Sin da dopo il sisma – sono trascorsi ormai quasi 15 anni – abbiamo assistito ad un macabro balletto di responsabilità, di rinvii, di errori e di cattiva volontà politica nel trovare una soluzione stabile e definitiva che consenta agli studenti e alle studentesse fuori sede di ottenere facilmente, con regole chiare e condivise, alloggi che permettano loro di vivere serenamente il percorso di studi. Così come di fruire di servizi mensa diffusi e facilmente raggiungibili attraverso un sistema di trasporto pubblico dedicato e diffuso, pur nella fin troppo articolata localizzazione delle sedi universitarie. Oltre alla negazione del diritto allo studio per gli studenti e le studentesse, la mancanza di certezze e di impegno da parte del principale ente preposto, l’ADSU, rende instabile, precaria e di scarsa dignità la vita dei lavoratori e delle lavoratrici dell’ente e dei servizi collegati alle mense e agli studentati.
Giovedì 28 settembre i ragazzi e le ragazze dell’UDU hanno svolto un presidio davanti alla famigerata caserma Camponizzi che non è più disponibile ad ospitarli/e, sulla cui futura destinazione vi è il riserbo più assoluto, mentre non sono ancora stati assegnati i posti letto nella struttura ex Ater a Cansatessa che, alcuni mesi fa, per quanto la ritenessimo una scelta poco illuminata per distanza dal centro e assenza di servizi, sembrava essere risolutiva del problema dello studentato per quegli studenti e quelle studentesse che non possono permettersi di pagare i costosissimi affitti del centro storico, ma scelgono ugualmente di studiare in questa città. Giovedì 28 settembre accanto alle tende montate dai ragazzi e le ragazze dell’UDU, vi erano i loro bagagli, quelli che da quando sono iniziate le prime lezioni universitarie, sono costretti/e a tirarsi regolarmente dietro, essendo ospiti ora qui ed ora lì, in attesa che l’ADSU decida della loro sorte. Il giorno dopo il presidio, venerdì 29 settembre, abbiamo appreso dalla stampa che l’ADSU ha prima pubblicato la graduatoria per l’assegnazione dei 160 posti letto da attribuire in parte nella struttura ex ATER e in parte in alloggi privati in convenzione, per poi, solo a mezzo stampa e per bocca della Presidente, comunicare un ritiro della graduatoria stessa, ritiro che non ha trovato oggi riscontro in atti amministrativi formali. Un ennesimo caos amministrativo sulla pelle di studenti e studentesse in attesa di alloggi, il tutto a lezioni già iniziate. Tale grave e inammissibile situazione sta generando disagio alle lavoratrici ed ai lavoratori dell’ente che operano in una condizione di confusione e spaesamento, con ovvie ricadute negative sulla loro tranquillità lavorativa e sulla funzionalità dell’azienda per il diritto allo studio. Attendiamo, da tempo, di capire se l’Università degli Studi dell’Aquila sia consapevole di quanto accade ed abbia intenzione di esprimere una posizione a riguardo. Siamo anche in attesa di capire se nella decantata città della cultura si sia finalmente giunti ad una programmazione di interventi che possa renderla tale. L’Aquila ante sisma era una città universitaria che ospitava, spesso in edifici fatiscenti, grazie alla ristrutturazione post sismica con fondi pubblici, ora, diventati abitazioni di prestigio o entrati nella rete dei b&b, gli studenti e le studentesse fuori sede che animavano le strade ancora sicure di questa città, declinando e praticando la famosa cultura. Studenti e studentesse che sono stati allontanati/e dal centro storico, temporaneamente allocati/e in strutture rimediate e insufficienti; costretti/e a viaggi nel nulla con un servizio di trasporti che difficilmente soddisfa le loro necessità; esclusi dall’assistenza sanitaria se provenienti da altre regioni; fatti oggetto di incompetenza istituzionale, di politiche assenti e di mancata volontà.
Tutto ciò comporta oltre ad una perdita culturale importante e ad un declino inesorabile delle caratteristiche che rendevano accattivante questa città per le famiglie che potevano serenamente scegliere di farvi studiare i loro ragazzi e ragazze, un danno all’occupazione con una riduzione progressiva delle unità di lavoratori e lavoratrici dei servizi e ci mette di fronte alla triste evidenza di una città alla deriva che fa scelte tese alla disuguaglianza e, acuendo le differenze, produce costantemente situazioni di marginalità.
I bagagli dei ragazzi e le ragazze fuori alla Campomizzi sono l’immagine di scelte a cui non aderiremo mai.
Avere certezza di dove abitare; poter contare su un apparato amministrativo dell’ADSU efficiente, con un front office funzionante e la produzione di atti amministrativi non ambigui; avere la possibilità per gli studenti di vivere la socialità cittadina evitando ogni marginalizzazione; poter usufruire di servizi di mensa e trasporti funzionali alle esigenze degli studenti è quanto si chiede. L’insieme di studenti e studentesse è elemento importante del tessuto cittadino e contribuisce, non solo economicamente, allo sviluppo economico e sociale della comunità cittadina. Per questo occorre che quelle Istituzioni fino ad ora silenti quali il Sindaco della città e il Magnifico Rettore dell’Università, che non possono considerarsi corpi estranei alla vicenda, svolgano parte attiva alla risoluzione del problema. Il tema del diritto allo studio non può continuare ad essere residuale nel dibattito pubblico della nostra città e per queste ragioni riteniamo necessario un coinvolgimento diretto di tutte le istituzioni e dei vari portatori di interesse, l’attivazione di una specifica commissione comunale; la convocazione urgente di un consiglio comunale straordinario sul tema e la ripresa della discussione dinanzi alla commissione regionale di vigilanza e controllo. Abbiamo l’urgenza di ricercare a brevissimo giro le soluzioni per riconsegnare dignità alle studentesse e agli studenti, alle lavoratrici ed ai lavoratori dipendenti dell’azienda per il diritto allo studio e delle società in appalto che per l’ente gestiscono i vari servizi. Abbiamo la necessità di aprire immediatamente una discussione sul futuro della residenzialità pubblica, sull’ubicazione della nuova Casa dello Studente e su tutti i servizi dedicati alle studentesse e agli studenti. Dobbiamo restituire una visione di città aperta ed inclusiva, più giusta ed attenta alle persone più fragili. Gli studenti e le studentesse hanno la necessità di sentirsi parte fondamentale del nostro territorio e non di essere marginalizzati/e ed allontanati/e con chiarezza e con puntualità.