori che vanno al di là dell’interesse personale.
Ultimamente si era unita ad una lista civica di giovani, per portare il suo apporto anche nell’ambito delle scelte politiche. Non avendo formata una famiglia, lei poteva dedicarsi con maggiore impegno a risolvere i problemi del paese.
“Dedizione incondizionata” era per lei un imperativo categorico: perciò si moltiplicava in mille servizi (compresa la pulizia delle chiese) senza farlo pesare in alcun modo.
E quando si è ammalata ha abbracciato la sua croce con naturalezza, senza piangersi addosso, ma con la forza che le veniva da una vita “offerta” a Dio e agli altri.
Era un’educatrice nata, cosa che ha dimostrato ampiamente anche nella scuola. E come tutte le educatrici si è annullata completamente nel suo compito, per far emergere e crescere soltanto la personalità e l’anima del discente.
Perciò tutti noi ci sentiamo di unirci al profeta Daniele (12,3) quando afferma: “Quelli che insegnano a molti la giustizia brilleranno come stelle nel firmamento senza fine”.
Ciao Bina, sei ancora in mezzo a noi e quando ci rincontreremo lassù, ci sembrerà di non averi mai lasciata.”